Topino

2 0 0
                                    

Ⓐⓣⓣⓔⓝⓩⓘⓞⓝⓔ
Questo capitolo non è collegato agli altri.
Personaggi, trame e timelines potrebbero tornare in futuro, ma non è necessario aver letto altre fonti per comprendere ciò che è scritto qui di seguito.
Tutto ciò che è scritto in questa storia, è da prendere totalmente fuori contesto.

Qua di seguito c'è un flashback di uno dei personaggi principali.
Him, che ha perso la memoria, ha dimenticato gran parte della sua infanzia, ma i momenti passati con sua madre permangono nella sua mente come degli strani sogni.
Elisabeth, sua madre, invece ricorda ogni istante, dandosi la colpa di ogni cosa brutta accaduta ad uno dei suoi due "Topini".

Un po' di tristezza, insomma.


Enjoy :3 ! 


☽☾
I fiori disegnati sulla carta dei libri avevano dei colori sbiaditi, ma riconoscibili.

Nel silenzio assordante dei corridoi e delle stanze semi-vuote quelle parole stampate erano le sue uniche compagne.

Con la punta dell'indice seguì il profilo dell'illustrazione di un papavero.
Poi in basso, lungo lo spicchio inferiore della pagina seguì le parole appuntate accanto al disegno. 

"Orgoglio sopito." Il papavero voleva dire quello.

Chissà cosa voleva significare?
Sembrava un due di parole molto strano, eppure suonavano bene insieme.

Orgoglio sopito.

Gli altri libri che esaminò più avanti avevano questo modo di esprimersi così opulento, decorativo.

Lo adorava.

Poteva associare quel tipo di linguaggio solo alle volte decorate dello spicchio di corridoio che poteva vedere dalla finestrella della porta della stanza.
Porta che si aprì proprio in quel momento.

Il ragazzino si allarmò e balzò in piedi, stringendo nelle braccia magre il grosso libro di botanica che gli era stato portato dalla libreria.
Sospirò di sollievo quando vide la sagoma della madre.

  «Sono tornata, Topino.» Mormorò con quel sorriso che riservava solo a lui.
Si sentiva importante ogni volta che lo faceva. Sua madre non sorrideva nemmeno alla vista dei muri affrescati del corridoio. Nemmeno alle volte decorate che lo meravigliavano tanto.
Per lei, suo figlio era più importante della bellezza di quel palazzo.

Elisabeth tenenva le mani dietro la schiena. La bocca piegata in un sorriso trattenuto male.
Him le corse incontro e la abbracciò, senza fare il minimo rumore come aveva imparato a fare da quando erano arrivati lì.

  «Sai che giorno è oggi, Topino?» Chiese lei, muovendosi di lato, senza mostrare la schiena, cosa che catturò l'attenzione del bambino.
  «Ah, piccino, i miei occhi sono quassù.» Lo richiamò gentilmente.
Him lanciò un'occhiata al calendario in legno appeso alla parete.
  «La ruota dell'anno dice che oggi è il primo giorno di Germinale.»

Elisabeth si sedette sul materasso nell'angolo della finestra in cima al muro, proprio sotto al fascio di raggi solari che entrava nella stanza.
  «Esatto. Oggi è il tuo compleanno, Him. Il primo giorno di Primavera.»
Il piccolo demone si sedette accanto alla madre con ancora il libro stretto fra le braccia.
  «Sai, solitamente si soffiano delle candeline infilate su di una torta rotonda ... ma noi non possiamo.»
Il bambino annuì, seguendo il discorso, interessato.

  «Però ultimamente stai leggendo tutti quei libri sui fiori. Quindi ho pensato che questo regalo potesse piacerti.»
E tirò fuori un mazzolino di fiori profumati dai petali lunghi bianchi e stretti.
Erano una dozzina, tenuti insieme da un filo di fieno.

Il piccolo demone sgranò gli occhi rossi e fece per afferrare il gruppetto di fiori, poi si fermò.
  «Posso?» chiese. La donna annuì intenerita e gli porse le margherite.

Him le colse delicatamente dalle mani della madre e le guardò meravigliato.
Era la prima volta, che almeno lui ricordasse, che teneva in mano dei fiori veri.
Trattenne a stento l'eccitazione, ma non poteva gridare.
  «E' vero mamma, è proprio come dicono i libri. Profumano davvero!» Mormorò emozionato.

Elisabeth ingoiò il rospo, trattenendo le lacrime:
Era raro vedere suo figlio così felice, sempre rinchiuso in quelle maledette quattro mura.
  «Come si chiamano questi fiori?» Chiese, lanciando sguardi ad intermittenza alla madre e al mazzolino di verde che aveva tra le mani.
  «Hai imparato ad usare l'abecedario di botanica, no? Allora dimostramelo.» Rispose lei, sorridendo illuminata.

Him non se lo fece ripetere due volte. Balzò giù dal letto, facendo attenzione a non rovinare le margherite.
Sfogliò velocemente il libro cercando un'immagine simile ai fiori che teneva in mano.
  «Eccola, sotto la lettera M! Margherita: E' un fiore spontaneo e può significare delicatezza e ...»
Il ragazzino strizzò gli occhi, cercando di leggere al meglio la parola.

  «Ca ... cand...»

  «Candore, topolino.» Suggerì l'altra, ridacchiando divertita.

  «Questi fiori sono davvero belli, mamma ... se potessi lo griderei.» Arrivò fino al centro della stanza e fece una piroetta. «Credo proprio siano i miei preferiti.»

Elisabeth sorrise, guardando il libro.
  «Se ti piacciono posso procurarne altri.»
  «Ce ne sono altri di libri così?» Chiese Him, fermandosi.
  «Decisamente. Simili a questi con tanti disegni oppure più grandi e pesanti solo colmi di parole.»

  «E dove li trovi? Te li regala la signora con le orecchie a punta?»
Chiese lui, riferendosi alla direttrice del piano del palazzo, una donna dagli aguzzi tratti felini.
  «In un certo senso ... c'è una stanza piena di libri. Si chiama biblioteca. Lì posso prenderne quanti ne voglio e portarteli, ma tu devi promettermi di rimanere in silenzio e fare il bravo topolino.»

Him annuì senza esitazione. Elisabeth gli accarezzò i capelli con fare materno.
Si alzò avviandosi verso la porta.
  «Già te ne vai?» chiese Him, dondolando le gambe.
  «Già me ne devo andare, sì.»
Him annuì, abbassando lo sguardo. Non era troppo dispiaciuto.
Sapeva che sarebbe tornata alla sera.

La fece fermare una seconda volta con un'altra domanda.
  «Mamma...»
  «Si, topino?» Rispose.
  «E il tuo di fiore preferito? Ne hai uno, vero?» Sussurrò Him, continuando a dondolare le gambe, fermandosi sempre a pochi centimetri dal fare rumore sbattendo sul legno.

Elisabeth rimase impalata.
Prese un profondo respiro.
  «A me piacciono le rose, Him.»

Il bambino inclinò la testa di lato, inarcando un sopracciglio.
  «Ma le rose non fanno male ai demoni, mamma?»

  «E' così. Sono bandite dal regno proprio per questo motivo, topino. Ma quando ancora vivevo nel mondo umano, ero molto giovane, ce ne erano moltissime.
E devo ammettere che mi mancano.»
Ripose lei, poi con un cenno ricordò al figlio di rimanere tranquillo in sua assenza.

Lasciò la stanza.

☽☾

Frammenti dell'AnelloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora