Fin da quando ho memoria ho sempre avuto una strana fissazione per le mani. Ero convinta che da esse si potesse vedere molto della personalità di una persona, o per lo meno quanto basta per capire quali emozioni vi abitano. Quasi tutti pensano che siano gli occhi il vero specchio dell'anima, e senza dubbio hanno ragione, ma nelle mani si possono cogliore dettagi di una persona di cui a volte neanche la stessa è consapevole. Come l'ombra, permanente, incancellabile come l'inchiostronero di un tatuaggio sulla pelle, di quello che si era un tempo.
Le mani di mia nonna ormai non sono che questo, frutto degli sforzi di una vita, del tempo, della vecchiaia e di un dolore sordo che ormai per lei è un fedele compagno, da cui non si separa mai. È difficile vederla così, come l'ombra di se stessa e di quel che era, una donna che ha affrontato numerosi sacrefici per far andare avanti la sua famiglia, che si è privata di tanto per questa, ma proprio quella alla fine è fonte del suo dolore.
Molto spesso riesco a percepirlo in maniera totalmente nitida, come se ci fosse una patina che mi separa da lei quando le sono vicino, e non so come passarci attraverso, come raggiungerla, come farle capire che non è sola, che lo avverto anche io quel dolore sordo dentro al petto e che come lei faccio di tutto per ignorarlo; ma non ci riesco non riesco a dirle neanche una di queste parole.
Tutto questo mi fa arrabbiare, così tanto che vorrei spaccare qualcosa mettermi a urlare ma so benissimo che non risolverebbe nulla. Lei resterebbe comunque così fossilizzata nel suo divano, con le mani ormai ossute e rugose che tremano come quelle di una bambina terrorizzata dal male della vita. Eppure vorrei che reagisse anche se sono perfettamente consapevole che sia un desiderio vano e da ipocrita, perchè lei non reagirà mai per il semplice fatto che non si chiede da cosa sorga il suo dolore, ne accetta solo la presenza; oltretutto non sono nessuno per desiderare questo visto che io stessa mi faccio sopraffare da esso, lo assecondo a volte, il più delle volte in realtà, ma nonostante questo continuo a farmi investire dal dolore mio e al tempo stesso da quello degli altri e a desiderare che loro mi rendano partecipe di esso. Credo che sia una forma di soppravivenza ed una dipendenza allo stesso tempo, sono talmente empatica da rivivere il dolore degli altri sulla mia pelle come se fosse mio ed odio e amo questo lato di me. Io bramo il dolore, perchè sono così abituato ad esso che non posso vivere senza, anzi probabilmente potrei, ma non so come si fà ed ho una paura tremenda di scoprirlo.-Scusate per eventuali errori, grazie per aver letto questo nuovo capitolo, probabilmente scriverò ancora su mia nonna sul suo dolore e anche sul mio, e sono abbastanza sicura che anche il tema delle mani tornerà; ho una fissa per queste:)
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Φάρμακον
De Todo"Φάρμακον è una parola greca che significa "veleno", ma anche "antidoto." Questa non è una storia. Non una di quelle vere per lo meno. Ho deciso di iniziare un percorso che potrebbe non portare a nulla, o cambiarmi completamente. Ho sempre trovato...