Michelle"La sintonia nasce tra chi ha
le stesse note dentro."
AnonimoDon't need those other numbers,
When I got my numbers one...'Te la farò pagare'
Questa frase mi sta infestando la mente, rimbombando in continuazione.
Non appena arrivo dinnanzi alla porta dell'abitazione della signora Anne , busso, rimanendo a fissare le mie dita. Cerco di pensare a qualcos'altro, ma se smetto di pensare alla lettera prendo a pensare alla vescica nell'interno coscia che mi brucia ogni qualvolta che cammino, per via della frizione della mia pelle malfatta contro i Jeans aderenti che ho addosso.
Maledizione, non avrei dovuto indossarli.
La porta dinnanzi a me si spalanca, presentandomi la portinaia Anne in tutta la sua dolcezza e con tanto di sorriso.
Sorrido a mia volta, ringraziandola per avermi fatto la colazione, mi fa piacere passare del tempo con lei, nonostante ci conosciamo da pochi giorni.
Mi fa cenno di entrare in casa ed io faccio come mi dice; varco la soglia, e un piccolo appartamento mi coglie di sorpresa.
Le pareti sono tutte bianche, la luce filtra dalle finestre, rendendo l'atmosfera meravigliosa.
Noto subito un piccolo salottino, con tanto di divano enorme e tv della medesima grandezza.
Un odore di waffle appena cotti assieme a bacon e uova è diffuso nell'aria, ho l'acquolina in bocca.
Seguo la donna sul balcone, esso é abbellito da un piccolo tavolino in legno, che quest'ultimo è tutto fuorché privo di cibo.
La tavola è imbandita da una tovaglia a scacchi rossa e bianca, al di sopra di essa vi sono piatti stracolmi di bacon croccante, uova strapazzate, waffle al cioccolato e succo all'arancia.
Sorrido appena, è la prima volta dopo anni che mi si presenti sul tavolo una colazione ,già pronta, del genere.
«Prego, siediti pure.» Mi sorride Anne, facendomi cenno di sedermi. Ed io annuisco, sedendomi di fianco alla donna.
Lei prende a riempirsi il piatto con uova e bacon, io invece, timidamente, acchiappo solamente un solo waffle, successivamente prendo a guardarla, portando entrambe le braccia lungo i fianchi.
Sorrido a disagio, non mangio davanti a qualcuno da troppo tempo e mi fa strano essere seduta al tavolo con qualcuno che non sia la solitudine.
Non appena vedo la signora iniziare a mangiare la seguo, mangiando piano e a piccole dosi.
«Michi, ti ho chiesto di fare colazione con me perché ti volevo parlare di una cosa che mi preoccupa...» Prende parola lei, rompendo il ghiaccio. Io mi agito sul posto, cosa significa?
Forse ha capito che non merito niente di tutto ciò, forse mio padre l'ha chiamata in qualche modo, oddio, e se l'avesse fatto per davvero?
«Ti turba qualcosa?» La sua domanda plana in picchiata al mio condotto uditivo. Che vuol dire questo? La fisso perplessa, non sapendo bene come replicare. Lei pare accorgersene, perciò si affretta a spiegare.
«Stamattina, stavo venendo a bussare da te per darti la posta. Non appena sono arrivata davanti alla porta ho sentito delle urla, forse non ti sei accorta ma hai lasciato la porta del balconcino aperta, spesso capita anche ad altri del condominio, ma ciò non è importante, l'importante è sapere cos'è successo, sei sicura di star bene?»Non sono mai stata il tipo di persona a cui piace parlare di se stessa, infatti non parlo mai di me, soprattutto perché non ne ho mai avuto occasione .
Parlare di me significherebbe ritornare a pensare a ciò che ho subito, significherebbe ripetere tutte quelle vicende che mi hanno cambiata, e che mi porta a domandarmi se, dopotutto, io mi sia meritata tutto ciò. Ma soprattutto, cosa che mi perseguita, vedrebbero quanto io sia vulnerabile e fragile nella realtà, e giuro su dio che non succederà più. Il mio ,ormai, passato mi ha aiutata a far crescere la corazza che ormai riveste la mia persona per autodifesa, e a me sta bene così.
'l'importante è sapere cos'è successo, sei sicura di star bene?'
Questa stupida frase attanaglia la mia mente, da troppo tempo. Sono passate ore e ore, ed io sono seduta qui, sulla panca finestra rivestita e contornata da cuscini. Continuo a fissare la pioggia che ricade sullo spalto, immersa fra pensieri. Le interessava sul serio come io stessi? Oppure era solo pena quando, come ha detto lei, mi ha sentita urlare. Ho abbassato fin troppo la guardia, ed ora mi sto incolpando per questo. Chiudo gli occhi, sfiorandomi la cicatrice al mio basso ventre.
Se non fosse stato per me, ora lei sarebbe ancora qui, mio padre non avrebbe mai fatto tutto ciò che mi ha fatto e non mi odierebbe.
Delle lacrime rigano le mie guance leggermente rosee per il freddo.
Mi sento proprio persa, sperduta, sola.
Sospiro, rannicchiandomi sulla panca sotto di me, le cuffie vibrano, riproducendo in loop la mia canzone preferita: Tango.
Essa mi culla dolcemente per minuti interi, fin quando non mi addormento in lacrime.
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OPPOSITE POLES
Teen FictionNel cuore di una giovane ragazza si nasconde una forza inarrestabile, un sorriso che cela cicatrici profonde. Michelle Price ha vissuto l'inferno in una casa che avrebbe dovuto essere il suo rifugio, ma che si è trasformata in una prigione di abusi...