7. Tutti per uno, uno per tutti.

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Di base, Simone non ha mai temuto le conversazioni col padre.

Eppure in quel momento, mentre lo attende al tavolo della cucina per poter cenare dopo che l'uomo lo ha avvertito di volergli parlare, si sente il cuore in gola.

Sono successe troppe cose negli ultimi giorni delle quali non hanno parlato e sapeva bene sarebbe arrivato prima o poi il momento di farlo.

Avrebbe volentieri rimandato ancora ma capisce che non ha via di scampo quando il padre gli si siede di fronte e incrocia le mani sul tavolo.

«Ho approfittato di questa serata, visto che nonna è tornata a casa sua, per parlare da soli»

Simone annuisce «Lo immaginavo»

«E immagini anche perché voglio parlarti, no?»

Simone si schiarisce la voce e si sistema sulla sedia in modo nervoso «Immagino di sì»

Dante annuisce e rimane in silenzio attendendo che sia Simone a parlare per primo. Non vuole fare domande troppo specifiche, vuole che sia lui ad aprirsi completamente.

«Vuoi sapere di Manuel?»

«Voglio sapere ciò che tu hai voglia di dirmi, Simone»

«Posso anche scegliere di non dire nulla?»

Dante alza le spalle «Non ti ho mai costretto a parlarmi, lo sai»

È vero, Simone deve riconoscerlo.
Così come riconosce di aver trovato nel padre quella protezione e quell'amicizia che aveva perduto dopo la morte di Jacopo dunque non se la sente di chiuderlo nuovamente fuori dalla sua vita.

Prende un respiro profondo prima di parlare.

«Manuel mi piace» ammette «Abbastanza»

«Me ne sono accorto» replica Dante con un pizzico d'ironia nella voce facendo riferimento al pomeriggio in cui li ha trovati a pomiciare sul letto

«E scusa se— se l'hai scoperto in quel modo, ecco» dice «Però diciamo che anch'io l'ho scoperto da poco e...» si prende una pausa e gioca con una forchetta posata sul tavolo «E non è una situazione semplice»

«Ti ho visto con Mirko ieri, sembravate anche piuttosto affiatati»

«Già» mormora Simone «Ero convinto di voler chiudere con lui ma improvvisamente sembra tutto perfetto insieme a lui, non è ironico?» sbuffa una risata isterica

«Come mai volevi chiudere?»

Simone alza le spalle «A volte sembra non capirmi per niente. Lo sai che ci sono giornate in cui non ho voglia di parlare, di farmi vedere. E lui pare non sopportare questa cosa. Mi sta addosso, mi scrive, mi chiama, mi viene a cercare a casa se non gli rispondo e un po' mi soffoca»

«Ti vuole bene, si preoccupa per te»

«Sì ma ricordi quando ha detto di ritenermi un egoista che pensa solo al suo umore?» chiede e Dante annuisce «Lo pensa ancora e non smetterà mai di pensarlo perché in realtà lui non capisce il motivo per il quale ho bisogno dei miei momenti, quelli in cui resto da solo con i miei pensieri e con una presenza, ormai, assente seduta al mio fianco»

Dante comprende bene cosa vuole dire il figlio e si sporge in avanti sul tavolo verso di lui «Manuel, invece?»

«Manuel sembra quasi prevederli quei momenti lì. Li capisce perché anche lui soffre per la mancanza di qualcuno, anche se non so di chi, non ne abbiamo mai parlato. E quando vede che sto male non mi forza a parlare. Se ne resta lì a condividere il mio silenzio, mi da il mio spazio e io lo apprezzo, molto. Senza contare che lui non sa nulla di Jacopo mentre Mirko sì. Ed è questo che mi fa uscire di testa: sa perché sto così ma non mi capisce»

Passo dopo passo || Simone x ManuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora