Simone dall'esame di stato esce con 100, la soddisfazione di sua mamma, suo padre e sua nonna la percepisce tutta. Gli ultimi giorni di scuola sono stati pesanti, quelli di studio ancora di più.
Dedicava la maggior parte del tempo a ripetere e spesso, soprattutto nei weekend, andava a studiare in qualche bar con i suoi compagni di classe, di solito Chicca, Laura e Aureliano, solo per alleggerire un po' i sabati e le domeniche.
L'ansia lo ha letteralmente divorato e non ha toccato il suo diario dal 9 Giugno, lo ha quasi visto come un qualcosa di sporco, intoccabile, macchiato ormai da occhi non suoi, scoperto dalla persona protagonista di tutte le sue pagine. Non ha più avuto voglia di scriverci sopra, né tantomeno di disegnarci, che l'ispirazione, senza Manuel, non sapeva neanche cosa fosse o dove si cercasse.
Non sa lui con quanto è uscito, ma sa che è uscito, come ha detto Anita, e questo è l'importante.
I giorni precedenti alla maturità se li era immaginati diversamente. Magari pieni di nottate intere a studiare a bordo piscina con Manuel, solo dopo aver cenato con una pizza (sempre in giardino), e con delle pause ogni volta che finivano un autore, filosofo, artista, scienziato, qualsiasi argomento di qualsiasi materia. Poi magari, solo dopo aver perso tempo ad indicare le stelle e a commentarle, si sarebbero alzati, entrando in casa, avrebbero recuperato un gelato (rigorosamente quello del supermercato al limone, con la liquirizia, che puntualmente finiva tra le labbra di Simone; perché Manuel faceva sempre così, spesso se ne mangiava anche due di gelati, e poi rifilava le stecche di liquirizia all'amico) e sarebbero corsi in camera, infilandosi nel letto, sussurrando cose a caso, ridendo, ma si sarebbero aiutati a vicenda, placandosi l'ansia da esame.
Ma non è successo.
Hanno studiato per conto loro, non si sono visti per settimane, e Simone non è mai stato così tanto tempo lontano da lui, nemmeno l'anno prima quando le cose, teoricamente, erano un po' più complicate.
Manuel ha cercato di contattarlo, lo ha chiamato, gli ha inviato mille messaggi, una volta anche un bigliettino e per due volte si è anche presentato fuori casa sua.
Ma Simone riusciva solo a pensare a come lui lo avesse tradito, imbucandosi nella parte più profonda della sua persona, leggendo e vedendo cose che non avrebbe mai dovuto conoscere, non così.
E allora pensava traditore, traditore, traditore, e una spiegazione da lui non la voleva.
Il prodotto finale per quella stupida competizione lo ha inviato settimane prima (non ha fatto modifiche, anzi, si vede che è un qualcosa che rappresenta anche Manuel, e chiunque lo conosca sa che quei tatuaggi sono i suoi, che Simone ha disegnato loro due, ma non gli importa più di nulla, tanto ormai Manuel sa tutto, e gli sta pure bene se verrà bombardato dalle domande ignoranti dei suoi amici, qualora dovesse vincere o vedere il disegno sul loro sito) ma del risultato ancora nulla, gli sarebbe dovuta arrivare un'email durante la giornata, ma per ora, in mattinata, nessuna novità.
Sono infatti solo le nove di mattina quando Simone si alza, con solo un pantaloncino rosso e una canotta bianca, e a piedi nudi scende al piano di sotto per recarsi in cucina. Saluta sua nonna con un bacio sulla guancia, nel frattempo che recupera una nastrina e la tazza con latte e caffè, solo per poter tornare in camera sua, ma viene preceduto da Dante, che non gli permette di passare.
"Non mi va, papà, qualsiasi cosa sia. È mattina, ho fame, e pure ancora sonno"
"Manuel mi ha chiesto di darti un bigliettino, non l'ho letto" infila la mano in tasca e poi lo porge a Simone.
"È qui?" mormora.
"No, me lo ha dato ieri quando sono passato da Anita. Qualsiasi cosa sia successa, rispondigli e fate pace, che non è mai bello perdere tempo, soprattutto quando in gioco ci sono dei sentimenti."