CAPITOLO 1 (Parte 2)

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Mia 

"A questo punto, ragazzi, direi di fare una pausa di una decina di minuti." Ci comunica il professore, prima di posare sulla cattedra il microfono spento.

"Vado a prendere un caffè." Borbotto verso Gaia, mentre frugo alla cieca nella borsa alla ricerca del portamonete.

"Devo farti notare che non sono neanche le undici e tu sei già alla terza dose di caffeina?"

"No, anche perché in parte è colpa tua. Ricordo di averti detto che non fosse il caso che io mettessi il naso fuori di casa, questa mattina." La accuso, mentre avverto finalmente sotto le dita la cerniera metallica.

"Ancora con la storia del Karma?" Ribatte Gaia, alzando gli occhi al cielo esasperata. Con tutte le volte che l'ha fatto da quando abbiamo buttato i piedi giù dal letto, comincio a compatire i suoi poveri muscoli oculari. "Vengo con te, comunque, così ne approfitto per sgranchirmi le gambe."

"Che io oggi abbia il Karma contro non è una storia, è un dato di fatto. Sono volata giù dal divano appena sveglia atterrando con la faccia sul tappeto del tuo salotto, ho una bellissima macchia di caffellatte che campeggia fiera sulla mia camicia e temo che la suola della mia scarpa rechi ancora tracce di cacca di cane." Le ricordo, mentre superiamo gli ultimi scalini sul lato destro dell'aula e ci lasciamo la porta alle spalle.

A quest'ora i corridoi dell'università sono gremiti di studenti. Ai tavolini, qualcuno approfitta degli ultimi minuti prima della lezione per studiare ancora qualche riga, mentre qualcun altro sgranocchia una barretta ai cereali scorrendo distrattamente il dito sulla superficie del display di un cellulare di ultima generazione. Poi ci sono i pendolari, che riconosci dall'aria trafelata di chi ha ricevuto per buongiorno una mezz'ora extra di viaggio in treno che rischia di far perdere loro l'inizio della lezione. E chi invece se ne sta seduto tranquillo, a scambiare sorridente qualche chiacchiera con un compagno di corso.

Mi piace il profumo dei corridoi universitari. Sa di vita, di speranza, di sogni che la vita non ha ancora avuto il potere di spegnere. Mi piacciono gli occhi degli studenti: spesso cerchiati delle occhiaie di chi ha passato l'ultima notte sui libri, o colmi della classica disperazione di chi ha finito le divinità da implorare per passare un esame, ma ancora brillanti di quell'entusiasmo di chi crede di potercela fare.

"Senza togliere meriti al Karma, io credo che in questo caso la colpa sia più facilmente imputabile al combo vino-carboidrati di ieri sera. Sei piombata in uno stato semi-comatoso più o meno a metà film."

"Qui l'alcol non c'entra, innocente amica mia. È il destino che sta cercando di farmi pagare la sofferenza che ho ingiustamente inflitto ad una povera anima innocente." Sentenzio, assumendo volontariamente un'espressione melodrammatica.

Gaia scoppia a ridere, mentre io mi piego a recuperare il mio espresso alla macchinetta.

"Ma perché il caffè di questa macchinetta è sempre una specie di melassa? Non lo pagano lo zucchero, qui dentro?" Commento, arricciando il naso dopo il primo sorso della bevanda calda. Se non altro, dolcezza non richiesta a parte, porta un po' di calore in questa gelida giornata di inizio dicembre.

"Magari è un'esclusiva per te, una sorta di correttore di acidità."

"Io sarei acida?" Ribatto, sbattendo le ciglia con aria innocente e guadagnandomi un sopracciglio inarcato e un'occhiata di sfida. Perché si, oltre agli occhi color cielo e alle onde dorate, alla mia amica è stato fatto anche dono della capacità di sollevare il sopracciglio in un gesto fluido e preciso. Ahimè, non abbiamo chance, noi comuni mortali.

"Scrivevo romanzi rosa fino all'altro ieri, non ti crederebbe nessuno."

"Mi crederebbe chiunque abbia scambiato con te più di una parola e mezza."

Quando si inciampa in una storia d'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora