N:<kate, svegliati cucciola, sono le 6:30> come ogni mattina, Noah mi viene a svegliare e proprio come ogni mattina rispondo con un solito mugolio, non ho intenzione di girarmi, capisco che il piumone è sceso sotto le natiche e avendo solo le mutandine i segni che ieri Thomas ha lasciato sul mio didietro sono ben evidenti, mi vergogno troppo, nonostante non è la prima volta che mi vede in queste condizioni.
Tento di fare finta di nulla continuando a schiacciare la faccia contro i cuscini per tentare di riaddormentarmi per altri dieci minuti ma la voce roca di Thomas che fa capolino nella stanza non fa che farmi diventare un fascio di nervi.
T:<Kate dai, alzati su! Dobbiamo anche mettere la crema sul culetto sennò oggi a scuola impazzisci> vi sembra che mi sia mossa dopo l'ennesimo richiamo? Ovviamente no! Voglio godermi i miei ultimi dieci minuti di pace di questa giornata e non ho minimamente intenzione di girarmi e guardarlo con quella faccia di culo che si ritrova. Perciò, continuerò ad ignorarlo🤷🏻♀️
Credo che neanche due minuti dopo non sentii più la morbidezza delle lenzuola che caratterizzava il mio adorato letto ma fui piuttosto sbattuta contro un osso troppo duro per potersi riposare durante il tragitto che collegava la mia stanza al bagno. Thomas con la delicatezza di un mammut che entra in una cristalleria mi aveva sollevato dal letto, caricato sulla sua spalla come un sacco di patate e buttato dentro la vasca da bagno, il bastardo!!!
K:<ma che cazzo fai?!! Coglione!!> in quel momento non pensai alle conseguenze che ci sarebbero state non appena quelle parole sarebbero arrivate alle sue orecchie, volevo solo insultarlo per ieri sera e adesso per la vasca, non mi interessava più nulla!
Mi bastò alzare gli occhi in un gesto quasi involontario per vedere la sua espressione. Gli occhi chiusi in due fessure e la bocca stretta in una linea. le mani tremavano per il nervoso e la cosa più spaventosa e fuori dal normale era che mi guardava solamente senza emettere un suono o spostarsi di un solo centimetro.
Decisi di far finta di nulla e pensai che una volta nella vasca era inutile rovinare l'acqua così decisi di togliere la canottiera e le mutandine e di lavarmi. Thomas in tutto ciò continuó a non parlare, semplicemente uscì dal bagno.Senza rivolgergli neanche un'occhiata finii di lavarmi e uscì dalla vasca, mi vestii e tutto ma non appena i jeans toccarono le mie chiappe il bruciore fu talmente tanto da farmi venire le lacrime agli occhi. Con i nervi a mille che per colpa di quel troglodita di mio fratello non potevo mettere i miei jens preferiti visto che oggi sarebbe tornato il ragazzo per cui avevo una cotta allucinante ormai da qualche anno e, con tanta frustrazione, tornai a frugare nell'armadio alla ricerca di un pantalone della tuta che potesse aderire di meno con la mia pelle e procurarmi meno dolore. In quel momento però vidi che sulla porta, appoggiato con la spalla al cornicione, c'era Thomas.
Non riuscì a contenermi e con tutta la rabbia in corpo lo raggiunsi e iniziai a colpirlo sul petto.
K: <STRONZO!!! NON TI SOPPORTO PIÙ, A TE E ALLE TUE PUNIZIONI DEL CAZZO!> iniziai a gridargli tutto ciò che pensavo senza pensare a ciò che sarebbe successo se i miei fratelli fossero intervenuti.T:< Kate basta.> queste furono le uniche parole che disse. Non tentò di bloccare i miei pugni. Continuai a colpirlo con tutta la forza e la rabbia che avevo in corpo e solo quando si accorse che ormai ero esausta e anche le lacrime che scesero si seccano sulla mia pelle, il suo palmo sinistro si schiantò violentemente contro la mia guancia destra. la testa ruotó di qualche grado e quando capí ciò che veramente aveva fatto lo superai senza neanche guardarlo per uscire di casa.
Non mi chiamò per non farmi uscire da quella cazzo di casa che orami era diventata simile ad una gabbia e così superai la porta d'ingresso.
Nella mia testa mi promettevo che non gli avrei parlato per tanto tempo a lui e a chiunque altro si sarebbe schierato dalla sua parte. mi promettevo che non gli avrei mai più concesso questo comportamento verso di me perché si che ero più piccola di loro ma anche io meritavo rispetto.
Quando guardai l'ora nel cellulare preso per caso per ascoltare un po' di musica vidi che ormai erano le nove meno venti ed era inutile dirigermi verso la scuola perché non sarei arrivata neanche ad entrare a seconda ora. Decidi piuttosto di dirigermi dalla parte opposta. Vicino casa c'era un parco in cui i miei fratelli mi portavano quand'ero più piccola e decisi di passare là quella mattina.
Dopo più di un'ora seduta su una panchina del parco mi si affianca un ragazzo. Sono indecisa se spostarmi o meno ma vedendo tutte le altre panchine occupate decido di rimanere seduta lì. Sembra un bravo ragazzo, non credo sia ubriaco o robe del genere quindi penso di poter stare tranquilla. Continuo ad ascoltare musica in santa pace fino a quando nom vedo che mi porge una sigaretta accesa, confusa dal suo gesto tolgo gli auricolari e la guardo <vuoi?> la voglio? In realtà non molto ma la voglia di portare al limite é più forte della mia razionalità <grazie> l'afferro e gli rivolgo un sorriso a trentadue denti. aspetto che recuperi l'accendino e poi iniziamo a fumare insieme.
probabilmente quando tornerò a casa i miei fratelli sentiranno l'odore ma che vuoi che sia, ormai qualunque cosa faccio è sbagliata...inizio a pensare che l'errore sono proprio io. Se non ci fossi io sarebbero liberi di fare tutto quello che vogliono mentre io li costringo ad avere delle responsabilità sulle spalle.
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My brothers
Teen FictionGenitori morti e quattro fratelli. Era il 2006 quando tre ragazzi e una bambina vengono abbandonati davanti l'ingresso dell'orfanotrofio Santa Clelia, a Los Angeles. Quando Thomas Malik, Il più grande tra i fratelli, compie 18 anni cerca di ottene...