ᴡɪᴛʜᴏᴜᴛ ɪᴛ

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𝐒𝐄𝐑𝐈𝐄𝐒:
𝐈 𝐠𝐨𝐭 𝐢𝐭 𝐟𝐫𝐨𝐦 𝐦𝐲 𝐬𝐮𝐠𝐚𝐫 𝐝𝐚𝐝𝐝𝐲
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𝐒𝐄𝐑𝐈𝐄𝐒: 𝐈 𝐠𝐨𝐭 𝐢𝐭 𝐟𝐫𝐨𝐦 𝐦𝐲 𝐬𝐮𝐠𝐚𝐫 𝐝𝐚𝐝𝐝𝐲🥀

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ɪ ꜱᴀɪᴅ ɪ ᴅɪᴅɴ'ᴛ ꜰᴇᴇʟ ɴᴏᴛʜɪɴɢ ʙᴀʙʏ,
ʙᴜᴛ ɪ ʟɪᴇᴅ






L'essere umano non può non scegliere, la neutralità non esiste ed é solo un inganno; la fuga, la radice della vigliaccheria, ogni scappatoia nata per tentare l'uomo alla procrastinazione, tutto quanto ne risentirà in egual modo. Perché anche quando si decide di non scegliere sappiamo, in verità, che stiamo già facendo una scelta.

Un'orribile scelta che ha portato Park Jimin, un uomo formato e vestito con un importante cognome, a rincorrere una porta chiusa, in seguito a uno schianto talmente assordante da avergli trafitto il cuore. La sua indecisione aveva fatto crollare ogni castello di carta e sapeva di non avere più niente tra le mani, se non i resti dei vestiti di Moon piegati con cura in una borsa e il profumo del suo bagnoschiuma, mischiato alla pelle della giovane donna.

Aveva ancora tre paia di occhi addosso, fermi a guardarlo dietro di lui, ma sentiva di essere ugualmente solo e sveglio, come strappato di forza da un meraviglioso sonno infinito perciò non gli importava più se Yoongi ora lo odiava, se Jungkook lo giudicava e Taehyung lo guardava deluso. Nemmeno il tradimento di suo padre era riuscito a scalfirlo tanto quanto era riuscito a farlo Moon con il suo addio.

Sbatté un pugno sulla porta, ignorando il bruciore della pelle graffiata dopo l'urto e anzi, quel dolore, lo portò a incendiarsi maggiormente finché i colpi non si triplicarono con costanza. Batteva lì sopra con la fronte premuta sulla porta e registrava ogni rumore con gli occhi chiusi, iniziò a inalzare gemiti confusi e si elevò un urlo così potenze da far silenziare i pochissimi residenti del palazzo.

Fu talmente agghiacciante che Taehyung dovette stringere gli occhi per assorbire tutta quella collera. Era l'ennesima crisi di Jimin e conosceva quei momenti come le sue tasche, credeva che si fossero quasi estinti o affievoliti col tempo, ma si sbagliava e il sangue denso che brulicava dalle nocche aperte ne era la prova.

Arrivò dietro di lui e gli circondò il petto con le braccia in modo da calmarlo e fermarlo dal farsi ancora del male. «Ora passa» parlò calmo mentre lo sentiva agitarsi per allontanarlo, «Respira ancora un po', così passerà più in fretta»

«Non è vero» esordì con voce graffiata e debole, «Non passerà. Non può passare e...» portò le mani sulla faccia crollando sfinito, «é colpa mia. É tutta colpa mia. Perché sei venuto Taehyung? Perché?» chiese alla rinfusa, farfugliando senza senso con le lacrime pronte a cadergli giù dagli occhi per renderlo ancora più imbarazzante.

𝑰 𝑮𝑶𝑻 𝑰𝑻 𝑭𝑹𝑶𝑴 𝑴𝒀  𝗦𝗨𝗚𝗔𝗥 𝑫𝑨𝑫𝑫𝒀//- 𝐏𝐉𝐌Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora