1

166 8 3
                                    

<in third person>

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

<in third person>

Era una notte buia e lì fuori diluviava, tutti i ragazzi, adulti e bambini andarono ognuno nelle proprie stanze di quel ospedale psichiatrico.
Un ragazzo, Sanzu Haruchiyo era l'unico che non riusciva a dormire.
diceva sempre... «non sono pazzo, sto bene, ho solo una dipendenza, non sono come tutti questi malati.» lo diceva con molta rabbia, come se avesse ragione. Chiunque era in quel ospedale, conosciuto come il 'manicomio' aveva le sue ragioni.
Chi sta li dentro a dei disturbi d'ansia, depressione (o disturbi depressivi), bipolarità, schizofrenia, dipendenze, disturbi dell'alimentazione o disturbo delle personalità borderline. Chiunque mette piede in questo ospedale a qualcosa che non va in se.
-

<internal narrator>

Non sono pazzo... sono stato rinchiuso in questo lurido posto per pazzi senza nemmeno esserlo.
Quei bambini, anziani, adolescenti, mi facevano pena. In quel manicomio quando calava la notte era buio pesto, non si vedeva nulla. Peggio ancora quando li fuori diluviava.
L'unica luce che avevamo era quella della luna fuori e un compagno di stanza, a me era capitata una che non parlava mai, stava zitta e faceva rumore, grattava con le unghie una lavagnetta che stava sempre sopra il suo letto, non dormiva mai faceva solo questo, grattava.. grattava... grattava...grattava....
Haruchiyo:smettila! stai dando fastidio, sei fastidiosa! e la prima e ti lascio stare e la seconda pure e adesso non ti lascio mica stare.
Mi alzai dal letto e gli tolsi la lavagna con cui faceva rumore.
Haruchiyo: non l'avrai più questa cazzo di lavagna, vuoi farti le unghie? chiama qualcuno per fartele limare.
Ero capitato con una mocciosa, o almeno lo dico perché sembrava una bambina, non so quanti anni aveva e non lo volevo nemmeno sapere.
"perché te la prendi?.. non riesci a dormire lo stesso."
Era la prima volta che sentivo la sua voce, le uniche cose che sapevo di lei e che avevo visto erano solo il rumore delle unghie contro la lavagnetta e che abbracciava una bambola, una bambola inquietante insanguinata. Era insanguinata penso per colpa della ragazza che portava delle fasce sporche di sangue sulle braccia.
Haruchiyo: come ti chiami.|lo dissi con seccatura, onestamente non mi importava niente di lei ma era l'unico modo per parlare con qualcuno. se non iniziavo io penso proprio che nessuno dei due avrebbe il coraggio di spiccare parola.
"che ti importa?"rise.
Haruchiyo: sei una bambina fastidiosa, dimmi come ti chiami e stai zitta.
"cosa ti fa credere che io sia una bambina haruchiyo?"
Non sapevo come facesse a sapere il mio "nome" nonostante io non parlassi con nessuno.
Risposi ignorando completamente il fatto che lei sapesse il mio nome.
Haruchiyo: si vede che non hai la mia stessa età, ora dimmi come ti chiami, non voglio ripeterlo più.
"mi chiamo Yn." quando lo disse si girò verso di me, prima mi dava le spalle e già questa cosa mi infastidiva abbastanza poi il suo modo di fare mi annoiava ma allo stesso tempo mi dava più motivi di conoscerla.
I suoi occhi.. i suoi occhi erano neri, spenti, consumati dalla tristezza e la sua carnagione era pallida, quasi come quella di un cadavere e i suoi capelli erano di un castano scuro, quasi tendente sul nero, aveva un camicia bianca lunga e pulita. Sembrava appena uscita da una doccia, ma era comunque sporca nelle braccia.
Haruchiyo: quella bambola è tua? l'hai sporcata tu?
guardò la bambola e poi fissò me, guardava la bambola e poi me, continuò per un bel po'.
Haruchiyo: hai intenzione di continuare così oppure mi rispondi.
Yn: si, lo sporcata io ed è mia.
Haruchiyo: mh. che hai fatto?
Yn: sotto a queste bende ho dei tagli, perdono ancora sangue dopo ancora tanto tempo e così ho sporcato la MIA bambola.
Haruchiyo: la smetti di sottolineare che è tua? l'ho capito.
Si girò di nuovo dandomi le spalle, feci spallucce in modo seccante e mi sdraiai su quel scomodo letto che avevano qui in ospedale psichiatrico.
Avevo la testa rivolta sul soffitto, chiusi gli occhi ma li riaprì subito dopo quando sentì su di me un peso, un peso di qualcuno che dormisse sopra di me. Quando aprì gli occhi vidi solo una ragazzina, la stessa ragazzina con cui stavo parlando un attimo prima.
Stavo per aprire bocca ma rispose prima che io gli ponessi la domanda.
Yn: ho paura...

...

in a psychiatric hospital..Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora