1. Home, a place where I can go

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PAIGE

Il tempo cura tutte le ferite, così mi è sempre stato detto.

Oggi però posso dire con assoluta certezza che non è così, il tempo non cura niente perché se si cade in una spirale di dolore, lui diventerà il tuo peggior nemico. Vedrai come ti sorpassa, come corre lasciandoti dietro e tu non puoi fare altro che vederlo passare sapendo di non poterlo più recuperare.

Le ferite non posso essere curate, rimangono lì come cicatrici. Possono essere coperte, ma non eliminate. Io me ne intendo, il mio corpo ne possiede innumerevoli, ma molte sono state coperte da un disegno scelto proprio da lui. Thomas Jones.

L'unico ragazzo che è riuscito a completare i pezzi della mia anima, seppur rotti. 

Se penso a come eravamo all'inizio mi chiedo ancora come sia stata possibile una tale evoluzione, ma poi preferisco pensare al presente, il passato è ancora troppo doloroso.

Quindi eccomi qui ad osservare l'immenso edificio che per i prossimi anni sarà parte della mia quotidianità. 

L'università, chi l'avrebbe mai detto che ci sarei arrivata. Quando ho fatto domanda per Harvard non credevo nemmeno di riuscire a sopravvivere abbastanza tempo per arrivarci, ma soprattutto non credevo di riuscire ad essere ammessa e invece eccomi qui a sistemare le valigie nella stanza. 

Il futuro per me è sempre stato incerto, se pensavo alla mia vita dopo diversi anni non vedevo nulla, ma forse ora uno spiraglio lo riesco a scorgere.

Thomas sarà lì per me, di questo ne sono certa. Però se devo pensare solo a me riesco a vedermi in uno specifico ambito. Aiutare le persone in ciò che per anni e a volte ancora adesso mi ha causato dolore.

Psicologia è stata la mia scelta. Forse fallirò, ma ci proverò con tutta me stessa perché aiutare le persone è forse per me una sorta di redenzione.

È lì che mi vedo e penso proprio che laurearmi nell'università di Harvard potrà darmi il giusto slancio verso quella meta. 

Poso la valigia fiera del lavoro che ho fatto. Tutte le mie cose sono in ordine, anche se ci rimarranno per poco conoscendomi. 

Mi butto sul letto già esausta, ma non ho il tempo di riposarmi che il telefono inizia a squillare.

È Joy.

«Paige, come va!» lei ha preso un anno sabbatico, ha preferito provare a lavorare. Si è trasferita a New York e ha iniziato come cameriera durante l'estate per riuscire ad affittare un appartamento non troppo lontano dalla Columbia University, proprio dove ora si trova Ed. Parigi non è durata per molto, così come il lavoro dei genitori che sono tornati verso metà luglio a Malibù. 

«Harvard è stupenda.» sorrido sentendo dolore alle guance per la forza che ci sto mettendo. «Stasera c'è una festa a cui parteciperemo tutte noi matricole.» 

«Non divertirti troppo.» mi prende in giro sapendo che dopo tutto questo tempo ancora non sopporto del tutto questi eventi. 

«Sono tentata dal chiudermi in camera e non uscire più.» mi siedo di scatto quando sento la porta aprirsi.

«Io ora devo andare, ti chiamo dopo. Salutami Chris.» anche lui si trova a New York, però in un'altra università più piccola della Columbia. Credo studi Ingegneria. 

Prima che possa andare a vedere chi è, una ragazza dai lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri piomba davanti ai miei occhi.

Quasi vorrei urlare quando la riconosco. 

Cosa ci fa Megan Murphy nella mia camera?

«Perché sei qui?» non cerco nemmeno di nascondere il mio disappunto.

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