CAPITOLO 20

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"Uagliù ma chell è Viviana" fa con tono alto e preoccupato Edoardo
"Ma c staij ricenn?" aggiunge Naditza velocizzando il passo
"Viviana!" urla piangendo Mimmo
"Nun po murì accussì, p stu sistem e merd" Carmine ha gli occhi pieni di lacrime e sembra di stare sul punto di piangere
"Viviana, ti prego!" Kubra singhiozza mentre va ad abbracciare Silvia, così da sostenersi a vicenda
"Viviana!" fa Gemma
"Facitc ascì!" urla Pino sbattendo la mano sulle sbarre del cancello
"Oh ma c sta succrenn cà?" arriva il comandante che non aveva sentito nè gli spari nè le tue urla dato che era nell'ufficio della direttrice a parlare con Ciro riguardo al colloquio che lui voleva avere con te.
"Arapit! Muvitv!" urla disperato vedendoti a terra con il sangue addosso
"Che è succies uagliù?" lo segue Ciro che era appena uscito dall'ufficio anche lui, mentre tutti rimangono in silenzio temendo la sua reazione
"No, Cirù, tu nun l'èa vrè" lo ferma Edoardo con le lacrime
"Lievt a miezz" Ciro non da retta a quello che gli ha detto e va verso il cancello spostando i ragazzi per passare.
Infine ti vede e rimane fermo senza dire nulla per qualche secondo: sei lì a terra con quel vestito da sera a tubino sporco di sangue dappertutto, e gli orecchini schizzati mentre a stento tieni aperti gli occhi per cercare di capire quello che sta succedendo intorno a te. Non riesce neanche a pronunciare il tuo nome. Vorrebbe piangere tutte le lacrime che ha nel corpo fino a non riuscire neanche più a respirare, ma non è sua abitudine sfogarsi in questo modo.
"Chi cazz è stat?" urla, prova un dolore che è più forte di lui in quel momento e l'unico modo per tirarlo fuori è la rabbia.
Nel frattempo, le guardie aprono il cancello, fanno uscire il comandante e, nonostante i ragazzi continuino a protestare per uscire, lo chiudono di nuovo.
Il comandante corre da te e ti stringe in un forte abbraccio, non vuole perderti, non può perdere anche te, sei come fossi sua figlia e, come te, lo sono anche tutti gli altri detenuti dell'ipm, compresi quelli morti. Ma la cosa che più gli fa male è che tutti loro sono morti proprio come stai morendo tu: per seguire i codici del sistema, il codice dell'omertà.
"Viviana arap l'uocchij...arap l'uocchij" ti ripete mentre tu sei tra le sue braccia in bilico tra la vita e la morte
"Comandà...vi voglio bene" gli dici a fatica mentre continui a cacciare sangue dalla bocca
"Stamm a sntì" gli scendono delle lacrime "Tu nun muor, e capit?" continua, forse sta cercando di convincere più stesso e, sempre forse, una parte di lui lo sa.
"Arapit stu cazz e canciell!" continua Ciro ad urlare e le guardie, anche se non potrebbero, lo fanno perché capiscono che possono dagli sguardi degli educatori, sguardi che vengono mostrati sempre forti, ma che ora, per la prima volta, non riescono neanche a fingere, e riflettono perfettamente quanto loro, come persone, si sentono piccoli rispetto a quella situazione.
Lui viene subito da te e, mentre il comandante ti lascia nelle sue braccia, va a chiamare un'ambulanza.
"Ciù ciù, c stong ij cu te, nun t lass"
"Ciro..." gli dici mentre lui è accovacciato, seduto sui suoi polpacci, con le ginocchia a terra facendoti poggiare la tua testa sulle sue gambe. Volevi dirgli qualcosa ma non riesci e chiudi gli occhi. Fortunatamente non rimani per molto così, infatti, dopo neanche qualche minuto, arriva l'ambulanza.
Ti separano da Ciro e ti mettono sulla barella.

"La ragazza starà bene, non è di lei che dobbiamo preoccuparci..."
"E di chi?" domanda la direttrice all'infermiere, un po' confusa mentre ha ancora gli occhi e il viso segnati dalle lacrime.
"Del ragazzo che la signorina ha ucciso prima di essere sparata."

Per rimanere vivi | Ciro RicciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora