6. Questo non sono io

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Giorno VII

Il sogno di stanotte, che regolarmente è arrivato, era disgustoso. Era come se provassi le stesse sensazioni, gli odori di quella persona nel sogno, io comunque. C'era odore di carne morta, in decomposizione, anche se immagino fossero lì da poco tempo i cadaveri.

Oggi è quel giorno. Il giorno della libertà e della fuga. Il giorno in cui diventerò ufficialmente un criminale. Forse dovrei ripensarci.

No. Ormai è tutto pronto.

Giusto, non mi posso tirare indietro adesso. Quello lo fanno i vigliacchi e io non sono un vigliacco. Devo fare in modo che tutto sembri normale, sto sudando solo al pensiero. Non riuscirò mai a non farmi scoprire, sono decisamente troppo sgamabile.

Ce la puoi fare. Devi impegnarti però.

Cominciamo la giornata.

Henry, la guardia meno simpatica, viene a prendere i prigionieri dell'ala est, la mia, per la colazione.

"Non fare casini oggi, o finirai per non tornare più in comunità" dice appena mi vede.

Annuisco con la testa e vedo che mi fa un sorriso che però si trasforma subito in paura, quando quella due celle più avanti a me cade a terra.

Una donna, sulla trentina, stava soffrendo sul pavimento freddo della prigione. Dal nulla, non era successo niente e non c'era sangue

"Non allarmatevi, ogni tanto succede, è un attacco di epilessia" dice Henry

"Chiamate delle infermiere a fatela portare subito in infermeria!" urla Thomas, quello più simpatico.

Arrivano, correndo, tre infermiere femmine con una barella medica. Lo caricano sopra facendosi aiutare da Henry e Thomas e corrono di nuovo verso la direzione da cui erano venute.

Un momento abbastanza scioccante, successo così velocemente e senza nessuno di preoccupato. Tranne me. Chissà cosa le faranno in infermeria, probabilmente iniezioni o robe del genere. Lo sanno loro molto meglio di chiunque in questa stanza, spero.

"Non è successo niente, starà bene come sempre" annuncia Thomas "Torniamo ai programmi della giornata, cominciando con la colazione!"

Nessuno era felice, tranne Thomas, perché sapevano che li aspetterà una solita giornata, uguale a tutte le altre, che parte con una colazione abbastanza misera.

Ma io non la penso così. Io so che giorno è oggi e per questo sono felice. Ma non lo devo far vedere, sennò verrò scoperto. Faccia seria e impassibile, arrabbiata per un altro giorno qui dentro.

Dopo questa "pausa", Thomas e Henry ci accompagnano in sala da pranzo dove ci aspettano, già seduti, quelli dell'ala ovest che stavano origliando quello che stava succedendo in corridoio.

"Che cosa è successo, per caso qualcuno ha..." comincia a dire uno, ma viene subito interrotto dalla guardia che aveva paura che dicesse qualcosa di inopportuno.

"Niente che vi possa interessare, tornate alla colazione"

Mi metto in un tavolo più lontano da tutti e vicino a Thomas, non voglio farmi notare, non voglio che qualcuno mi parli e non voglio nemmeno che qualcuno mi uccida.

"Appena tornato e non vuoi neanche parlare un po' con noi, ragazzino?" dice uno che mi sembra di aver visto nel gruppo insieme a Molly "Impara l'educazione signorino viziato"

Stai calmo. Lasciali parlare e ignorali. Impara dai tuoi errori una buona volta.

Non rispondo. Ecco una lezione di vita interessante: lascia che gli insulti e le brutte parole scivolino sul tuo corpo come acqua, in parole povere fregatene. Di tutto quello che non vuoi sentire, delle persone che hanno un'anima cattiva, che non fanno altro che insultare e distruggere l'autostima delle persone.

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