5. Il piano

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Giorno VI

Sono passati alcuni giorni e io sono praticamente sempre rimasto qui, in cella. Ma sto escogitando un piano. Alla fine, hanno portato Molly nel reparto psicologia, dove resterà per tre settimane. Tutto il tempo sufficiente per evadere. La matita che ho usato giorni fa per scrivere la lettera ormai è consumata, ho chiesto quindi un'altra matita, che purtroppo non mi è stata data. Oggi la chiedo alla guardia simpatica. A proposito, potrei chiedergli anche il suo nome, visto che non lo so.

Dopo colazione e una capatina al bagno, è passato davanti alla cella quindi l'ho fermato.

"Hey, ciao, posso chiederti un paio di cose?"

"Vado di fretta quindi fai veloce"

"Si, scusa, ma come ti chiami?"

"Thomas"

"Okay, ciao Thomas, potresti portarmi una matita?" gli chiedo sperando di aver avuto un tono gentile.

"Che cosa devi farci con una matita, in una prigione?" dice lui prima di ridacchiare.

"Una cosa importante, per... per la mia ragazza"

Una bugia. Ancora. Basta dire bugie.

Va bene, sembra simpatico, ma non mi fido così tanto di lui.

Tu non ti fidi di nessuno. Mai.

È vero, non lo farò di sicuro ora.

"Vabbè, te ne farò arrivare una in qualche modo" dice con tono scocciato.

"Davvero tante grazie"

Se ne va via correndo mentre lo stavo ancora ringraziando e lì mi accorgo di una cosa. Ma dove lo scrivo il piano? Allora comincio ad analizzare i pro e i contro.

Sulle pareti sarebbe troppo visibile a tutti.

Per terra andrebbe via a forza di camminarci sopra.

Mi servirà più tempo per pensare, ho tempo fino a quando non arriva la matita, anche se spero che arrivi presto.

Comincia a pensare al piano intanto.

Mi serve qualcuno da dentro però. Thomas.

Io ho questa idea che lui voglia aiutarmi, perché è gentile, ma non è detto. Anzi, potrebbe fare così per avere informazioni, come una spia.

Idea. Devo trovare il modo di scappare dalla mensa, per andare nella sala comunicazioni. Da lì potrò contattare qualcuno.

Ma chi esattamente? Non hai nessuno, tranne George, ma è un picat. Ariana. Ma se è fuori dalla cupola con la sua squadra C-17?

Tentiamo.

Il piano sarà messo in atto stasera, per cena. Alla fine, la matita non è servita, spero di non dimenticarmi nulla.

Visto che mancano ancora due ore alla cena, mi stendo sul letto.

Non dimenticare. Sala comunicazioni.

Una persona è davanti a me. Mi giro e vedo la cupola che si sta sgretolando. Fuoco e fiamme. Persone che scappano e persone morte attorno a me. La gente è spaventata, non sa cosa fare. Nemmeno io so cosa fare, mi guardo il corpo. Sangue. Ferita di un coltello, non un'arma da fuoco. Fa male, ma vicino a me c'è Diana che mi consola.

"Ti amo Liam, ti amo tantissimo. Non morire ti prego"

Mi manca il respiro appena mi sveglio. Mi sono addormentato e ho fatto un sogno, molto reale, come quello che avevo fatto un po' di tempo fa. Devo andare in bagno, quindi mi dirigo verso lo sporco water che c'è nell'angolo e tiro la tenda di legno per fare in modo di avere un po' di privacy.

Ma certo. Il legno. Ci si può scrivere sopra il piano!

Ora devo solo aspettare che arrivi la matita, senza dimenticarmi il piano.

Comunque lo metterò in atto domani, oggi mi terranno troppo sotto vista, dato che è il giorno in cui torno in comunità.

Thomas viene e mi accompagna personalmente alla mensa, portandomi ad un tavolo non proprio in centro. Il cibo era già lì pronto, nel vassoio. Molti mi guardavano male, soprattutto gli amici di Molly e di suo marito. Menomale che Molly è in psicologia, sennò sarei morto. Cena tristissima come al solito, ma l'aria nella mensa era molto tesa. Appena finisco di mangiare chiedo a Thomas di portarmi in cella, non voglio rimanere troppo lì, tra quella brutta gente.

"Questa è per te" dice lui quando arriviamo davanti alla cella, porgendomi una matita nuova di zecca.

"Oddio grazie mille" l'istinto di gioia che pervade il mio corpo prende il sopravvento e abbraccio Thomas.

"Oh, scusa, è che sono felice, tanto"

"Vai a fare le cose per la tua ragazza, o qualsiasi altra cosa tu voglia fare, non mi importa" dice sorridendo prima di andarsene.

Ora posso scrivere il piano. Appena arrivo prendo la tenda di legno e comincio a scrivere, prendere appunti e fare disegni. È molto confusa, ma io la capisco, l'ho fatta io. Devo stare molto attento, perché nessuno deve vederla.

Domani finalmente potrò tornare alla vita libera. Amici. Musica. Cibo buono.

Ma sarai ricercato. Non potrai avere la stessa libertà di prima.

È vero. Infatti, avrò anche un piano per fuggire dal centro, andare in periferia e vivere in una casa di legno, insieme a Diana ovviamente.

E se lei non vuole vivere o stare con te? Non hai pensato a questo inconveniente.

Sono sicuro che vorrà venire con me. Noi ci amiamo.

No, tu ami lei. L'ultima volta che vi siete visti era arrabbiata con te.

Questo pensiero mi ha fatto molto riflettere, e il mio istinto poetico si è risvegliato. Nella "lavagna" di idee per il piano cerco degli spazi bianchi per sfogare le mie idee.

Oh, Diana, spero che le tue morbide labbra vorranno posarsi sulle mie, in un simbolo che rappresenti il nostro amore eterno.

Ora sono stanco e mi distendo sul letto, freddo con un misero lenzuolo di stoffa bianca vissuta da molte altre vite, prima della mia.

Stanotte non voglio fare sogni. Voglio una di quelle notti calme e rilassanti. Ti addormenti alla sera e quando riapri gli occhi è mattina. La mattina del grande giorno. Ho già capito che non dormirò. Se c'è una giornata importante o particolarmente felice, la notte dormo poco e niente.

Ma domani non è una giornata speciale. Farai un'azione illegale, che non potresti fare.

Si, ma domani è anche il giorno di libertà, quindi felicità. Ogni cosa è programmata. E io sono pronto, credo. O forse no, è comunque un'azione illegale. Che non ho mai fatto. E sono il figlio del re.

Ti interessa ancora tuo padre?

È vero, mio padre, quello che non è venuto a salvarmi. Che mi ha lasciato qui, in questa catapecchia a prendere la muffa. Ma mi sono arrangiato, per scappare.

Basta pensieri ora. La notte aspetta.

Io e Diana siamo nascosti. Non dobbiamo farci trovare, ma non so da chi. C'è un mucchio di cadaveri umani, dobbiamo metterci lì. Ci appoggiamo sopra nel modo più naturale possibile. Occhi chiusi, arti rilassati, come un morto.

"Dobbiamo fare più silenzio possibile Liam"

Faccio un cenno di approvazione con la testa e giù. Stanno arrivando. 

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