Capitolo 7.

10 2 0
                                    

Eccola arrivata la tanto attesa la serata che aspettavamo tutti dall'inizio dell'anno scolastico, il ballo. Tutti gli studenti erano ansiosi di vivere questo evento e forse io un po' di più rispetto agli altri. Sarebbe stata la mia serata: Alec sarebbe venuto con noi per tenerci d'occhio. Non essendo il tipo di persona che si preoccupa tanto del suo aspetto fisico e né tantomeno di mettersi in tiro, scelsi un abito semplice, rosso rubino che mi arrivava poco più sotto delle ginocchia ed aveva una scollatura sulla schiena che valorizzava le mie curve, tacchi con décolleté glitterato color argento, i capelli raccolti con qualche boccolo e un filo di trucco (il minimo che sono riuscita a comprendere da un tutorial su YouTube). Erano ormai le 8 di sera passate quando sentii bussare. Mi fiondai subito alla porta perché finalmente potevo scappare dalle grinfie di mia madre che si era improvvisata fotografa. Davanti a me comparvero Jack ed Alex, entrambi mozzafiato. Jasper indossava uno smoking nero con un papillon rosso ed una collana dorata che gli scendeva sul petto. I suoi ricciolini li aveva sistemati facendo un effetto bagnato. In mano aveva un mazzo di tulipani viola che subito mi porse. Alec, invece, era semplicemente un sogno con il suo smoking blu notte brillantinato. In macchina appoggiai la testa contro il vetro offuscato dall'umidità di dicembre e mentre osservavo quei due ragazzi che sedevano sui sedili anteriori dell'auto, mi persi fra i miei pensieri. Una lacrima mi scese sul viso ma la ripulii subito: doveva essere una bella serata e nessun cattivo pensiero doveva rovinarmela.
Appena scesi dalla macchina, Jack iniziò a saltellare entusiasta come un bambino che ha appena ricevuto una caramella e afferrò me e Alex per i polsi trascinandoci dentro con la forza. Una volta entrati veniamo travolti da un'ondata di ragazzi tutti vestiti da Red Carpet, e da musica a così alto volume che il pavimento sotto di noi vibrava.
Jasper chiese ad Alec di andare a prendere da bere e non appena il fratello si fu allontanato mi trascinò nel giardino illuminato a festa. Ci sedemmo sulla stessa panchina di qualche mese prima, anche se era un po' ghiacciata, e lui si sdraiò con la testa sulle mie gambe mentre fissava il cielo che quella sera era particolarmente stellato.
«Bello il cielo, vero?»
Gli sorrisi dolcemente, beandomi del calore che emanava il suo corpo. Ormai era dicembre e il freddo era già arrivato da un po' ma io avevo scelto comunque di vestirmi scollata.
Alzai lo sguardo anch'io verso il cielo. Tralasciando il gelo, era davvero una bella sera. Il cielo sembrava così calmo e l'atmosfera non era da meno.
«Ti ho portata qui per una ragione, è arrivata l'ora di darti delle spiegazioni. Sai io non sono perfetto. Insomma, sono così goffo e noioso.»
Mugolai contrariata per il modo in cui lui descriveva sé stesso. Lui meritava il mondo, o forse il mondo non meritava lui.
«Sin da piccolo le persone sono state crudeli con me. All'inizio era solo qualche insulto o qualche dispetto, fin quando poi non si trasformò in violenza fisica.»
E mentre parlava stringeva i pugni, per la rabbia, così forte da farsi diventare le nocche bianche.
«Così, un giorno, per puro caso, iniziai a provare qualcosa per colmare il dolore, qualcosa di terribile, ma quando il dolore prevale, la testa spegne tutti i pensieri.»
Iniziò a fissare le bende sul suo braccio che sbucavano di poco dalla manica e da lì capii subito cosa intendesse. Mi si inumidirono gli occhi. Istintivamente lo abbracciai. Poi, asciugandomi le lacrime, gli dissi: «Sai che c'è? A chi importa della perfezione? Nemmeno la luna è perfetta, è piena di crateri. O il cielo che è infinito ma è sempre nuvoloso. Quello che importa è che tu sia speciale anche per una sola persona, e per me lo sei. Mi hai cambiato la vita in meglio e non finirò mai di ringraziarti per questo. Non pensare a chi ti odia, pensa a chi ti vuole bene e darebbe la vita per te. Sii felice di essere unico e non come tutti gli altri!»
Lo sentii sospirare mentre ci rifletteva su. Subito dopo si tirò in piedi aiutando anche me a fare lo stesso.
«Sai che c'è? Hai ragione. Devo lasciarmi tutto alle spalle. Ora ho qualcuno che mi vuole bene e non me la lascerò scappare. Però dobbiamo rientrare: probabilmente Alec si starà chiedendo dove siamo finiti.»
Gli posai un bacio sulla guancia prima di rientrare a passo svelto. Non appena Alec ci vide, corse verso di noi con uno sguardo preoccupato.
«Ma si può sapere dove vi eravate cacciati?! Vi ho cercati per tutta la scuola.»
Era arrabbiato e lo si poteva capire sia dal tono di voce che dalla vena pulsante sul suo collo. Non lo avevo mai visto così alterato.
«Beh, dove sono le nostre bibite?» Domandò Jasper, nel tentativo di calmarlo.
«Secondo te? Dopo essermi fatto il giro di tutta la scuola non mi è venuta sete?»
Proprio quando stava per insultarlo in malo modo partì la base musicale di "Another Love" e così mi feci coraggio e invitai Alec a ballare, cogliendo di sorpresa entrambi.
Alec, inaspettatamente, non se lo fece ripetere. Mi afferrò dai fianchi, attirandomi a sé e guidando i nostri corpi in un ballo lento. Appoggiai la testa sul suo petto chiudendo gli occhi e lasciandomi cullare dalle sue possenti braccia. Poco dopo ci staccammo e iniziammo a sorridere come due ebeti, entrambi pazzi l'uno dell'altra. Il mio cuore perse qualche battito e il mio volto avvampò per l'imbarazzo.
Subito dopo ci raggiunse Jasper, stranamente più felice del solito. Il resto della serata l'abbiamo passato tra musica tecno e coca cola corretta con l'alcol da alcuni ragazzi del quinto anno. Jasper, visibilmente ubriaco, iniziò a barcollare mentre diceva frasi incomprensibili, così io e Alec pensammo di riportarlo a casa. Aiutai Alec a trascinare il fratello sul divano e a togliergli scarpe e alcuni indumenti di dosso. Nel fare ciò i nostri volti si avvicinarono. E in men che non si dica fu lui ad azzerare le distanze. Fu un bacio delicato, bramato da tutti e due.
Purtroppo, rintoccò la mezzanotte. Si era fatto tardi e dovevo rientrare. Afferrai il suo viso donandogli un altro bacio, ma questa volta più fugace e scappai via sulle ali della felicità.

𝒯𝓇𝒶𝒾𝓉𝑜𝓇Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora