44. Addio per sempre.

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Il respiro si fece sempre più affannoso, l'aria sempre più pesante nei polmoni, l'ansia che saliva ogni secondo che passava.

"Ci sono quasi, non andartene!"

Quanti voli! Non ci capiva niente con quei cartelloni luminosi.

"E ora come faccio?!"

Era ormai nel panico, quindi cercò di chiede informazioni a delle hostess che passavano di lì.

Le chiamò per attirare la loro attenzione,  si girarono con un po' di riluttanza e lo guardarono confuse e leggermente scocciate.

"Sapete dirmi se il volo per Seoul è già partito?" Chiese col fiatone.

Le due si guardarono l'un l'altra, sorrisero entrambe, sembravano pressoché divertite.

"Sei arrivato tardi, è già decollato da cinque minuti."

Quelle parole lo ferirono più di quanto lo fecero le botte, i tagli o gli insulti, si sentì morire. I suoi occhi diventarono sempre più lucidi.

"Tutto bene?"

"S-sì." Borbottò col poco fiato che gli era rimasto.

Dopodiché se ne andarono e lui rimase lì in piedi con le lacrime agli occhi. Il respiro si calmò, ma qualcosa appesantiva l'aria che gli entrava nei polmoni.

Puntò uno sguardo verso tutto il luogo che lo circondava, così grande da soffocarlo. I cartelloni luminosi che lo accecavano, il via vai di gente, il rumore dei bagagli che vengono controllati, imbarcati o scaricati, le mille voci...

Nella sua mente iniziarono ad accavallarsi sempre più pensieri.

Sunghoon, scusami, non ce l'ho fatta... Quanto vorrei stringerti in questo momento, giacere con te ancora una volta la notte, vedere il tuo dolce viso, sentire i tuoi respiri.
Hai fatto veramente tantissimo per me, mi hai salvato la vita! Eppure non mi hai potuto nemmeno abbracciare, consolarti. Sono imperdonabile!
Ti ricordi quando ti sono caduto addosso? Beh, ora ringrazio la scala rotta e quel maledetto dizionario che mi hanno permesso di incontrarti.
Chissà se i nostri destini si rincroceranno un giorno...

Dalla tasca della felpa tirò fuori una foto, era caduta a un fotografo alla pista di pattinaggio qualche giorno prima e decise di tenerla e custodirla gelosamente. Rappresentava il pattinatore, immortalato in pieno movimento verso l'obbiettivo, sembrava quasi uscire dalla carta, muoversi come se fosse vivo.

Era nel bel mezzo di una curva, la gamba destra era flessa e la sinistra rilassata, le braccia ricordavano quelle del Discobolo: formavano un arco quasi perfetto, la tensione muscolare rendeva la somiglianza ancora più evidente. Un altro particolare che lo faceva sembrare un'opera classica greca, era il suo collo: la pelle chiara che appariva come marmo, i tendini ben evidenti che sporgevano e il pomo d'adamo, anch'esso pareva scolpito in rilievo, esagerando appena persino, ma che dava alla sua figura ancora più eleganza e bellezza.

La luce artificiale sul suo viso lo risaltava con morbidi chiaroscuri e che esaltavano la mascella delicata.

Heeseung sorrise dolcemente alla sua visione così divina.

"Addio per sempre." Mormorò, prima di dare un bacino alla carta plastificata, bagnata successivamente da una lacrimuccia.

Dopodiché la strinse tra le mani e se la portò vicino al cuore e chiuse gli occhi, la sua anima lo stava cercando. Avrebbe racchiuso per sempre quella foto nella corazza di ghiaccio che si era costruito contro il mondo, sarebbe stato il suo tesoro nascosto.

Infine se la rimise in tasca e sospirò.

"Non ti ho nemmeno chiesto il numero, sono un deficiente!" Si rimproverò.

❄️Heart of ice❄️- HeehoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora