4. Dietro le sbarre

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Giorno I

Si comincia.

Questa notte non ho dormito. Per niente. Momenti che mi tormentavano e che mi tormentano ancora ora, brutti ricordi, incubi. Le cose da fare dietro le sbarre sono davvero molto limitate e quindi sarà difficile far passare il tempo. Non ho mai pensato a cosa significa essere bloccati, senza poter uscire e soprattutto senza qualcuno su cui contare. Due volte a settimana posso ricevere delle visite da una sola persona, che possono durare massimo 5 minuti. Spero di restare qua dentro il meno possibile.

"Tutti svegli!" urla Henry passando tra le celle e sbattendo un legno rumorosamente contro le sbarre, in modo da svegliare anche quelli che dormono profondamente. Legno... il mio bō! Devo averlo perché uno dei suoi poteri, quando c'è una profonda connessione con il possessore, è di frantumare tutto ciò che tocca.

Cammino insieme agli altri prigionieri verso la sala comune e già capisco che sarà complicato entrare in questa comunità di persone che hanno commesso crimini.

Lo hai fatto anche tu. È inutile che tu li veda come criminali, perché sono nelle tue stesse condizioni.

È vero. Siamo nella stessa barca. Come se non bastasse, mio padre, che è il Re, non ha fatto nulla per aiutarmi.

Magari non lo sa. No, lui sa tutto subito. Figurati se non viene a sapere tutto quello che faccio.

Ora che ci penso, perché mi ha lasciato qui? È davvero molto strano. Forse sta tramando qualcosa e non mi voleva tra i piedi. Non che mi dispiaccia questa cosa, però restare bloccato qui in prigione, meglio di no.

Quando lo stato sarà più debole.

Ancora questa frase. Vogliono fare qualcosa contro mio padre e, visto che ora non sono a casa, questa cosa non mi tocca minimamente. Spero che gli rubino il potere, il trono e tutto il suo narcisismo.

La colazione è una poltiglia molle, dall'aspetto tutto tranne che invitante e un misero pezzo di pane secco. Prendo un cucchiaio vicino alla ciotola con la colazione, probabilmente usato da centinaia di altre persone prima di me, e comincio a ingurgitare questo pasto. Mentre mangio, molte persone di altre zone della prigione si avvicinano per vedere chi sono, come sono e perché sono qui.

Ti vedono come uno di loro.

"Oh, guarda Molly, un altro di quei ragazzi che vende droga in giro!" urla un signore alle mie spalle.

Subito dopo si sente una signora ridere in modo inquietante, con una voce roca e la gola secca.

O forse no. Meglio così, no? Devo trovare il modo di uscire da qui presto, prima che capiscano cosa voglio fare. Altrimenti si metterebbero con me...o contro di me.

"Non sapete perché sono qui. E probabilmente non lo saprete." gli dico senza guardarli.

Lui se ne va via con una smorfia sul viso, che è un misto tra rabbia e divertimento. Lei invece torna e mi rovescia tutta la zuppa sul tavolo.

Stai calmo. Non è il momento di arrabbiarti. O di avere vendetta.

Non riesco a stare calmo e mentre Molly si sta per sedere, le faccio uno sgambetto. La sua zuppa finisce sul tavolo e la sua faccia dentro di essa. Quando si rialza, è piena di quella poltiglia ed è rossa come un pomodoro. Ma subito capisco che non è imbarazzo. È rabbia.

"E comunque non ho mai venduto droga" le dico in faccia.

Che scena epica. Vado via senza guardarmi dietro, diretto verso l'uscita più vicina. So che arriverà, non si farà trattare così da me in mezzo a tutti. Comunque ho paura per la sua vendetta, per questo mi sto dirigendo verso una guardia.

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