Free day

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Dal lunedì al venerdì è un'attimo, la settimana passò molto velocemente, e di quel Tom non ne sapevo più nulla fortunatamente. Non si era fatto più vivo da quel giorno, e sinceramente ne ero felice. Sono appena uscita da una relazione tossica, e adesso non ho voglio di buttarmi sul primo caso umano che compare. Ho sempre detto a tutti che ero fidanzata, tutti ma non a Alyssa. È una delle mie migliori amiche più strette, con le ci sono nata e cresciuta, infatti siamo nate lo stesso giorno, e siamo entrambe Gemelli, e adesso si spiega il perché abbiamo anche il ciclo sincronizzato. E con lei che mi sfogo con tutto, e con lei che faccio le peggio pazzie, ma soprattutto e con lei che ho avuto la prima relazione. Era sera, più o meno le 22:30 ero a casa di Alyssa, stavamo guardando un film, ma era abbastanza noioso e non ci capivo nulla.

«Andiamo a ballare.» propose Alyssa.

«No, non ho voglia.»

«Tu non hai mai voglia di fare niente.»
sbuffo a sua volta.

in effetti aveva ragione. Era da tutta la settimana che non mi prevedo una pausa, e l'idea di Alyssa non era male.

«Fick dich (fanculo) andiamo!»

Dissi finalmente alzandomi dal divano. Ci iniziammo a preparare, fare la doccia, scegliere il vestito perfetto, e soprattutto la parte più difficile,il makeup.

«Non avrai intenzione di mettere quel vestito rosa orrendo!?» disse quasi disgustata.

«Che ha di male? É bello, e poi stava nel tuo armadio.»

«Ugh, ricordami di buttarlo, sta sera ti metterai questo, così tutti avranno gli occhi su di te.» mi mostrò il vestito, ero nero con una sola manica, un po' corto, o forse anche troppo, poco brillantinato.

La guardai e poi guardai il vestito.

«Va bene, dammelo.» decisi di accettare il vestito che mi aveva scelto Alyssa, lo misi... E non era male, era corto si, ma era stupendo!

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Dopo quasi un'ora è mezza, eravamo pronte per affrontare quella serata.

«Perfetto! Siamo pronte, andiamo!» si guardò un'ultima volta allo specchio per poi trascinarmi con lei.

Arrivavamo a destinazione grazie ad un'uber. Entrammo dentro il locale, ed era grande e spazioso, con tante luci di diversi colori,e soprattutto che mi accecavano. Io e Alyssa andammo verso il bar, e ordinammo il nostro drink preferito, il sex on the beach.

«Cavolo, non mi ricordavo che fosse così forte!» mi lamentai della quantità di vodka che c'era all'interno di questo cocktail.

«Non è forte!» sbuffò.

«Si che l'ho è!» sbuffai anche io a mia volta.

«Andiamo a ballare!» propose. Ma non ero molto brava nel ballare, quindi scosti la testa verso destra e sinistra, per dire no, siccome non potevo farlo con la bocca piena del mio drink. Alyssa infatti non la prese molto bene, e decise di trascinarmi con lei sulla pista. In quel momento partí una della canzoni al momento più famose

"Yo Voy Di Daddy Yankee e Zion & Lennox"

Una canzone che probabilmente avrebbe potuto mandare in overdose Alyssa, siccome era una delle sue preferite.

Ella hace todo por seducirme
Y yo voy, voy, voy
Haciendo lo que ella me pide
Y yo voy, voy, voy
Porque fue la que siempre quise
Y yo voy, voy, voy
Si estoy con ella no es un crimen

E così, iniziammo a ballare come delle pazze scatenate, con in mano i nostri drink che per poco non sporcavano il pavimento, era la nostra canzone, e la ballavamo come se fossimo noi le protagoniste della serata, anche se era quello il nostro obbiettivo. Mi misi di spalle su di lei facendo oscillare i nostri corpi in un'unica direzione. Eravamo al centro dell'attenzione, e nessuno ci poteva portare via quel momento. Non mi accorsi, che in quell'attimo di momento Alyssa si allontanò per ballare con qualcun'altro, non volevo disturbarla, così continuai a ballare per conto mio, era già abbastanza ubriaca, quindi era meglio non interromperla. Mentre ballavo per conto mio, sentì le mani di un'uomo aggrapparsi al mio ventre, non ci feci caso, e continuai a ballare, i nostri corpi oscillavano a destra e a sinistra, potevo dire che era bravo a muoversi, aveva una presa forte, e questa cosa mi faceva impazzire.

«Mi stai provocando...» sentì la voce dell'uomo, era appannata, e puzzava di vodka.

Anche da ubriaca avrei potuto riconoscere quella voce.

Mi girai di scatto verso lo sconosciuto, alzando lo sguardo, e immergendomi nei suoi occhi color gelato al cioccolato, che in quel momento non capivo se erano solo dolci, o anche freddi come il ghiaccio.

«Che fai? Ti strusci su di me? Guarda che è abuso.»

L'uomo alzò le spalle, come se non gliene fregasse che si stava approfittando di me.

«Mi perseguiti?»

«Mi stai perseguitando tu.» ribatte velocemente.

Sbuffai. «Ma ti senti? Sei ridicolo.» feci per allontanarmi da lui, ma con una presa forte, e impossibile staccarsi.

«Lasciami! Guarda che mi metto ad urlare.»

«Non ti sentirà nessuno, la musica è troppo alta.» E aveva ragione, si avvicinò a me, alzandomi il volto, in quel momento mi scordai del mio piano, ero troppo concentrata a perdermi nei suo occhi troppo crudeli, e troppo profondi.

«Ti ho detto lasciami.»

«Tu smettila di provocarmi, biondina.»

«Lasciami.» dopo esserci guardati ancora una volta negli occhi, Mr. Sconosciuto decise di lasciarmi il braccio. Indietreggia facendomi spazio tra la folla, e senza guardare indietro, arrivai al bagno delle ragazze, con il cuore che ancora mi batteva, e con la pelle arrossata per via dell'alcol. Dovevo trovare Alyssa e sparire da qui.
Mi fermai qualche minuto al bar, per riflettere su quello che era accaduto poco prima, decisi di prendere un bicchiere d'acqua per rinfrescarmi la memoria. Però mi sentivo strana, come se qualcuno mi stesse osservando....mi guardai intorno cercando di capire chi mi stesse guardando, o fissando. Ed era lui, che si toccava i pantaloni perché molto probabilmente glielo avevo fatto diventare duro. Lo ignorai per un po' di tempo, continuando a chiamare Alyssa, ma con scarsi risultati.

«Sei proprio un pervertito.» Dissi finalmente degnandolo di uno sguardo .

«È colpa tua, non ti dovresti vestire così, sai?»

«Come mi vesto io non sono affari tuoi.»

Si alzò dalla sedia su cui era seduto, sistemandosi a malapena i pantaloni, per poi avvicinarsi a me, spostò una ciocca dei miei capelli dietro un'orecchio, così che potesse visionare il mio viso perfettamente.
Lo guardai a malapena, cercavo di ignorarlo, ma con scarsi risultati. Si avvicinò poi al mio orecchio, non riuscivo a spostarmi, ne a muovermi, era come se mi avesse immobilizzata.

«Non provocarmi, se no finisce male biondina.» mi disse con un filo di voce. Una voce abbastanza appannata, seducente, e che puzzava di alcol.

Si allontanò finalmente da me, e scomparì tra la folla. Mentre il cuore continuava a battermi nel petto senza sosta, qualcuno si scontro contro di me, e per fortuna era Alyssa.

«Cazzo Alyssa, dove sei stata?» dissi alzandomi dalla sedia, quasi preoccupata.

«Scusami! mi stavo facendo uno.» iniziò a ridere.

«Si va bene, adesso ritorniamo a casa.»

«Chi era quel ragazzo?» disse alzando un sopracciglio.

«Chi?» feci la finta tonta. «Nessuno, solo un maniaco che voleva sedurmi.»

«il manico però è carino.» mi diede una spallata, per poi ridere.

la cosa non mi faceva per niente ridere, ma non potevo fare altro che sforzarmi. Io e Alyssa decidemmo finalmente di lasciare quel orribile club, e tornare a casa. Salimmo sul primo Uber che comparse, e ritornammo a casa, fortunatamente sane e salve.

𝐀 𝐏𝐞𝐫𝐟𝐞𝐜𝐭 𝐒𝐭𝐫𝐚𝐧𝐠𝐞𝐫 || 𝑻𝒐𝒎 𝑲𝒂𝒖𝒍𝒊𝒕𝒛Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora