𝕮𝖆𝖕𝖎𝖙𝖔𝖑𝖔 9

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Cassie

Tre giorni prima

Per la seconda volta in sette giorni, devo aiutare il signor Keen nelle faccende di casa.

Questa volta vuole che faccia ordine nella sua cantina.

Ormai sono diventata la sua schiava.
Dovrei denunciarlo per sfruttamento minorile.

Sono sul "campo di battaglia" da più di dieci minuti e, per tutti questi, sono stata con le mani tra i capelli.

Potrei ripetere all'infinito che questo posto sia un putiferio.

Comincio spostando tutti i vari scatoloni a un lato per avere la via libera.
Perfetto, ora devo fare la stessa cosa con l'altro lato.

Dio mio, no. Mi sono ricordata di un altro dettaglio.

Mi tocca anche pulire lo stanzino che puzza di carne.

Non avrei dovuto dire al signor Keen che avevo trovato quella maniglia. Molto
probabilmente non ne sapeva neppure l'esistenza. Ora mi tocca pulire anche quella. Perché non me sto zitta una volta tanto?

Apro la porticina con fatica. Sembra che non venga aperta da anni.

Poi la vedo.

Una pistola.

La stessa che ci hanno mostrato in foto gli agenti.

Non riesco più a ragionare lucidamente.

Prendo la pistola con un panno ed esco di corsa.

Ora ho il materiale per denunciare veramente il signor Keen. La Beretta serie 92 è nelle mie mani.

Compongo il numero dell'agente Stoker sul mio telefono.

Fortunatamente, Eve me lo ha lasciato qualche giorno fa.

«Buon pomeriggio agente. Sono Cassie Skinner, della Kensington Academy. Dei miei compagni erano venuti all'Haringey Mortuary la settimana scorsa»

«Sì, ci ho parlato. Continui»

«Vorrei denunciare il mio vicino di casa, Igor Keen. Penso di aver trovato l'arma del delitto nella sua cantina»

«È molto azzardata come informazione, signorina. Le faremo qualche domanda, ma prima deve darci il suo indirizzo per poter prelevare la pistola», dice Stoker.

«36 Percy St»

«Le faremo sapere».

Michael

Il giorno dopo

Alle diciotto e dodici sono arrivato al portone di casa del mio cliente.

La porta si apre di scatto e mi si presenta davanti la faccia spaventata e sconvolta di Igor Keen.

«Entra, non abbiamo molto tempo»

Varco la soglia e ci andiamo a sedere in cucina.

C'è sempre uno strano odore qui dentro.
Chissà perché...

Riporto il mio sguardo verso di lui, come per incitarlo a proseguire.
«Qualche ora fa, ho ricevuto una lettera dal tribunale. Hanno fissato un'udienza domani alle undici», dice con fare nervoso. Poi continua: «Sono stato richiamato per rispondere a delle domande. Penso mi abbiano incastrato».

Non ci voleva.

«È molto strano che abbiano fissato la convocazione di domenica. Deve essere abbastanza importante se la fanno in un giorno festivo. Per quanto riguarda la parte pratica, ti sottoporranno a domande molto semplici essendo la prima udienza. Ce ne sarà almeno un'altra e poi procederanno con il processo di condanna», gli spiego.

«Non doveva finire così», sembra che stia per impazzire.

«Hai un'idea di chi ti abbia denunciato?»

«No, non ancora. Ho paura che possa essere chiunque».

«Risolveremo, ti ricordo che non ho mai perso una causa», lo tranquillizzo.

Jasper

15 novembre 2019

Allontano il piatto dalla mia portata.

Non ho voglia di mangiare, anche se sto morendo di fame.

«Non farmi passare alle maniere forti, ragazzo. Sai bene che non mi piace quando non obbedisci», dice il traditore.

Mi sta minacciando con una pistola. Non ha capito che ormai non mi spaventano più i suoi giochetti.

«Ti ho già detto che non ho fame», cerco di sembrare il più sincero possibile. Ripone l'arma sopra un tavolino.

«Non mi importa, devi rimanere in forma altrimenti non sarai un acquisto gettonato»

Non capisco: «Che significa?»

«Ragazzo, non penserai che ti lasci marcire qui dentro tutta la vita. Quando ti ho rapito il mio intento era quello di allontanarti da tua sorella, ma è ormai da un po' che ho in mente un'altra cosa. So da tempo che tra qualche settimana danno un'asta per vendere illegalmente donne e bambini. Parteciperai, che tu lo voglia o meno»
Ne ho abbastanza, non riuscirei a sopportare un altro trauma.

«Perché hai voluto allontanarmi da mia sorella?», chiedo.

«L' ho fatto perché avevate l'unica cosa che io non avevo. Ti basta sapere questo. Ora faresti meglio a mangiare, sempre che tu non voglia rimanere qui»

«E lasciare che venga trattato come un oggetto da persone più matte di te? No, non ci tengo», mi avvicino al suo corpo.

Mi avvicino quel tanto da poter rubare la pistola dietro di lui. Non la so usare, ma non mi serve saper mirare.

Non voglio essere libero e vivere costantemente con i ricordi di questo posto. Non voglio sentire più nulla.

Posiziono il grilletto sulla mia tempia e sparo un colpo.
Finalmente la pace.





Angolo autrice
Come vi pare la storia? Perdonatemi se non aggiorno molto frequentemente, ma con tutti i miei impegni non è facile. Comunque, per farvi una panoramica, mancano all'incirca una decina di capitoli per terminare la storia. Dopo di ciò, mi dedicherò alle mie altre storie. Un bacio 🩶

𝐓𝐡𝐞 𝐆𝐮𝐢𝐝𝐞 𝐓𝐨 𝐒𝐨𝐥𝐯𝐢𝐧𝐠 𝐓𝐡𝐞 𝐂𝐚𝐬𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora