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Le due settimane, con Davide, erano volate. Non volevo ritornare a Milano, dalla mia stupida e noiosa vita da sedicenne. Era notte, ormai, e io e Davide eravamo fuori al balcone, lui però seduto sul parapetto. Era largo, quindi non c'era pericolo di cadere.
"A che pensi?" gli chiesi io andando vicino e accarezzandogli i capelli sempre annodati
"A domani" si, domani me ne dovevo andare e io non volevo.
"Dai Dà sono qui adesso"
"Si ma domani non sei più qui" disse guardandomi con gli occhi lucidi, li vedevo pure con il buio. Stammo a parlare, e a parlare e a parlare fino a quando non si fecero le 2 di notte.
"Mi dai il permesso di farti rilassare stasera?" mi chiese lui sensualmente
"Sono tutta tua" avevo bisogno di lui, di sentire ogni sfumatura di lui su di me. Mise dolcemente la sua mano sulla mia guancia e mi bació, e a pensare che domani non mi possa più dare i suoi baci pensai. Indossavo una sua maglietta e con una mossa me la tolse. Dalla bocca scese al collo e la sua mano dalla guancia attraversò tutto il mio corpo: il mio seno, la mia pancia ed infine arrivò all'elastico degli slip. Si mise sopra di me, senza farmi male e mi tolse gli slip, si staccó dal mio collo. Mise le mani sulle mie ginocchia e mi allargò di qualche centimetro le gambe. Iniziò e mi sentì in paradiso, inarcai la schiena e lui, per non farmi muovere troppo, mise le mani sui miei fianchi.
"Oh mio dio..... Davide..." dissi strattonandogli un po' i capelli. Il mio pensiero era fisso a domani, non riuscivo a non pensare il fatto che domani non vivrò più le emozioni di questo mese. Ma volevo concentrarmi al presente, al magnifico presente. Quando passava la lingua è come se vivessi in un altro mondo, era bravissimo. Ero ormai arrivata al culmine del piacere e venni.
"Grazie" dissi soltanto con il fiato corto. Fece una cosa che non mi aspettavo, mise la testa praticamente sul mio seno scoperto e mi cinse i fianchi con il suo braccio.
"Ora sei la mia ciccia" biasimó sulla mia pelle. Io, essendo scioccata non risposi.
"Capito?"
"Sei tutta mia" disse mettendo le dita al di sotto dell'elastico degli slip, io ansimai per un'attimo.
"Vado a fare la doccia" dissi io alzandomi. La mattina arrivò molto velocemente, purtroppo. Mi alzai controvoglia e Davide non c'era nel letto, era giù a fare colazione. Preparai la valigia per oggi pomeriggio e scesi giù. Mi mancherà questa casa, mi mancherà uscire con Davide, mi mancherà fare l'amore con Davide, mi mancherà il mio brutto.
"Ehi piccola" mi disse lui venendomi a dare un bacio sulla guancia.
"Brutto" stammo a parlare per il resto della mattinata e in un batter d'occhio arrivò il pomeriggio. Iniziammo ad andare in stazione e in macchina nessuno osava fiatare. Con qualche difficoltà cercammo il mio binario e aspettammo il treno.
"Mi mancherai" mi disse soltanto lui
"Anche tu brutto. Tanto" dissi portando le mie braccia al suo collo. Ci staccammo e vediamo che il mio treno stava arrivando. Lui mi prese le guance e mi baciò, come quella volta nel bagno pubblico. Il treno si fermò, segno che i passeggeri dovevano o scendere o salire.
"Ti amo" Davide mi ha detto ti amo, non ci credevo, per niente. Non risposi, gli diedi solo un leggero bacio a stampo prima di salire sul treno. Mi incamminai verso il mio binario e mi sentii chiamare da dietro.
"Bianca" mi girai e vidi Davide fare giù e su con la punta e il tallone del piede, grattandosi la nuca e gli occhi che stavano per scoppiare
"Promettimi che..... che ritorni" disse con la voce tremolante. Scoppiai a piangere, e lui con me. Mancavano ancora 5 minuti alla partenza del treno, avevo tempo per un abbraccio, l'ultimo abbraccio. Andai da lui correndo, come la prima volta, mi abbraccio forte quasi fino a non farmi respirare
"Ti amo anche io Dà" gli dissi piangendo. Ci stacchiamo e gli diedi un bacio a stampo. Ormai era arrivata l'ora, l'ora di lasciare tutto. Non mi voltai indietro, salii le scale e mi misi a cercare il mio posto. Lo trovai e posai tutte le mie cose. Vidi Davide dal finestrino del treno asciugarsi le lacrime, restai, fino a quando io treno non partì, come una deficiente a sventolare la mano per salutarlo, come quando sei alle elementari e vuoi salutare tua madre dal pullman. Appena il treno partì stavo per avere un mio solito attacco d'ansia: ogni due per tre mi mangiavo le unghie, la mia gamba destra che faceva su e giù velocemente, tanto da dover mettere una mano sul ginocchio. Il telefono vibrò: era Davide.
Davide💜
Scrivimi quando sei a casa.
Risposi con un semplice "okay💜". Volevo dormire ma avevo paura di fare un mio incubo dei tanti, quindi restai sveglia a pensare alle sue labbra, ai suoi occhi e ai suoi capelli.
Insomma, pensavo a lui.

Si è presa tutto💜 ~davide mattei~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora