DICIOTTO

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Sono stati gli attimi peggiori da quando sono entrata ad amici però sono passati, sono filati lisci per quanto io mi sia spaventata. Ci hanno tolto le maglie però fortunatamente l'ho ripresa subito, e menomale perché non so cosa avrei fatto se non fossi riuscita ad accedere dopo tutti i miei sforzi. Adesso però posso rilassarmi almeno per qualche ora: sono ufficialmente al serale!

«Venite tutti, abbracciamoci.» Ci chiama verso di se Mattia, allargando le braccia. Mi precipito subito da lui infilandomi sotto la sua ascella con un sorriso enorme sul viso che niente riuscirà a togliermi. «Allora... è una perla eh. Nella vita non si molla mai, l'unica cosa che si molla è il biscotto nel latte a mezzanotte che poi si raccoglie col cucchiaino.»

«Ooooh». Ridiamo tutti battendo le mani.

«Siamo al serale principessa.» Sento due mani sui miei fianchi e prima che riesca a realizzarlo Wax mi ha sollevato in aria tenendomi stretta. Lo abbraccio ridendo, aggrappandomi a lui per non cadere.

«Siamo al serale!» Strillo nel serale, senza riuscire a trattenere l'emozione.

@carolina.ramirez

Caro!Party? #amici22

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Caro!
Party? #amici22

Stiamo festeggiando come è giusto che sia, l'ultimo momento di relax prima di iniziare la corsa del serale, senza avere più momento di riposo e spensieratezza. Ci siamo fatti belli, indossando i nostri abiti migliori e truccandoci, per passare una bellissima serata tutti insieme. Abbiamo mangiato da star male, dopo aver cucinato tutti insieme una cena deliziosa, conclusasi con un buonissimo dolce fatto da Megan e Benedetta. Adesso sono distrutta, dopo aver passato una serata a ridere e scherzare. Mi fa male la mascella, oltre che la pancia, per le risate.

«Che stanchezza.» Sospiro sorridente, tenendomi al braccio di Wax. Il rosso mi sorregge come fossi ubriaca, nonostante io sia perfettamente sobria, con un sorriso sghembo sul viso. Mi butto sul divanetto, inspirando l'aria fresca di metà marzo.

«Sei bellissima stasera, anche se non te l'ho detto.» Si appoggia al muro buttando fuori il fumo (ricordiamo: dell'unica sigaretta concessagli dalla mia strettissima dieta anti-fumo).

Sorrido arrossendo, senza degnarlo di una risposta, per la vergogna. Lo sento ridacchiare, consapevole dell'effetto che ogni volta i suoi complimenti mi causano.

«Non ci credo di essere davvero arrivata fin qui.» Poso la testa all'indietro sullo schienale, lasciandomi andare ad un sorriso soddisfatto.

«Te lo meriti.»

«Ce lo meritiamo.» Gli ricordo. «Vorrei essere felice e invece mi ricordo che è solo l'inizio e sabato potrei già essere fuori.» Sospiro.

«Al massimo io, tu arriverai infondo.» Butta nel posacenere la sigaretta ormai finita e spenta. «Sei la ballerina migliore qua dentro.» Si siede accanto a me.

«E tu il cantante allora. Non sarai quello più intonato ma sei quello che ha più cose da dire, che ogni volta che scrivi delle barre lasci tutti con il fiato sospeso, con il bisogno di ascoltare fino all'ultima sillaba.» Poso la testa sulla sua spalla.

«Sai la prima volta che ti ho visto ballare ho notato subito quanto fossi brava, pur non intendendomene era evidente, lampante che fossi più brava della sfidante». Sorrido, dopo tutto lei era la sua 'ex' e sentirmi dire da lui che artisticamente mi preferisce mi fa molto piacere. «però all'inizio credevo che fossi una ragazza frivola, eri sempre così allegra e sorridente, parlavi con chiunque e ti comportavi come fossi qui dal primo momento e invece eri appena entrata.»

«Non mi sopportavi?» Lo guardo sorridente.

«Per niente.» Ridiamo entrambi. «Poi abbiamo iniziato a parlare e più lo facevamo più mi rendevo conto di quanto fossi profonda, altroché se lo sei, hai un'anima pura, come mi dici sempre tu, quella che io cerco sempre di mettere dentro le mie canzoni. Sei diventata una fonte di ispirazione, mi hai spinto a non sbagliare più, a maturare, a mettere tutto nella musica. Più mi parlavi più a me veniva voglia di ascoltarti e per la prima volta mi veniva voglia di fare lo stesso.»

«Hai imparato ad aprirti, almeno un po'.» Annuisco.

«Solo con te, comunque.» Mi scappa l'ennesimo sorriso.

«Sei l'unico che riesce a farmi sentire importante.» Confesso.

«Tu SEI importante.»

«Non lo sono mai stata per nessuno.»

«La tua importanza non deriva da qualcuno, viene da te, viene da qui.» Punta l'indice al centro del mio petto. «Ce l'hai dentro e solo perché io la riconosco non significa che tu ce l'abbia, e solo perché tua madre non l'ha mai riconosciuta non significa che tu non sia importante. Tu sei importante principessa e lo sei sempre stata.» Sento gli occhi diventarmi lucidi e stringo le labbra per non piangere.

«Come fai a dire di non essere bravo a parlare?» Lo prendo in giro, causandogli un piccolo sorriso.

«Non mi piace farlo.» Stavolta è lui a posare la testa sulla mia spalla. «Non con gli altri almeno.»

Restiamo secondi interi in silenzio, un silenzio Pacifico e tranquillo, senza imbarazzo, un silenzio di calma. Afferra le mie gambe appoggiandole sulle sue, mentre prende a sfilarmi i lacci dei tacchi.

«Che fai?» Aggrotto le sopracciglia, mentre lo guardo sfilarmi le scarpe e poggiarli in terra.

«Ti facevano male.» Non è una domanda ma una constatazione e mi sorprende che lui sia stato l'unico a notarlo. «E ci credo, guarda qua.» Osserva i cerotti sui miei piedi per le ferite delle punte, due dei quali insanguinati a causa dei tacchi che le hanno riaperte.

«Potevo resistere.» Sorrido abbassando lo sguardo.

«Perché devi soffrire in silenzio e sopportare, quando puoi dirmelo e risolviamo insieme?» Mi alza il mento con due dita. «Perché non lasci che ti aiuti princi? Non sei sola.»

Avrei tante cose da dire, eppure non trovo il coraggio. Rimango in silenzio, come un'idiota, per minuti, sotto il suo sguardo. Finché, comprensivo, non cambia discorso.

«È tardissimo.» Sospira, spostando le mie gambe dalle sue, dove erano rimaste nell'ultima mezz'ora, per poi alzarsi.

Mi allungo verso le scarpe per rimetterle, ma lui mi batte sul tempo e mi precede, rubandomele.

«Dai dammele, non posso camminare così.» Metto il broncio.

«Infatti non devi camminare.» Si mette in ginocchio davanti a me, dandomi le spalle. «Salta su.» Mi indica la sua schiena.

«Peso.» scuoto la testa.

«Muoviti.» Mi rimprovera.

«Posso camminare.»

«Principessa o sali da sola o ti prendo di peso, scelta tua.» Ordina, ma con un sorriso sul volto. Sospiro, allacciando le braccia al suo collo e girando le gambe intorno ai suoi fianchi.

Mi passa i tacchi che afferro tenendo a penzoloni, così adesso ha le mani libere per afferrare le mie cosce e tenermi stretta, così che non cada. Il viaggio dura relativamente poco, ma sono minuti bellissimi in cui mi sento al sicuro, riscaldata da suo calore corporeo e con la testa sulla sua schiena. Quando arriviamo nella mia stanza mi lascia sul materasso con delicatezza, per non svegliare Angelina e Federica, già addormentate. Dopo si gira e mi lascia un bacio sulla fronte.

«Buonanotte principessa.»

«Notte Teo.» Sussurro già mezza addormentata, vedendo la sua ombra volare via.

Platonic soulmates | WAXDove le storie prendono vita. Scoprilo ora