Sono nella centrale di polizia, ma mio padre non arriva. Intanto mi fanno delle domande per sapere cosa stava succedendo e perché, soprattutto.
Devi solo dire la verità. Non è difficile, non hai scatenato tu la rissa. O forse sì?
"Guarda un po', un altro ragazzo che fa rissa con i più deboli..." dice il primo poliziotto che passa di lì.
"Ma non è vero! Non sa com'è andata!" gli urlo io infuriato. Lui non sa come stanno le cose e questa cosa mi fa arrabbiare ancora di più, giudica senza sapere le cose!
"Allora raccontami tutto insolente" dice con tono calmo, anche se la frase era offensiva.
"Non è come sembra, mi deve credere!" sto cercando di farmi credere fin da subito.
Le manette mi fanno malissimo ai polsi perché continuo a muovere le mani con molta ansia.
Ma non hai fatto niente, non sei colpevole. O forse è tutta colpa tua?
Sto cominciando a sudare, le goccioline che scendono dai miei capelli spettinati dal vento, quando ad un certo punto chiudo gli occhi e appena li riapro mi ritrovo in un bosco. Non sono solo, ma ho la vista offuscata e non riesco a vedere oltre un metro da me. Sono molto spaesato ma riesco a intravedere la cupola dei Luckers in lontananza e un fuoco vicino ai miei piedi. Forse una delle persone è Diana?
"Ehi, ci sei?" mi sta dicendo lei. "Ehi svegliati!" ma la voce...è quella del poliziotto?!
Chiudo e riapro di nuovo gli occhi e sono in centrale di nuovo. Non dirmi che è stato un altro sogno!
"Tutto bene ragazzo? Hai chiuso gli occhi e sembrava che fossi in trance..." dice lui.
"S-si c-credo" rispondo balbettando. Lui mi porta un bicchiere d'acqua e cominciamo a parlare di quello che è successo prima e del motivo per il quale io sono qui. Gli racconto quindi tutta la storia di Steven, di ieri mattina quando ho aiutato Diana e della rissa di prima.
"Allora perché sei tu qui in centrale e non quello Steven di cui mi stai parlando?" dice dopo il mio racconto. "Raccontami bene il momento della rissa, perché quando siamo arrivati noi era lui quello pieno di sangue. Dimmi se sbaglio."
Aveva ragione, non aveva torto. Io non riuscivo a smettere di picchiarlo perché vederlo soffrire mi faceva stare bene. Forse sono un mostro. Forse è giusto che io sia qui, in prigione, e probabilmente mio padre non mi verrà mai a prendere.
All'improvviso arriva Diana correndo e facendosi spazio tra la folla di persone che c'è in centrale. Il poliziotto vicino a me va via e lascia la sedia per Diana, ha capito che vogliamo parlare forse.
"Ma sei pazzo?" mi dice lei arrabbiata e spaventata allo stesso tempo.
"Dovevo farlo...mi dispiace" dico io dispiaciuto.
"E ora, che facciamo?"
"Non so, pensavo che mio padre venisse a prendermi ma non è ancora venuto. Magari me lo merito."
"Stai scherzando spero?!" urla lei. "Non è colpa tua, è colpa di quello..."
"Non urlare!" dico io prima che possa peggiorare la situazione, anche se la vedo difficile. I suoi occhi verde scuro mi guardano con delusione ed è una sensazione orrenda. Deludere una persona che ti vuole bene, o almeno credo mi voglia bene. Ma dopo questo fatto probabilmente si allontanerà da me, visto che la mia reputazione sarà distrutta.
"Come facciamo a farti uscire allora?" dice lei dopo essersi calmata un po'.
"Abbiamo tre opzioni: o mio padre mi viene a prendere, o qualcuno paga la cauzione oppure...oppure devo fuggire"
"Allora pagherò la cauzione!" risponde lei.
"Non scherzare! Sai quanto costa?! Troppo e non ti permetterò di spendere tutti quei soldi per me!" ormai le sto urlando contro.
Lei sta fissando i miei occhi di colore diverso, la mia eterocromia. Si è calmata, ma questa ultima frase che ho urlato l'ha fatta arrabbiare di nuovo.
"Allora arrangiati." dice lei subito prima di uscire velocemente dalla centrale, sbattendo la porta. Silenzio. Non riesco a pensare a niente. Tutte queste cose successe molto velocemente, non riesco a sopportarle. La porta si apre in continuazione, le persone continuano a parlare, continuo a pensare al discorso appena avuto con Diana. Mi gira la testa e vedo tutto offuscato.
Mi accascio sulla sedia, chiudo gli occhi, svenuto.
"Ehi, sei ancora con noi?" dice il poliziotto scrollandomi la spalla. Io piano piano riprendo i sensi e vedo tutti che mi guardano confusi. Che imbarazzo. È successo ancora, ma stavolta non ho avuto visioni strane.
Il poliziotto mi porta via, mentre mi dà un bicchiere d'acqua che ingurgito velocemente. Mi porge una tuta intera arancione, quella dei prigionieri. Adesso devo fare la foto con le manette, la tuta e il cartello con il numero e il mio cognome.
"Cambiati velocemente e vieni subito qui" mi dice il poliziotto, che vedo si chiama Henry. Faccio un cenno di sì con la testa e mi cambio.
Non sarà facile Liam, ma scommetto che ce la puoi fare. Sei forte. E troverai il modo di uscire, a qualunque costo. Scoprirai anche perché tuo padre non è venuto a prenderti, nasconde qualcosa di sicuro.
Dopo ciò, Henry mi accompagna in cella. È buia, fredda e umida.
Fai un grande respiro e ce la farai.
"Ok ragazzo, questa sarà la tua casa per i prossimi giorni o mesi..." dice lui, neanche troppo dispiaciuto.
Entro e capisco che sono nei guai. Non ho nessuno, solo me stesso.
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The Luckers
FantasyDopo un attacco tanti anni fa, Liam si ritrova a dover vivere in un mondo rinchiuso, senza poter uscire dalla cupola e deve combattere battaglie morali e reali. Fino a quando non conosce Diana, ragazza fantastica che sconvolgerà letteralmente la sua...