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Amethyst non aveva sempre le idee migliori. 

A volte se ne usciva fuori con dei colpi di genio, ma sicuramente l'idea di farsi trasportare nel Tamigi era stata di gran lunga la peggiore idea che avesse avuto nelle ultime settimane. Cassiopea aveva provato ad insistere che non sarebbe stato proprio il migliore degli arrivi, ma lei aveva insistito dicendo che sarebbero state più vicine a dove volevano arrivare.

Come se non bastasse, il tempo era uno schifo. Fortunatamente per loro, Cassiopea riuscì a bloccare la pioggia senza problemi, creando un cielo limpido e sereno.

«Come farei senza di te Cass!» esclamò Amethyst circondandole le spalle con un braccio.

«Ora andiamo. Dobbiamo mostrare ad Em uno dei miei posti preferiti!» disse poi con aria sognante.

 Dopo essersi quasi affogate nel fiume più sporco che avesse mai visto non sapeva se fidarsi ancora di lei, ma fortunatamente c'era Cassiopea che era il ritratto della razionalità.

Non sapeva sinceramente che aspettarsi: Amethyst era un intruglio tra gentilezza, esuberanza e sadismo. Poteva benissimo mostrarle un gattile oppure un luogo di tortura. Tutti e due potevano essere luoghi di attrattiva per Amethyst.

«È un posto sicuro quello in cui ci sta portando?» sussurrò a Cassiopea, prevenire era meglio che curare.

«Se parliamo degli standard di Amethyst, allora sì» le rispose lei. Non sapeva se essere tranquillizzata o meno.

La paura che delle figure marmoree spuntassero da un momento all'altro le attanagliava lo stomaco, ma tentò di farsi coraggio. 

In fondo doveva superare quell'ansia altrimenti non sarebbe andata molto lontana come Guardiana, e essere una Guardiana era l'unica cosa che aveva. 

Non poteva permettersi di mandarlo in fumo.

Arrivarono in un localino, che da fuori aveva tutta l'aria di essere una topaia, con due grossi uomini che stavano davanti alla porta.

C'erano persone che stavano facendo la fila per entrare, ma Amethyst non se ne curò  e andò direttamente a parlare con i due che stavano davanti.

«Nick, JJ!» esclamò felice Amethyst vedendoli.

 Loro abbassarono gli occhi stupiti e confusi, ma quando la riconobbero la loro espressione cambiò totalmente. «Amelia! Finalmente! Era una vita che non passavi da queste parti!» disse uno dei due abbracciandola in modo amichevole.

«E c'è anche Cassedy! Amelia ti porta ancora qua contro la tua volontà, eh?» fece poi rivolgendosi a Cassiopea. Lei sorrise timidamente.

Emerald non si interrogò troppo sul perché le chiamassero con quei nomi.

 Probabilmente esisteva una sorta di regola non scritta per cui non era saggio rivelare le proprie identità agli umani.

«E lei chi è?» chiese in tono cordiale l'altro.

«Lei è...» iniziò Amethyst ma Emerald la interruppe subito.

«Emma» rispose prontamente lei.

Aveva sentito quel nome in molti film e soprattutto non voleva perdere totalmente la sua identità.

«Sì...ehm, Emma» confermò Amethyst.

I due uomini le fecero entrare senza troppi giri di parole. 

 Amethyst aveva questo ascendente sulle persone; era in grado di ammaliarle e di rendere amichevoli anche quelle dall'aspetto più bruto. 

«Facile, no?» chiese divertita Amethyst mentre scendevano una rampa di scale stretta e buia.

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