47.🌙

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Nota: mentre scrivevo questo capitolo, ho ascoltato due canzoni in particolare per due scene in particolare. La prima è All I need dei Within Temptation, la seconda è Queen of Kings di Alessandra Mele. Indicherò i punti esatti in cui far partire sia una che l'altra, in caso qualcuno di voi volesse ascoltarle durante la lettura. Okay, ora sparisco, buona lettura👀

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•Make my heart a better place•


«Non avere paura del buio. Anche lui è parte di te.»



Il corridoio brulicava di studenti impazienti e agitati. I docenti non avevano ancora finito di affiggere i risultati dei vari test sulla bacheca, che decine di teste spuntavano oltre le loro spalle nel tentativo di riuscire a sbirciare qualcosa. Io dovevo ancora trovare il coraggio di avvicinarmici.

«Se vuoi, guardo io per te» Juni bevve un altro sorso di caffè.

«Così è peggio, perché se poi vedo la tua faccia ed è triste, capisco che non l'ho passato.»

«Ari» la mia migliore amica sollevò un sopracciglio. «Sono le otto di mattina. Potrebbe arrivare Sebastian Stan e passarmi davanti nudo e la mia faccia resterebbe questa. Non sono in grado di provare emozioni così presto.»

«No, devo farlo io.» Lanciai un'occhiata stressata in direzione della bacheca. «Mrs Petterson sta andando via. È il momento della verità. Augurami buona fortuna.»

I primi gridolini di esultanza di alcuni studenti aumentarono la mia agitazione. Mi feci strada tra la calca di persone ammassate e individuai i risultati del test di islandese. Scorsi con un dito lungo la griglia, fino al mio nome.

«Cazzo!» Strillai, la voce più alta del previsto. «Porca pu...»

«Dawson!» Mi voltai e Mrs Curtis mi fissava contrariata. «Moderi il linguaggio, se non vuole finire nell'ufficio del preside alla prima ora.»

«Mi scusi» trattenni ogni parte del mio corpo dal dare di matto. Aspettai che la prof di letteratura inglese si allontanasse insieme al suo ghigno mattutino, poi mi misi a saltare come un dannato canguro.

«È andata?!» Juni si stava esaltando più di me. L'adrenalina correva a mille nelle vene.

«Andata!»

«Sì, cazzo!»

«Pope!» Mrs Curtis spuntò un'altra volta alle nostre spalle. «Voi due, nell'ufficio del preside.»

Gli ultimi giorni erano stati parecchio pesanti. Avevo fatto il test di cucina, quello di islandese e avevo partecipato a un incontro con i rappresentanti di alcuni college per l'orientamento universitario. Non era servito a niente, alla fine, ma almeno avevo saltato Storia Moderna. 

Martedì pomeriggio, poi, Juni, Freydis e io eravamo andate a caccia degli abiti perfetti per il ballo di venerdì. In realtà, Juni ci accompagnò e basta, perché Elis aveva già pensato a tutto per loro due. Anche se Juni si mostrava meno entusiasta di lui, sapevo che moriva dalla voglia di scoprire quale coppia avesse scelto Elis. Le aveva fatto arrivare il suo vestito in una scatola bianca, avvolta da un nastro di raso azzurro. E le aveva detto di non aprirla fino al giorno del ballo. 

Motivo per cui la scatola era a casa mia. Juni non avrebbe resistito dieci minuti. 

Scegliere i costumi, comunque, fu un'impresa, ma il fatto che Kiran avesse accettato di indossarne uno mi diede la carica giusta.

𝐃𝐚𝐥𝐥'𝐚𝐥𝐭𝐫𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐦𝐚𝐫𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora