Fino a quando la loro nave non era salpata, Lakìa aveva giurato a se stessa di essere pronta.
Si era promessa che quegli anni a Ketterdam erano abbastanza, che le giornate spese nei vicoli lerci, nei club, nelle bische, nelle case di piacere, circondata dalla più orribile feccia del Barile, erano peggio di quello che si stagliava all'orizzonte. Ci volevano due giorni per attraversare il Vero Mare da Kerch fino a Ravka Ovest, e per Lakìa sarebbero stati i più lunghi della sua vita.
La nave era già salpata da qualche ora, eppure i suoi pensieri erano ancora a Quinto Porto, incapaci di mollare la presa su quella città che era diventata la sua ancora di salvezza.
«Mal di mare?».
Lakìa spostò lo sguardo dalla tavola che era il mare al volto di Jesper, che la guardava sorridente.
«No. Perchè lo chiedi?».
«Hai la faccia di una che sta per vomitare. E credimi, so di cosa parlo».
Istintivamente, Lakìa si portò una mano al viso. Si rese conto che aveva la mascella serrata, i denti digrignati gli uni contro gli altri. La sua postura era rigida, in ansia: doveva essere rimasta a pensare a Ravka di più di quanto si era resa conto. Si costrinse a rilassarsi.
«Tutto okay. Solo la gamba che mi fa ancora male».
Di solito era brava a mentire, eppure Jesper non se la bevve.
Alzò le sopracciglia: «Certo. Un proiettile che dà la nausea mi è nuova. Ma apprezzo il tentativo. Dì la verità, sei nervosa».
Prima che Lakìa riuscisse a fermare la sua bocca, le parole sfuggirono al suo controllo: «Non sono nervosa!» protestò.
«Non che ci sia qualcosa di sbagliato» scrollò le spalle lui, appoggiando le braccia alla balaustra e incrociando le gambe. «Dopotutto stiamo andando ad attraversare la Faglia».
Le punte delle orecchie della ragazza si imporporarono, mentre ripuntava lo sguardo all'orizzonte e sbuffava: «Kaz non aveva detto di non parlarne? Nel caso qualcuno ci sentisse e, beh, ci fregasse il lavoro?».
«Siamo soli» disse, gesticolando verso il ponte della nave, deserto. «E a meno che i pesci o i gabbiani abbiano bisogno di un milione di kruge, direi che siamo apposto».
Lakìa roteò gli occhi: «Non hai mai sentito parlare di spie? La tua amica, in particolare, credo che le conosca molto bene» ribattè, riferendosi a Inej. «Chi ti dice che non ci sia qualcuno ad ascoltarci?».
«Se volevi andare con me in un posto più appartato, non dovevi fare altro che chiedere» la sfottee, regalandole un'occhiolino. «Ti fai troppi problemi, dolcezza».
Lei storse il naso al suo tentativo di flirt: «Te l'ha mai detto nessuno che sei incoscente?».
«Un altro comune appellativo associato al mio nome!» confermò Jesper, in modo drammatico. «Continui a non essere fantasiosa».
STAI LEGGENDO
𝐄𝐌𝐏𝐓𝐘 𝐆𝐎𝐋𝐃, shadow and bone
Fanfiction▬▬▬ ꒷꒦‧₊˚⋆ in cui un inferno non è a ravka da un po', ormai, bevendo e rimorchiando per le strade di Ketterdam, quando, all'improvviso, il destino arriva e la colpisce a tradimento. . . beh, non è il "destino", però, ma un certo corvo di nome Jesper...