L'amore fa miracoli

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Da quando Carmine e Rosa si erano rivisti in ospedale tutto sembrava essere diverso. Rosa aveva trovato una serenità che non percepiva da anni, Carmine invece era su di giri tutto il tempo.

I quattro giorni che li separarono passarono molto lenti e sembrò un'eternità per entrambi. Ma finalmente arrivò venerdì. Alle 8 di mattina Rosa fece l'ultima medicazione, si vestì e raccolse tutte le sue cose preparando la borsa che Carmela le aveva portato il giorno prima cogliendo l'occasione di salutarla prima del ritorno in carcere. Poi si sedette sul letto e aspettò che arrivassero le 11. Il comandante sarebbe venuto a prenderla proprio a quell'ora. Alla stessa ora Carmine si alzò e si vestì, mangiò due cose in fretta e furia e, come promesso, si sedette sulla panchina del campo di calcio che guardava dritta verso l'ingresso in attesa che la sua ragazza tornasse da lui. Non sapeva esattamente quando sarebbe arrivata, perciò tanto valeva iniziare ad aspettare.

"Ma che fai qua?", disse Pino confuso, "dai vieni a giocare. Non sai nemmeno a che ora arriverà".

"No Pino, preferisco aspettare qua", ribatté Carmine.

"Va bene, allora aspetto con te", concluse Pino sedendosi sulla panchina accanto all'amico. Poco dopo arrivò anche Cardio.

Per colpa del traffico, il comandante tardò di circa un'ora e dopo essersi scusato con Rosa, firmò le carte necessarie per le dimissioni e la fece accomodare sulla sua moto. Sfrecciarono per le vie più belle di Napoli e fecero anche una strada panoramica per vedere il Vesuvio affacciato sul golfo. Quante volte Rosa era rimasta ad osservare questo magnifico dipinto, la sua città, fin da quando era bambina, ma fu come la prima volta. Fu come se tutto avesse assunto un colore completamente diverso ora che era così tanto innamorata e che aveva compreso ciò che contava davvero dandosi la possibilità di cambiare vita e di rinascere.

Arrivati in centro, poco più in là di Piazza del Plebiscito, presero Via Console e svoltarono in direzione dell'IPM. Il comandante rallentò e percorsero l'ultimo tratto di strada lungo l'edificio rosso con molta calma. Appena vide da lontano le scarpe appese fuori dalla finestra della cella di Carmine, sorrise e sentì il cuore scoppiarle dentro.

"Allora, sei pronta? È da stamattina alle 8 che sta seduto di fronte al cancello d'ingresso in attesa. Si è formato pure un fanclub attorno a lui", disse Massimo ridendo.

Rosa si limitò a ridere di cuore. Come avrebbe potuto trovare un ragazzo migliore di Carmine? Lui era unico e la cosa migliore era che era tutto per lei.

I cancelli dell'IPM si aprirono e per la prima volta la ragazza li percepì diversi: non erano i cancelli di un carcere, erano le porte verso la libertà di amare. Era un paradosso e lo sapeva, ma ormai il suo cuore batteva all'impazzata e non capiva più nulla.

Scese dalla moto e si tolse il casco. Ci vollero circa cinque secondi per essere attorniata da tutto il gruppo delle ragazze. Kubra la abbracciò stretta e la baciò ovunque, Giulia le diede un cinque. Iniziarono a farle mille domande, e Rosa non ci stette più dietro. In realtà non le stava proprio ascoltando, perché cercava di farsi strada fra i loro corpi, allungando il collo e alzandosi in punta di piedi per scorgere anche solo un centimetro del suo ragazzo che sembrava essere scomparso.

Carmine aveva riconosciuto il rombo del motore della moto del comandante prima ancora che i cancelli si aprissero. Finalmente Rosa era arrivata, finalmente la parte del cuore con su scritto il nome della sua ragazza era tornato a ricongiungersi con gli altri pezzi. Tutto sembrava essere tornato al proprio posto.

La vide scendere dalla moto e togliersi il casco da lontano. Era così bella, anche con i capelli scompigliati. Stava davvero molto meglio, sembrava quasi rinata. E quanto gli era mancato perfino quel top nero addosso a lei, lo stesso che portava quando si erano visti per la prima volta dentro all'IPM.

Quei due minuti in più (Carmine e Rosa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora