CAPITOLO 5 (Parte 1)

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Mia 

"Continui a guardare quello schermo ogni dieci secondi. Tu sei in ansia." Mi accusa Gaia, quando la cameriera si allontana dopo averci lasciato i nostri caffè.

"Sì, lo penso anch'io." Le fa eco Alice, che stasera si è unita a noi per uscire a mangiare qualcosa.

D'inverno preferiamo ordinare d'asporto e gustarci la cena dentro il tepore del nostro appartamento, ma era passato così tanto tempo dall'ultima volta in cui abbiamo cenato fuori che per stasera abbiamo deciso di fare un'eccezione e rimediare qualcosa di semplice in un locale della zona. Abbiamo optato per delle piadine con salmone affumicato e verdure grigliate, che abbiamo mandato giù in tempi record prima di passare a dolce e caffè.

"Non sono in ansia per la sua risposta. È che non vorrei fraintendesse le mie intenzioni." Mi difendo, continuando a torturare il povero tovagliolo capitato per sua sfortuna sotto le mie mani al momento sbagliato.

"La tua innocente intenzione di ridargli la sciarpa che ha dimenticato di portar via? Impossibile."

"Vuoi smetterla di fare insinuazioni? Non è che io possa essermi innamorata di uno pranzandoci insieme. Sarò anche stata una scrittrice di rosa, ma al colpo di fulmine non ci ho mai creduto neppure io."

"E chi ha parlato d'amore?" Ribatte Gaia. "Però penso che tu abbia voglia di rivederlo, questo sì."

"Che poi cosa ti costi ammetterlo non lo capisco. Ci hai parlato, lo hai trovato interessante e ti va di conoscerlo. È una cosa normale, mica un atto criminale."

Alice potrebbe persino avere ragione, se non fosse che la nostra conversazione è stata tutto fuorché normale. Non è di certo il primo ragazzo che vedo nella mia vita e conosco bene le sensazioni della prima volta in cui si rimane soli. Quel velo di imbarazzo che ti porta a dire un sacco di cose inutili per evitare il tanto temuto silenzio. E poi la domanda finale: lo rivedo o non lo rivedo? E il ritrovarsi a valutare quali delle cose che vi siete detti possano essere qualificate come meno inutili delle altre e indicare che dall'altra parte potrebbe trovarsi una persona interessante.

Ma oggi le mie sensazioni sono state strane. Di quel poco d'imbarazzo che ha popolato i primi minuti di conversazione presto è rimasto ben poco. Parlare mi veniva naturale, essere incuriosita da quello che stavo ascoltando lo era persino di più. Volevo che continuasse a parlare, volevo che mi dicesse di più, che mi svelasse ancora un pezzetto di quello che si nascondeva dietro quegli occhi dall'aria gelida e calda al tempo stesso. Ho avuto per la prima volta nella mia vita l'impressione di essere esattamente dove era giusto che fossi. E, per la prima volta, la domanda che mi sono fatta quando è andato via non è stata "Mi va di rivederlo?" ma "A lui andrà davvero di rivedermi?".

Perciò io non so il vero motivo per cui io abbia deciso di usare quel numero, ma ho bisogno di credere che sia per quella sciarpa lasciata appesa allo schienale della sedia. Ho bisogno di credere di avere ancora qualcosa sotto controllo.

"Mi spiace solo per quella sciarpa. Porta un marchio non da poco, se fossi io ad averla persa vorrei che qualcuno me la restituisse."

"Mia, se tu avessi voluto liberarti di quel tipo, quella sciarpa giacerebbe in qualche cesta degli oggetti smarriti in attesa che lui vada a riprendersela." È la risposta di Gaia, in un tono francamente esasperato. "E comunque Alice ha ragione. Anche tra me e Giorgio è cominciata così..."

La sua obiezione viene interrotta dalla vibrazione del mio cellulare sul tavolo. Mi sforzo di tenere lo sguardo lontano dal display, ma a quanto pare non è sufficiente a convincere le mie commensali dell'innocenza delle mie intenzioni.

"Su, guarda se è lui." Sospira Gaia, accennando con il mento al telefono.

"Non è che sia così importante..."

Quando si inciampa in una storia d'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora