So che dovrei chiamarti, ormai passo le giornate a fissare il cellulare. Penserai che non mi importa o che me ne frego.
E invece sei li, impigliata nei miei pensieri. Un dolore che mi cresce in seno, e che si espande giorno dopo giorno.
Dovrei chiamarti, parlarti, guardare i tuoi occhi che contengono le sfumature dell'ambra immersa in un bosco. Così forti e decisi, anche troppo a volte, proprio come te.
Conto le ore e i minuti sprecati, e sembra stupido piangere da sola tra il mio cuscino e le lenzuola. Dovrei stare tra le tue braccia, ma mi spaventa darti un peso, perché sopporti già il tuo e io vorrei solo renderlo più leggero con un sorriso. E se andassi via anche tu? Ho paura di dover salutare anche te, doverti dire addio un giorno. E sta diventando ogni giorno più concreto. Vorrei essere forte come meriti che io sia, riuscire a dirti ti voglio bene e sapere che tu ci credi, anche se mi sembra di non riuscire a dimostrartelo mai.
Continuo a scappare, correre e ancora correre. Girare le spalle ai problemi finché non mi sommergono. Ho delle spaccature nel petto che sembrano voragini, e anche se provo a riempirle con l'amore ogni natale se ne aggiunge una nuova.
22 anni ormai, 6 anni, 4 anni, 2 anni, i compleanni che non avete visto, le orecchie che non avete tirato, i natali in cui non mi avete sorriso. Non voglio una nuova crepa, una nuova voragine, un altra fotografia da piangere. Lo so tu sei qui. Sei qui ora. E sovrei godermi ogni istante.
Eppure non chiamo e conto le ore e i minuti in cui continuo a fissare il tuo nome sullo schermo.
Forse domani ci riesco, ma forse domani doveva essere oggi.
STAI LEGGENDO
Φάρμακον
Random"Φάρμακον è una parola greca che significa "veleno", ma anche "antidoto." Questa non è una storia. Non una di quelle vere per lo meno. Ho deciso di iniziare un percorso che potrebbe non portare a nulla, o cambiarmi completamente. Ho sempre trovato...