Un inizio

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Mi trovavo in macchina imbottigliata nel traffico inglese.
La mia mano sinistra reggeva la sigaretta in bilico tra il medio e l'anulare fuori dal finestrino completamente aperto e la mano destra aspettava impaziente sul volante.
DRIIIIN
Ad un certo punto il suono del mio cellulare interruppe quel frastuono fatto di clacson e uomini che urlavano parolacce a chi bloccava la coda. Lèssi il contatto "Josh"
-Oh merda!
Aspettavo questa telefonata da cinque giorni.
Feci un tiro veloce e buttai la sigaretta con una dote da atleta olimpica e senza esitare risposi alla chiamata.
-Josh, finalmente cazzo, pensavo che non ti saresti fatto più sentire.
-Senti Sia, il capo dice che se anche stasera non riesci a riempire il locale sei fuori. Stavolta non scherzo.
-Ci puoi scommettere Josh, non te ne pentirai!
-Lo spero davvero.
Riattaccai con un sorriso stampato in faccia.
Ero contenta di poter suonare di nuovo nel locale di Filbert, il capo di Josh, ma ero anche un po' ansiosa perché ultimamente le cose non stavano andando molto bene, le sere in cui facevo pienone erano ormai un ricordo lontano.
La coda stava ormai avanzando e io decisi di chiamare Connie e Jade, le due chitarriste della mia band. Per cantare di solito ci pensavamo io e Jade perché Connie è già troppo timida per stare sul palco, figuriamoci a tirare fuori anche la voce.
Nemmeno il tempo di bussare usa seconda volta che sentii già le voci stridule delle mie amiche.
-Ti ha chiamata?!
-Si, ho appena finito di parlarci.
-Quindi domani sera si suona? Mi chiese Connie entusiasta
-Si tesoro!
Dopo qualche altro urletto di eccitazione chiudemmo la chiamata e io riuscii finalmente a ritornare a casa, stava è stressata dalla giornata frenetica che avevo avuto.

Lo leggo nei tuoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora