𝕮𝖆𝖕𝖎𝖙𝖔𝖑𝖔 11

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Cassie

Non so come dire ad Eve che sono stata io a denunciare Igor Keen. Non so neanche se dirglielo.

Sono troppo scossa dall'accaduto per proferire parola.

Cercherò di essere il più silenziosa possibile oggi a scuola, mi comporterò come un ninja.

Ricordo di quando giocavo con Eve, Japer e mio padre a fare i ninja, quando abitavamo ancora a Oslo.

Vorrei tanto tornare indietro nel tempo e godermi quei pochi momenti di felicità che si hanno da bambini.

Vorrei tornare a quando i miei genitori erano ancora insieme ed io ero la loro preferita in tutto e per tutto.

Ma la vita guarda sempre avanti e mai indietro, quindi non si può fare molto al riguardo.

Fortunatamente il giovedì, Eve ed io, abbiamo tutte lezioni diverse. Non è stato difficile evitarla.

Questo pomeriggio verrano gli agenti a ritirare la pistola, perciò devo farmi trovare pronta a rispondere a tutte le loro domande.

«Piccola ribelle! Fermati, mia cugina cerca di parlare con te da tutta la mattinata.», mi blocca Theo correndomi dietro.

I suoi capelli mori e ricci gli coprono una buona porzione di fronte. È ben più alto di me, ma questo non mi ha mai impedito di competere con lui.

«Ti ho già detto di non chiamarmi "piccola ribelle".»

«Perché non dovrei, piccola ribelle?»

«Lascia stare, sei troppo squilibrato per capire un concetto così elementare.
Comunque devo andare subito a casa, dì a Eve che quando posso la chiamo io.»

Theo mi guarda con quel suo visino dolce che farebbe sciogliere anche un cuore di ghiaccio ed io, proprio come quest'ultimo, mi sciolgo.

«Va bene, ma vedi di fare attenzione.», mi ammonisce prima di voltarmi le spalle.

Aspetto sul divano di casa mia da un quarto d'ora, quando finalmente il campanello suona.

Corro ad aprire.

Quello che mi si presenta davanti dovrebbe proprio essere l'agente Stoker.

«Buon pomeriggio, signorina Skinner. Posso entrare?»

«Salve agente, certo, si accomodi.», dico facendogli strada verso il salotto.

«Vado di sopra a prendere la pistola, lei intanto si sieda dove preferisce».

Salgo le scale fino ad arrivare in camera mia. Ho nascosto la pistola dentro lo scatolone degli oggetti che ci sono rimasti della mamma.

Tiro fuori la scatola da sotto il letto e frugo all'interno.

La pistola non c'è più.

Scendo di corsa le scale e mi catapulto in salotto.

«La pistola è sparita, agente.», dico.

𝐓𝐡𝐞 𝐆𝐮𝐢𝐝𝐞 𝐓𝐨 𝐒𝐨𝐥𝐯𝐢𝐧𝐠 𝐓𝐡𝐞 𝐂𝐚𝐬𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora