10. Swim careless, and Watch out for high tide.

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Pronti? Sono tornata🙈

👙

Michelle

"Ciò che sappiamo è una goccia,
ciò che ignoriamo è un oceano"
Isaac Newton

I'm exercising demons,
got 'em runnin' 'round the block now...

Busso alla porta di Tommy. La melodia classica, che stava scivolando fuori dal piccolo foro in basso della porta, cessa immediatamente, lasciando avvolgere nuovamente l'intero corridoio dal silenzio abissale.
Dei piccoli passi leggeri ma rumorosi saltano all'orecchio, fanno capolinea dinnanzi alla porta per poi dissolversi all'improvviso.
Corrugo le sopracciglia perplessa.
La serratura scatta, e poi la porta della stanza del bambino si spalanca, presentandosi davanti a me con un pennarello in mano. Mi guarda impassibile per i primi secondi, fino a che non apre bocca: «Ti ho detto che voglio stare solo.» Sussurra, senza far trasparire alcuna emozione dal volto. Successivamente, si volta ancora, pronto a richiudere la porta. Ma non gli permetto di farlo, perché la blocco infilandocivi dentro piede. «Tommy, ti chiedo scusa. Non era mia intenzione andarmene in quel modo e lasciarti da solo a fare i compiti. Ti sei offeso, lo so, ma voglio rimediare, e se tu venissi giù con me... mi daresti l'opportunità di provarci almeno.» Sussurro, fissando la porta semichiusa davanti a me. Lui non fiata, non mi guarda nemmeno.
Socchiudo le labbra, me le umidisco leggermente.
Ma nessuno dei due fiata, e perciò mi ritrovo a sospirare affranta, per poi allontanarmi dalla porta. «Ricevuto. Vado a sistemare giù e poi me ne vado» Annuisco con il capo, per poi scendere giù in cucina. Fisso tutti i piatti sporchi, l'isola con delle teglie sopra e carta stagnola ovunque. Le saccaposche di vari colori appoggiate sul ripiano, ciotole con praline di cioccolato e colorate qua e la. Pensavo veramente che gli sarebbe piaciuto. Acchiappo uno dei cupcake appena sfornati, applico una delle creme preparate da me e infine ci faccio cadere sopra alla glassa un po' di praline colorate. Infine, lo mordo, appoggiandomi al bancone con i gomiti.
La crema al burro innonda i miei sensi, avvolgendoli e addolcendo il mio palato.
La vaniglia dell'impasto solletica la mia lingua, impastandola completamente. Sorrido. L'unica cosa buona di oggi è che mi sono venuti bene.

Rimango a fissare per l'ennesima volta il divano dinnanzi a me; sono passate esattamente due ore da quando ho preparato i cupcake per Tommy.
Lui, però, non si è fatto vivo. Sposto lo sguardo sull'orologio appeso alla parete, e noto che siano le dieci passate. Sospiro nuovamente, per poi passarmi una mano sul viso e in seguito sbadigliare. Muovo le dita dei miei piedi racchiusi in delle calze a fantasmino, e facendo ciò la stanchezza inizia a farsi sentire. Il sonno aumenta, così come il dolore ai polpacci che segna la stanchezza fisica. Il mio corpo sta cedendo, così come le mie palpebre. Pian piano si chiudono, e ciò porta a farmi sedere sullo sgabello. Un altro sbadiglio scivola fuori dalle mie labbra, dopodiché le mie palpebre si chiudono lentamente. Facendomi scivolare in un sonno profondo.

***

Bianco. È tutto bianco.
Ora il colore prende a lampeggiare e d'improvviso mi si presentano davanti degli occhi color salvia. Tutto attorno a me prende a girare lentamente, la visuale delle iridi prende a diminuire, rendendo visibile un naso piccolo e all'insù e dei lineamenti familiari.
«Michelle» sussurra, dopodiché compare l'immagine intera del viso di mia madre.
«Ti voglio bene Rapunzel», dice, per poi accarezzare la mia guancia sinistra.
Sussulto a quel contatto, confusa. Non era morta? «Ti voglio bene Rapunzel» ripete, e la voglia di accoccolarmi tra le sue braccia aumenta. Mi è mancata così tanto...
Scatto in avanti, per abbracciarla. E non appena faccio ciò,  sfioro la sua figura per qualche istante, fino a quando il suo corpo si sgretola in particelle d'acqua e finisco con le ginocchia a terra. Alzo lo sguardo confusa, e noto che di mia madre non vi è più traccia.
Non faccio nemmeno in tempo a pensare a qualcosa, che tutto attorno a me prende a colorirsi di grigio chiaro,  fino a sfumarsi con uno più scuro e arrivare a diventare tutto nero attorno a me. Qualcosa mi colpisce alla schiena d'improvviso, facendomi voltare e cadere con il sedere a terra. «Tu! Dove scappi?!» La voce acida di mio padre mi penetra le orecchie, e la sua immagine compare di fronte a me.
No.  No. No. No. No.
Non può essere.
«Sei solo una puttana» urla, per poi tirarmi un ceffone in pieno viso.  Talmente tanto forte che la testa prende a girare velocemente, gli occhi mi si capovolgono all'indietro e la mia schiena cade al suolo.

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