12. An unusual party

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🪩


Michelle


"Il mare è il tuo specchio: contempli la tua anima nel volgersi infinito dell'onda che rotola."
Anonimo.



Girlsjust wanna have fun.


Porto l'indice sopra al mento, rimanendo a fissare l'abito color porpora e dal tessuto un po' sgualcito. Sarà adatto per questa sera?
Continuo a domandarmi, esausta. In seguito sbuffo, per poi sfilarmi la maglietta e infine i jeans che indosso. Successivamente, svogliata più di prima, m'infilo il piccolo abito che mi porto dietro da Genova.
Senza indugiare oltre, mi avvicino allo specchio che incornicia la parete adiacente alla finestra della mia camera, ed una volta arrivata dinnanzi alla superficie riflettente, i miei occhi prendono a scrutare imperterriti la mia figura striminzita. Il vestito si modella interamente al mio corpo, lasciando allo scoperto il petto per via della scollatura quadrata e le spalle. Le mie cosce lucenti e grandi sfuggono dalla stoffa, tanto che devo abbassare l'indumento il più possibile per non farmi sentire a disagio. Mi volto sul lato, facendo scorrere il mio sguardo lungo il mio sedere, che per via del tessuto aderente, il volume di esso è aumentato. È troppo. Decisamente troppo. Deglutisco rumorosamente, prendendo a immaginare le occhiatacce da parte dei ragazzi che riceverei alla festa se solo mettessi questo vestito.  No, non se ne parla. Prima che la nausea prenda il possesso del mio corpo, abbasso le spalline dell'indumento, per poi sfilarlo velocemente. Forse è meglio mettere un jeans.
Di fretta acciuffo il pigiama che indossavo precedentemente, ed una volta indossato, lego i capelli in una crocchia disordinata. Ripongo ordinatamente l'abito nell'armadio, e dopodiché, il mio sguardo punta la finestra, proprio come se essa mi avesse richiamata. Ed è qui che la mente sfugge via dal presente, tornando a ricordare a ciò che ho visto questa notte; La mano di Wayne che s'infilava furtivamente nella tasca di un uomo dai capelli rossastri.
Quella bustina bianca. Quella scatola di cartone.
Cosa diamine ci faceva li?
Appoggio una mano al di sopra del vetro, e puntando lo sguardo lungo la recinzione che costeggia quel grande parco di fronte al mio palazzo, le mie sopracciglia si aggrottano.
«Che cosa conteneva quella scatola?» Domando a me stessa, rimanendo a fissare il punto preciso in cui si trovava Wayne. Perché sembrava stesse facendo qualcosa di illegale?
Deduco che lo fosse dal modo in cui si muoveva, ma soprattutto dall'orario. Chi è che si vedrebbe con qualcuno nel bel mezzo della notte per scambiarsi scatole e bustine bianche?
Spaccia? È un criminale? E se invec...
Dei colpi alla porta d'ingresso riportano la mia mente sul pianeta terra. È arrivata Anne.
Ci metto qualche secondo per scacciare dalla mente i ricordi di questa notte, e ammetto che vedere un uomo, a tutti gli effetti ricco e dalla vita perfetta, trovarsi in un posto del genere ad un orario impensabile, mi abbia lasciata scombussolata e incuriosita talmente tanto, che il voler sapere cosa diavolo ci facesse in quel posto, aumenta a dismisura. Con la testa occupata da domande, corro ad aprire alla signora Anne, che ha aspettato fin troppo.
Mi porto una ciocca di capelli dietro all'orecchio, e non appena arrivo dinnanzi all'entrata del mio appartamento, spalanco la porta, ritrovandomi davanti la mia portinaia preferita. Quest'ultima possiede tra le mani un cesto di legno chiaro, pieno zeppo di lamponi. I miei occhi s'illuminano. «Buongiorno! Li ho raccolti stamattina!» Esclama lei, sorpassandomi. «Conservali nel frigorifero in un contenitore ermetico, preferibilmente foderato con carta assorbente per ridurre l'umidità» Aggiunge la donna, per poi appoggiare la cassa sul tavolo. «Ma quanti sono?» domando, avvicinandomi a lei. «Che importanza ha? Mi raccomando, non lavarli fin quando non li consumi, sennò rischi di farli ammuffire!» La sua voce squillante fa apparire un gran sorriso tra le mie labbra.
I lamponi sono talmente tanti, che la mia mente ha già dei piani per poterli consumare tutti. Già m'immagino a farci una Cheesecake, oppure una marmellata da poter inserire in dei Muffin, o riempire una crostata. «Grazie mille.» Sorrido, per poi avvolgere le mie braccia attorno a lei, schiudendo un lungo abbraccio caloroso.
«Di niente. Quando hai bisogno sono qui. Ora andiamo?» Mi domanda lei, staccandosi dalla sottoscritta. Rimango a fissarla, ripensando a ciò che mi abbia appena detto. 'Quando hai bisogno sono qui.' , Davvero?
«Si, andiamo.» Sorrido, per poi correre a prendere la mia amatissima giacca a vento appesa. Prevedo una bella giornata in compagnia di questa donna.

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