Il rumore dei clacson, delle moto che sfrecciavano ad alta velocità, e di qualcuno che cantava per strada a squarciagola, non mi aiutava molto a dormire. Ero su un letto Abbastanza comodo, lenzuola e coperta bianche. Non potevo dire lo stesso della stanza, buste di patatine sotto il letto, briciole ovunque, e una mutanda sul... davanzale?
Ma dove ero finita!?
Cosa era successo?
Non avevo i vestiti della sera prima addosso, indossavo una maglia verde e larga, almeno quella non puzzava. Mi alzai dal letto, in cerca di pantofole, che però non c'erano.
I miei piedi nudi colpivano le briciole di doritos sul pavimento, e quella non era una sensazione al quanto gradevole.
Mi guardai un po' intorno, i miei occhi cadevano su qualsiasi cosa, ma la mai attenzione cadde su due porte, poco distanti una dall'altra. Feci piccoli passi verso una delle due porte, sperando che una di esse fosse una via d'uscita.
Appoggiai la mia mano sulla porta, e il secondo dopo l'orecchio. Era incomprensibile ciò che sentivo, siccome il suono della periferia era molto più forte. Appena feci per capire che la porta a cui ero appoggiata era la porta di un bagno, essa si spalancò e io inciampai su un petto nudo e bagnato.
«Ma che fai?» si lamentò una voce maschile, la cui riconobbi subito.
«Adesso sei tu che mi spi piccola?» aggiunse lui con un piccolo sorrisetto, mentre mi manteneva dalle braccia.
lo alzai lo sguardo, e incontrai il suo, deglutendo forte.
«Non ti stavo spiando...stavo cercando di capire quale delle due porte mi avrebbe portata fuori da questo confusionario. » sbottai impacciata, mentre facevo alcuni passi indietro, mettendo una distanza fissa tra di noi.
Lui uscì dal bagno, non rispondendo subito alla mia domanda. Prese una maglia grande, che probabilmente era il triplo della sua taglia, e se la mise.
«Perchè allora non hai aperto la porta subito?» chiese lui, mentre si sedeva sul letto.
«Non sono tanto stupida da non rispettare la privacy degli altri.» risposi sbuffando.
Lui fece solamente spallucce.
Era davvero irritante quel Uomo.
«Vorrei sapere dove sono? e perché non ho i miei vestiti addosso.» dissi finalmente io, mentre incrociavo le braccia sotto il seno.
«Sei nel mia camera d'hotel, e per la domanda dei vestiti non saprei come risponderti...»
Lo guardai per un momento, per poi abbassare lo sguardo.
«Quindi mi hai cambiata tu?»
«Chi altro poteva farlo sennò piccola?»
Cazzo.
Abbassai lo sguardo, leccandomi il labbro inferiore irritata e scossa mentre pensavo le peggio cose che fossero successe quella notte. E se avesse approfittato di me senza che io lo sapessi? O peggio...se si fosse masturbato su di me...?
Porca puttana.
Lui era seduto sul bordo del letto, e siccome ero abbastanza distratta, non si scomodò nemmeno a cambiarsi mentre ero con lui. Si stava mettendo delle scarpe sportive ai piedi, erano rosse.
I miei pensieri mi affliggevano, e stavo iniziando a diventare più nervosa mentre mi mordevo il labbro, fino a farmi male. Ma finalmente decisi di rompere il silenzio imbarazzante che si era creato tra di noi.
«Non avremmo mica...?» Non feci in tempo di completare la frase, che mi batte sul tempo.
«Scopato?» domandò lui alzando un sopracciglio, mentre si allacciava i lacci delle scarpe.
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𝐀 𝐏𝐞𝐫𝐟𝐞𝐜𝐭 𝐒𝐭𝐫𝐚𝐧𝐠𝐞𝐫 || 𝑻𝒐𝒎 𝑲𝒂𝒖𝒍𝒊𝒕𝒛
RomanceIsadora Bauer, una normale ragazza di Berlino, studia musica alle superiori, e spera un giorno di diventare una musicista famosa, proprio come suo Zio.