Alessandro
Diciotto e quaranta. Orario strategicamente collocato a quaranta minuti dall'uscita dal mio ufficio e a cavallo della fine della maggior parte delle lezioni universitarie, comprese quelle del dipartimento di psicologia, informazione a cui ho avuto accesso tramite una rapida occhiata al sito internet.
Luogo: piazzetta del campus, praticamente sconosciuta fino a tre giorni fa e ora improvvisamente familiare, a pochi metri dall'enorme abete natalizio.
Round: secondo. Di chissà quanti, ci tiene a precisare la vocina nella mia testa, a cui non posso fare a meno di dare almeno un minimo di ragione.
Obiettivo: convincere la ragazza dei fogli a concedermi un caffè (per il momento), magari approfittando delle poche risorse cognitive rimaste dopo un'intera giornata in università.
Certo, sarebbe stato più logico che io mi accertassi prima che qualche ragione non l'abbia spinta a non seguire l'ultima lezione della giornata, ma dato che di lei conosco solo il talento nella scrittura e il nome colto tra le parole della sua migliore amica, mi sono dovuto accontentare di un tentativo. Sempre che il sangue non mi si geli nelle vene prima che lei si decida ad arrivare.
Un quarto d'ora dopo, sempre più vicino all'ibernazione e sempre meno all'obiettivo di incontrarla, sto per abbandonare nuovamente il campo, quando un pompon traballante che attraversa le porte scorrevoli attira la mia attenzione.
Per essere una a cui non piace attirare sguardi- e il sangue che le è affluito alle guance quando i suoi occhi hanno incontrato i miei è stato un eloquente segnale di timidezza- non indossa proprio il cappellino più sobrio del mondo, con le piccole renne bianche che spiccano sullo sfondo di un bel rosso natalizio.
Attendendo che sia sola per avvicinarmi, la osservo baciare la guancia della sua amica, farle un cenno di saluto con la mano e poi fare qualche passo verso l'albero decorato. Si ferma a qualche metro dalle lucine brillanti, con il naso arrossato dal freddo che guarda le palline colorate, mentre gli altoparlanti diffondono una delle nauseanti melodie del periodo. A guardarla in questo momento, le mani affondate nelle tasche, le spalle contratte per l'aria fredda e gli occhi che luccicano, non ha affatto l'aria della ragazza che mi ha rifilato un due di picche in meno di mezzo minuto e neanche quella di chi non ha alcuna intenzione di lasciarsi andare ancora al romanticismo, nemmeno nella scrittura. A dirla tutta, ha esattamente l'aspetto che avrei attribuito all'autrice di quei fogli, se non l'avessi mai guardata in viso. L'aria di chi ha un sacco di sogni che fanno capolino dal cassetto incoraggiati dalle note di una canzone natalizia.
"Cercano di mettervi un po' di allegria e distrarvi dalla sessione in arrivo, eh?" Le chiedo, avvicinandomi cautamente alla sua sinistra.
Il tentativo di non spaventarla fallisce miseramente, e lei fa un salto sul posto, portandosi una mano sul petto.
"Tu?" Mi chiede, guardandosi intorno con una nota d'ansia negli occhi scuri.
A pensarci bene, forse l'idea di appostarmi fuori dall'università per la seconda volta nell'arco di tre giorni, per di più nel momento in cui il campus privo di luce si svuota di studenti e insegnanti, non è stata proprio la migliore dato l'obiettivo di farle una buona impressione.
"Già, io. E, anche se il solo dovermi ripetere è leggermente inquietante, giuro di non avere cattive intenzioni."
"E hai pensato di dimostrarlo rimanendo nascosto nel buio ad aspettare che fossi sola?" Ribatte lei, facendo eco ai miei pensieri.
Dondolo leggermente la testa, arrendendomi a darle ragione. "Non è stata una grande trovata, vero?"
"Oserei dire che è stata pessima." Ci tiene a precisare, ma qualcosa nella sua postura cambia mentre osserva la mia espressione e le spalle si rilassano appena. Se non altro, deve aver intuito che non sto mentendo a proposito delle cattive intenzioni. O forse è merito del paio di gruppetti di studenti che si sono formati poco lontano da noi rendendo l'ambiente meno pericoloso ai suoi occhi. "Quindi, cosa vuoi?"
"Hm. Sto pensando a come dirti che voglio conoscerti senza che mi pianti in asso in dieci secondi per la seconda volta di fila."
"Ti svelo un segreto: non puoi. Perché io non ho voglia di conoscere te, a prescindere dai giri di parole. E neanche tu hai voglia di conoscere me, ti sei solo incuriosito per quei fogli e probabilmente perché ti ho detto di no."
"Come puoi essere certa di non volermi conoscere se sai a malapena come mi chiamo? Magari sono una persona meravigliosa." Butto lì con un sorrisetto ironico, facendo spallucce.
"Magari sì, ma non mi interessa. E la tua autostima è decisamente sufficiente a tollerare un rifiuto. Sul serio, lascia perdere. Tu non sai nemmeno il mio nome, il tuo non è un interesse, è un capriccio." Insiste, e sembra avere tutta l'aria di chi è più che contento della cosa, purché io me ne renda conto e smetta di fare incursioni nella sua vita. Lo ammetto, potrei essere abituato a reazioni leggermente diverse da parte dell'altro genere. Non sempre gradite, ma comunque diverse.
"Vero, non so il tuo nome. Ma so che ti piace la cannella sul cappuccino, che scrivi molto bene, e che adori gli alberi pieni di luci e i cappellini di Natale. Tirando ad indovinare, sei anche una fan di Mariah Carey e dell'"Amore non va in vacanza"."
Stento a trattenere un sogghigno soddisfatto, quando vedo gli angoli delle sue labbra flettersi involontariamente verso l'alto. Mi congratulo mentalmente con me stesso per l'ottima performance.
"Però, quanta perspicacia da una sola mente. Vediamo se la mia può competere: detesti il Natale, con lucine e canzoni annesse, e le ragazze non permangono nella tua vita più di ventiquattro ore, né ti interessa che lo facciano. Ma il tuo ego proprio non riesce a capire perché io sia così ostinata a non volerti dare una possibilità."
"Questa non è perspicacia, questi sono pregiudizi!" Mi oppongo, deluso dal fatto che il sorriso che sono riuscito a strapparle non abbia scalfito in alcun modo la sua corazza.
"Sai cos'è un pregiudizio? Pensare che basti fingersi il perfetto protagonista di un romanzo rosa, rifilare un paio di frasi fatte e due occhiate dolci per convincere una ragazza a cadere ai propri piedi. Ti informo che non funziona." Il tono è freddo e distaccato, ma qualcosa nel suo viso dice che non sono solo parole casuali per allontanare uno spasimante insistente.
"È per questo che hai buttato quei fogli? Perché credi che siano cazzate?" Le chiedo, e non so neanch'io perché lo faccio. Conosco già la risposta, l'ha ripetuta almeno cinque volte mentre discuteva con la sua amica in quel bar. E di certo non è un argomento di cui dovrebbe aver voglia di discutere proprio con me.
"Non sono affari tuoi." Risponde infatti e io incasso il colpo.
"Vero, domanda inappropriata. Comunque, sul serio, non ho l'aria da protagonista di un rosa. Dovrei almeno avere dei tricipiti decenti, gli occhi color zaffiro e i capelli lunghi dall'aria volutamente trasandata."
E, palesemente contro la sua volontà, Mia scoppia a ridere. I solchi sulle guance appaiono fieri e profondi, gli occhi si socchiudono e le ciglia quasi sfiorano le lentiggini sulle guance.
Dura solo pochi istanti, però. Qualche secondo dopo, si ricompone e scuote la testa. "Non fraintendere la mia risata, è solo..."
"Che sono simpatico, lo so, non è colpa tua." La precedo, sorridendo. "Senti, facciamo così. Concedimi un caffè. Una volta sola, quando preferisci. E se poi non vorrai più vedermi, prometto di smetterla di importunarti."
"Ho un'alternativa." Propone lei, e sto esultando mentalmente per aver portato a casa un piccolo successo. Certo, niente rispetto all'obiettivo finale, ma pur sempre qualcosa. "Prova a scriverlo nella letterina a Babbo Natale, magari lui ti ascolta."
E dopo aver demolito ogni traccia della mia esultanza in meno di un secondo, fa un grosso sorriso da una guancia all'altra e mi volta le spalle.
Due rifiuti in tre giorni, dalla stessa persona.
C'è sempre una prima volta nella vita.
Aspetto le vostre impressioni su questo nuovo capitolo nei commenti! :)
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Quando si inciampa in una storia d'amore
ChickLit[DAL 18 NOVEMBRE IN EBOOK E CARTACEO] Mia ha ventidue anni e tre grandi amori: il cappuccino, il Natale e la scrittura. Almeno fino a quando, all'ennesima volta in cui si ritrova a rompere con un ragazzo, proprio nel periodo natalizio, non decide di...