12 Maggio 2022

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Manuel quel pomeriggio lo ha davvero accompagnato al secondo incontro con l'associazione, l'ultimo prima della consegna del progetto

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Manuel quel pomeriggio lo ha davvero accompagnato al secondo incontro con l'associazione, l'ultimo prima della consegna del progetto. Anche perché, ancora una volta, ha dormito a villa Balestra, e pare non volersi proprio staccare da Simone.

Hanno fatto colazione insieme, seduti fuori in giardino, con la tavola piena di nastrine, succhi, latte e caffè. La giornata era bellissima, e loro non erano per nulla stanchi nonostante non fossero neanche le sette di mattina.

Manuel non smetteva di parlare, di tutto, dell'incontro di quello stesso pomeriggio con l'associazione, del compito di latino di quella mattina, continua a ripetere anche di non vedere l'ora di dirgli "te lo avevo detto!" quando, secondo lui, Simone vincerà la competizione. Lo fa durante tutto il tragitto casa-scuola, fino a quando non è costretto a zittirsi per l'inizio delle lezioni, ma questo non gli impedisce di allungare le mani, ogni tanto, e cercare di pizzicare il fianco del più piccolo, a caso, solo per dargli fastidio, e Simone non ha smesso un secondo di guardarlo perplesso e di cercare una spiegazione a tutto quell'entusiasmo.

Simone, nonostante la sua compagnia, nonostante il sapere che il maggiore si trovasse fuori l'edificio ad aspettarlo, quel pomeriggio si sente estremamente sbagliato

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Simone, nonostante la sua compagnia, nonostante il sapere che il maggiore si trovasse fuori l'edificio ad aspettarlo, quel pomeriggio si sente estremamente sbagliato. Non ne capisce il motivo.

Durante quell'incontro trova estremamente difficile disegnare, mettere giù qualcosa, eppure il tema è semplice: l'amore.

Scrive d'amore, lo disegna l'amore, e allora perché in quel momento non riesce?

Forse perché è estremamente esposto, si sente nudo, e farebbe fatica a spiegare ai presenti perché, se pensa all'amore, si ritrova ad abbozzare il viso del ragazzo riccio sulla tela, e lo farebbe, se solo ne avesse il coraggio. Un conto è farlo su un diario inutile ma suo, privato, l'altro è realizzarlo sulla tela in una sala con più di cinquanta persone.

Per questo si ritrova a non concludere nulla, ad abbozzare solo la struttura per un viso, poi nient'altro, non va avanti. Si scusa, mortificato, con Roberto, che però tranquillamente gli dice che non ci sono problemi, che succede, e che può finirlo a casa e inviarglielo. Lo ringrazia, più con lo sguardo che con le parole, e si ripromette di continuarlo, che magari è solo un momento no.

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