🩸𝕻𝖗𝖔𝖑𝖔𝖌𝖔🩸

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Jasper
27 marzo 2016

«Andiamo fuori a giocare?» chiesi a mia sorella con la speranza che traspariva dai miei grandi occhioni verdi.

«No, Jasper. È piena notte e poi i nostri genitori non ci sono. Non credo proprio sia il caso di uscire», dichiarò lei. Riuscivo a sentire la preoccupazione nella sua voce, anche se eravamo seduti a qualche metro di distanza.

La nostra camera era spaziosa. Avevamo due letti posti uno di lato all'altro e una ampia finestra che dava sul giardino.

Mamma e papà non erano quasi mai a casa per lavoro. Ci lasciavano la maggior parte del tempo da soli nel nostro grande maniero.

«Avanti, cosa ci potrà succedere? Staremo fuori solo una decina di minuti per cambiare aria.»

«Jas, non puoi fare sempre di testa tua. Quando mamma e papà non sono qui, sono io la tua responsabile.», mi guardava leggermente indecisa, provando a nascondere la sua voglia di uscire con me.

«Tanto i nostri genitori non ci sono mai, Eve. Non vedo perché dovremmo marcire qui dentro per il resto della nostra vita.»

Lei insistette ancora, ma poi riuscì a convincerla. Dovevo riconoscerlo, a volte riuscivo proprio ad essere insistente.

Saltammo giù dal letto e ci vestimmo con degli abiti abbastanza pesanti. Mentre correvamo per dirigerci in giardino, facemmo a gara per chi arrivava primo. Neanche a spiegarlo, ha vinto Eve.

Oslo era una città davvero bella in cui vivere, l'unica pecca era il freddo sempre costante. Veder nevicare quasi ogni giorno d'inverno è bello, ma non sempre ti permette di fare ciò che vorresti. Menomale che la gelida stagione deve ancora arrivare.

Dopo più di cinque minuti passati a capire che gioco fare, decidemmo di optare per il nascondino.

Erano ormai due volte che facevo la conta, perciò era arrivato il momento di nascondermi: mi riuscii a celare nel boschetto presso la casa dei nostri vicini.

«Uno... Due... Tre...»

Mia sorella aveva appena finito di contare e, quando la vidi allontanarsi per cercarmi, io corsi spedito verso la tana.

Il suo sguardo atterrito, puntato oltre alle mie spalle, mi rallentò.

Non feci in tempo a girarmi, che qualcosa, o meglio qualcuno, mi impedì di muovermi. Urlai sotto la presa di quell'uomo, riuscendo a dimenarmi e scappare verso il bosco, ma quest'ultimo si lanciò alla mia rincorsa.

Riuscivo a respirare a stento. Non vedevo più mia sorella, né la nostra casa. Puntavo solamente a sopravvivere.

Il fatto che era notte non mi aiutò per niente: le foglie depositate a terra erano umide e, per quanto provai a restare in equilibrio durante la mia affannosa corsa, inciampai.

Due grosse mani mi circondarono il bacino, alzandomi da terra.

Non riuscii a vedere il volto del mio aggressore che un ago mi perforò la pelle al livello della spalla.

Udii in lontananza la voce di mia sorella gridare il mio nome e pregai in silenzio che non le venisse fatto alcun male.

Sentendo le palpebre sempre più pesanti, mi lasciai a un sonno profondo. Doveva essere quello, l'effetto di un sonnifero.



Angolo autrice ✍🏻
Eccoci con il prologo di questa storia! Come vi pare?

𝐓𝐡𝐞 𝐆𝐮𝐢𝐝𝐞 𝐓𝐨 𝐒𝐨𝐥𝐯𝐢𝐧𝐠 𝐓𝐡𝐞 𝐂𝐚𝐬𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora