9.🌙

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•Scudo dorato•

«Come un serpente,
diffidente e solitario per natura,
temuto e maledetto per paura.»


Nei giorni seguenti ebbi l’impressione che la scuola si fosse trasformata in un campo minato. Sentivo gli sguardi di Nova e dei suoi amici pronti a rilevare il primo passo falso.
D’altro canto, non mi interessava più di tanto. Quello che mi interessava era trovare il momento giusto per parlare con Kiran, ma si stava rivelando più difficile del previsto.

Kiran era un fantasma che si aggirava tra i corridoi delle scuola, un’ombra troppo scaltra e fuggente per poter essere afferrata. Una parte di me, tuttavia, si sentì sollevata, perché non ero più così sicura di volergli raccontare la verità, non dopo il modo in cui mi aveva parlato nel parcheggio. Se Kiran non mi odiava, come avevo creduto in tutti quegli anni, forse avrei potuto mettere a tacere il mio senso di colpa semplicemente provando ad essere di nuovo sua amica.

Nel week-end andai a pescare con papà e il nonno nelle calde acque di New River. L’atmosfera tranquilla e accogliente della natura, lo specchio d’acqua scintillante sotto i raggi del sole, il fruscio continuo di rami e foglie e l'incresparsi del fiume erano riusciti a dissipare parte della tensione accumulata durante la settimana.

«So che Morgan St. Pierre ha portato a casa suo nipote» aveva iniziato papà, gettando la lenza in acqua.» Alcuni uccellini, probabilmente dei martin pescatore, volarono sulle nostre teste riflettendo le loro piume giallo e cobalto nel fiume. «Lo ha iscritto all’ultimo anno qui. Sicura che la cosa non ti crei… problemi?»

«Non ho nessun problema con il nipote del signor St. Pierre, papà» l’avevo rassicurato. «Quello che è successo in passato, è passato. E poi ci vediamo solo a scuola.»

«Tua madre non la penserebbe così se sapesse che è tornato, Ari. Dovremmo dirglielo.»

«La mamma si è fatta un’idea diversa di Kiran. In ogni caso glielo dirò.» Forse. A quel punto era intervenuto il nonno, un cappellino blu a ripararlo dal sole:

«Oh, il piccolo, dolce Kiran» aveva sorriso, arrotolando la sua lenza. «Ho sempre pensato che nessuno desse da mangiare a quel ragazzino, ma aveva degli occhi davvero interessanti. Erano pieni di coraggio. E di dolore. Così piccolo e così segnato. Dopotutto sua madre è morta davanti a lui e suo padre…» Aveva sospirato, perso in un lontano ricordo. «Gerald ce l’ha sempre messa tutta con lui. Ma era troppo
Il nonno era sempre stato un attento osservatore. Oltre ai suoi libri e alla sua letteratura, il nonno prendeva molto a cuore le persone. Era così buono che a volte temevo l’idea di una vita senza di lui.

«Non ho mai creduto alle storie su di lui, comunque.» Aveva commentato papà.

«Dovresti invitarlo a cena qualche volta, Anemone» il nonno sembrava entusiasta.

«Già, non credo. Ma chissà.»

-

Il martedì successivo iniziò il corso di cucina. Juni mi stava aspettando davanti all’aula e quando mi vide arrivare, si tolse gli auricolari e li cacciò nella tasca della sua salopette verde lime.

«Pronta per conoscere la tua prossima cotta magistrale?»

«Hai già puntato qualcuno del corso?» Juni mi fece un occhiolino malizioso.

𝐃𝐚𝐥𝐥'𝐚𝐥𝐭𝐫𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐦𝐚𝐫𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora