Sette

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Stiles ha passato il suo giorno di riposo a casa tentando, senza buoni risultati, di studiare. Si era arreso nel primo pomeriggio e Scott si era offerto di fargli compagnia e avevano giocato all’x-box fino a sera. L’indomani Stiles si alza di buon’ora ma senza la reale voglia di andare al bar. Fuori piove tantissimo e il suo umore rispecchia quello del cielo e pensa che nemmeno il profumo dei dolci riuscirà a risollevarlo. Evita cioccolato, cannella e fragole optando per delle mini red velvet. Almeno il procedimento è abbastanza complesso da impedirgli di pensare. Non ha idea di cosa fare, sa che dovrebbe quantomeno scrivere ad Eli ma non sa davvero cosa. Gli dispiace essere stato con Derek? No. Gli dispiace per la situazione che si è creata. Avrebbe dovuto dirglielo? Probabilmente sì ma, in realtà, non c’era davvero nulla da dire prima di quella sera. E, forse, sarebbe spettato a Derek parlare con il figlio, non a lui. Il rombo di un motore lo distoglie dai suoi pensieri e Stiles vede il soggetto dei suoi desideri entrare nel bar completamente bagnato. Molto bagnato. La giacca di pelle è completamente ricoperta di goccioline d’acqua e la maglietta bianca che porta sotto è praticamente trasparente. Stiles si lecca istintivamente le labbra mentre pensa a quando gli piacerebbe toccarlo, passare le mani sui suoi pettorali e sentire i capezzoli turgidi attraverso la stoffa bagnata. “Ciao, Stiles” lo saluta sorridendo.

“Sei… bagnato.”

“Beh, sai, la pioggia è bagnata.”

Stiles alza gli occhi al cielo. “Potevi venire in macchina. O stare a casa.”

“Volevo vederti. Avevo bisogno di vederti. Sarei venuto ieri a casa tua ma non ero sicuro mi avresti aperto dopo sabato.”

Stiles abbassa lo sguardo. “Ti avrei aperto anche se forse non avrei dovuto.”

“Perché dici così?”

“Eli…”

Derek gli appoggia la mano sulla guancia e Stiles ringrazia che non ci sia nessuno ad assistere al suo definitivo scioglimento. “Eli non ce l’ha con te ma con me. Non abbiamo fatto nulla di male. E… mi piacerebbe approfondire la nostra conoscenza se anche a te va.”

“Sì” risponde Stiles senza quasi lasciargli il tempo di finire di parlare.

“Quindi non sei arrabbiato con me?”

“Assolutamente no. Kate…?”

“Sì, è la madre di Eli. La situazione è un po'… complicata. La prossima volta che usciamo te la racconterò, va bene?”

“Non sei obbligato.”

“Voglio farlo. Meglio?”

“Va bene.”

Derek si sporge oltre al bancone e lo bacia. È un bacio leggero e, per una frazione di secondo, Stiles pensa che potrebbe trascinarlo in cucina e soddisfare le sue fantasie. Invece lo lascia andare seppur a malincuore. È sul punto di uscire quando Derek torna indietro. “Mi dai il tuo numero? Altrimenti non saprei come contattarti.”

E Stiles si chiede se, finalmente, la fortuna abbia cominciato a girare.

È quasi ora della chiusura, a causa del maltempo ci sono stati molto meno clienti ma Stiles non se ne dispiace perché era proprio altrove con la testa. Sente il campanello suonare e si trova davanti un Eli fradicio. Ma, a differenza di Derek, gli fa un’infinita tenerezza. Va in cucina e trova uno straccio pulito e glielo porge per asciugarsi un po’. Eli lo prende senza nemmeno guardarlo in faccia e Stiles davvero non capisce. “Ehi, ragazzino. Che succede?”

“Mi dispiace” sussurra solo.

“Per cosa?”

“Per mio padre.”

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