Prologo.

2K 85 21
                                    

Nemmeno sa quanto tempo sia passato da quando è seduto su quelle sedie di plastica poste davanti all'ufficio della preside.
Ha la testa appoggiata sul muro e le braccia incrociate sul petto. Ogni tanto sbuffa o muove su e giù la gamba. Vorrebbe tanto tornare a casa, è ridicolo che a quell'ora stiano tenendo sia lui che la madre ad aspettare.

La donna sta camminando avanti e indietro, si porta le mani sul viso, è nervosa e Manuel lo percepisce. Ha ancora indosso gli abiti del lavoro, fa la cameriera in un piccolo ristorante in centro e ha dovuto lasciare tutto per poter correre nella scuola del figlio.

Alle due di notte.

«A mà, te siedi che me stai a fà venì l'ansia?»

«C'hai pure er coraggio de parlà, Manuè? Te prenderei a schiaffi, altro che ansia!»

Una porta dietro di loro si apre rivelando la figura esile della preside «Signora Ferro, potete accomodarvi»

La donna lancia un ultimo sguardo truce al figlio, un tacito ordine di mettersi in piedi e filare dentro quell'ufficio insieme a lei e alla preside.
Dopo, ringrazia quest'ultima gentilmente, la segue dentro e si siede su una delle due sedie rivestite di fronte a lei.

«Signora preside, io so' mortificata...» inizia

«È molto grave quello che hai fatto, Manuel» inizia la donna, il ragazzo sbuffa e distoglie lo sguardo beccandosi l'ennesima occhiataccia da parte della madre «Hai spaccato una finestra e sei entrato qui. Per fare cosa, poi?»

«Me volevo passà 'na serata» risponde secco il ragazzo continuando a guardare ovunque tranne che negli occhi della donna seduta di fronte a lui

«Manuel, ti rendi conto che questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso? Eri già a rischio vista la tua condotta e i tuoi voti per niente brillanti ma stavolta hai oltrepassato ogni limite, non so più come difenderti!» la donna si agita ed è in quel momento che Manuel le rivolge lo sguardo

«Uff, ma che sarà mai!»

«Ma allora sei proprio scemo!» interviene la madre pentendosi subito dopo per ciò che ha detto, si volta verso la preside e chiede scusa con un cenno della mano

«Volevi rubare qualcosa?» chiede la preside

«Rubà?» sbuffa una risata «Che dovrei rubà qua dentro che a stento c'avemo i cessi»

«Manuel!» lo rimprovera per l'ennesima volta la madre

«Ah no, c'hai ragione, manco quelli dato che non funziona 'n cazzo qua dentro. E mò er problema so' io che spacco 'na finestra»

La preside sospira, sommessa. Il ragazzo che ha di fronte non vuole proprio capire e lei non sa più come fare, ha gettato la spugna.

Manuel è brillante, lo sa, lo percepisce. Eccelle in una sola materia che, evidentemente, è la sua preferita e avrebbe così tanto da dare se solo si sforzasse un minimo.

Ma non c'è verso.

Ci hanno provato in tutti i modi a fargli prendere la retta via ma non ci è mai riuscito nessuno.

«Manuel io sono costretta a sospenderti» dice rassegnata la donna «E con questa siamo alla seconda sospensione nel giro di un mese, lo capisci che è grave?»

«Senta, faccia quello che deve fà che so' le due de notte e me basta stacce de giorno qua dentro»

Anita si porta una mano sulla fronte e scuote il capo.
Non riesce ad individuare il momento in cui il figlio ha iniziato a sfuggirle dalle mani, non sa di preciso quando ha iniziato a trasformarsi in una persona completamente diversa da quella che lei aveva cresciuto per anni.

Passo dopo passo || Simone x ManuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora