XXXIII

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Sento delle mani calde accarezzare il mio corpo, coperto dal pigiama che indosso. Sento un piccolo sorrisino comparire sul mio volto. Mugolo qualcosa persino a me incomprensibile, mi stiracchio e poi apro gli occhi, ritrovandomi davanti Kyl, che mi guarda con sguardo pieno d'amore, come nessuno mi aveva mai guardata.
Gli sorrido lievemente. Ricambia.
"Buongiorno, amore mio."
Afferma, poggiando la sua mano destra sulla mia guancia sinistra.
"A te, frenchie."
Ricambio il saluto.
"Da quanto sei sveglio?"
Gli chiedo.
"Da circa un quarto d'ora. Sono restato a guardarti, sei dannatamente sexy e bellissima mentre dormi."
Afferma ridacchiando.
Gli dò uno scappellotto sul petto.
"Non è vero."
Dico.
"Sì, invece. Lo sei, eccome se lo sei."
Ribatte per poi baciarmi a stampo sulle labbra.
"Mmmhhh, vorrei non potermi mai più alzare pur di stare sempre tra le tue braccia."
Affermo nascondendo la testa nel suo petto.
Lo sento ridacchiare.
"Non dovremmo fare colazione, poupée? Poi, mi porti a fare un giro."
Dice.
Annuisco.
"Va bene, va bene. Però, ti dico: non c'è roba molto interessante qui intorno, anzi, non c'è proprio niente. Questa casa è circondata dal nulla, praticamente."
Affermo.
"Vorrà dire che ci faremo un giro sulla neve."
Dice scuotendo le braccia.
Annuisco e mi alzo. Mi vesto velocemente, con i primi vestiti che prendo dall'armadio e scendo in cucina. Preparo due caffè semplicissimi accompagnati da dei biscottini. 
Kyl, dopo un minuto, scende e si siede. Porto la colazione a tavola. Mangiamo.
Poi, torniamo su in camera. Si veste, ma, questa volta, con vestiti più pesanti.
"Questa volta non mi faccio prendere alla sprovvista."
Afferma.
Ridacchio e gli do uno scappellotto sul braccio.
Metto cappello, giacca, guanti e sciarpa. Dopo cinque minuti, siamo pronti. Scendiamo ed usciamo. Sta nevicando, sorrido. Mi è sempre piaciuta la neve, fin da piccola. Apro la mano ed un fiocco di neve si appoggia sul palmo, coperto dal tessuto del guanto. Kyl, che è dietro di me, si mette al mio fianco, guardandomi incuriosito.
Prendo la sua mano, coperta dal guanto, sorridendo e rivolgo il palmo verso l'alto. Si posa su di esso un fiocco di neve.
Sorrido come una bambina a Kyl, che ricambia.
"Lo facevo sempre da piccola, con mio fratello. Ho sempre amato la neve."
Affermo.
"Si capisce, cherie."
Dice, per poi lasciarmi un bacio sulla punta del naso.
Sorrido, ricambia.
"Sei buffa, quando fai così. Sembri una bambina."
Afferma, poggiando le mani sui miei fianchi e tirandomi a sé.
Mi accoccolo al suo petto, appoggiandoci la testa. Mi lascia dei baci sul cappello.
"Stiamo fermi o facciamo un giro?"
Chiede, ridacchiando, Kyl.
"Facciamo un giro."
Dico, staccandomi da lui e prendendolo per mano.
Ci incamminiamo in un sentiero innevato che porta in un boschetto vicino casa. È un bosco abbastanza tranquillo, certo, è pur sempre un bosco, animali come lupi, orsi, volpi e cervi ci sono, ma nella zona dove siamo ora io e Kyl, no, perché, essendo vicina ad una casa, quindi ad una zona abitata, gli animali hanno paura di arrivare fino a qui.
"È un bosco?"
Chiede Kyl.
Annuisco.
"Sì, esatto. Siamo pur sempre in montagna, eh. Che c'è? Hai paura?"
Gli chiedo, punziacchiandolo e picchiettando con l'indice il suo petto.
"Io...paura? Per niente."
Dice, mentendo spudoratamente.
Si capisce dalla sua espressione facciale, che ha mentito.
Ridacchio.
"Va bene, va bene. Forza, andiamo un più avanti, c'era un cespuglio, ricordo, con delle fragole selvagge molto buone, le venivo a raccogliere sempre con mio fratello. Ora ci vado con te."
Affermo.
Ci incamminiamo e, dopo un po', troviamo il fatidico caspiglio. Mi abbasso e raccolgo alcune fragole.
Apro il palmo della mano di Kyl, e gliene lascio alcune. Le mangia.
"Mhhh, buone."
Dice, mettendosi in bocca altre due fragole.
"Te lo avevo detto, no?"
Dico, infilandomene una in bocca e mangiandola.
Annuisce.
"Ed avevi ragione."
Dice.
Gli faccio l'occhiolino.
"Io ho sempre ragione."
Affermo, vantandomi.
Mi abbasso all'altezza del cespuglietto, tiro fuori un sacchetto dalla tasca della giacca, sì, mi ero prefissata come cosa da fare raccogliere delle fragoline selvagge, e ne raccolgo molte, in modo tale che bastino sia per stasera che per domani, se non dovessero bastare, domani ne raccoglierò delle altre.
Dopo circa cinque minuti, passati con me piegata a terra per raccogliere le fragole e Kyl in piedi che mi segue con lo sguardo, mi alzo e mi volto verso di lui.
"Così bastano per stasera e forse anche per domani. A me ed Edu sono sempre piaciute."
Affermo, muovendo il sacchetto pieno davanti alla sua faccia.
Scoppia a ridere. Metto su un finto broncio.
"Non c'è niente da ridere."
Dico.
"Scusami, ma sembri veramente una bambina."
Afferma, ridacchiando.
Gli faccio la linguaccia.
"Ma non lo sei, sei una bellissima ragazza, la mia fantastica ragazza. Ammetto e ti dico che io di ragazze ne ho avute anche molte sia prima che dopo Zara, ma nessuna e mai stata premurosa, dolce, gentile ed amorevole come te. Io...penso che tu sia la donna destinata a vivere al mio fianco, davvero. Può sembrare troppo presto per dirlo, d'altronde sono pochi mesi che stiamo insieme, ma ti amo, tanto."
Afferma, accarezzandomi la guancia.
Sorrido, un sorriso pieno d'amore.
"Non potevi dire cosa più bella di questa, Kyl. Ti amo anche io."
Affermo, per poi baciarlo.
"Dai, campione del mondo, continuiamo la nostra passeggiata."
Affermo, ridacchiando e dandogli un colpetto sul letto.
"Allora, lo sai."
Dice.
"Dillo ad Anto, mi ha scritto tutti i giorni per un mese con messaggi tipo: 'Sono troppo felice, finalmente siamo riusciti a vincere i mondiali dopo vent'anni.' 'Sono entusiasta.' 'Voglio che ai prossimi mondiali, tu venga a vederci, così riusciremo a vincere di nuovo.'
Affermo, alzando gli occhi al cielo e ridacchiando.
"Ah, però, non illuderti, veramente di calcio non me ne intendo."
Continuo.
Ridacchia ed annuisce.
Mi prende per mano e continuiamo il nostro giro. Lo porto ad una specie di precipizio, poco lo tando da casa. Mi siedo per terra. Kyl mi imita ed incrocia le gambe, sulle quali appoggio la testa, lasciandomi coccolare da lui. Mi accarezza testa, braccia, seno e ventre.
Poggio le mie mani sulla sua.
"E pensare che qui, quando ci riusciremo, potrà crescere nostro figlio, o nostra figlia."
Afferma, sul suo volto compare un sorriso ricco di speranza.
Stringo la sua mano.
"E quel momento arriverà, Kyky, arriverà."
Affermo, ricambiando il suo sorriso.
Si abbassa su di me e mi lascia un bacio sulle labbra.
"E spero che sia uguale a te."
Afferma, alludendo ad un nostro futuro bambino, o bambina.
"Ed io lo voglio o la voglio come te."
Dico, accarezzandogli la guancia.
"Da bambino ero una peste."
Afferma.
Ridacchio.
"Tutti i bambini lo sono, Kyl. Lo ero anche io."
Dico, tirandomi su ed appoggiando la testa sulla sua spalla.
"Una volta, quando io avevo quattro anni, ero qui con mio fratello e stavamo giocando a rincorrerci. Eravamo proprio in questo punto, io stavo ancora correndo e, senza accorgermene, sono scivolata, anche se ero piccola, ero abbastanza avanti con la mente per capire che, se non mi fossi aggrappata a qualcosa, sarei caduta. Quindi, mi sono tenuta stretta Al terreno innevato. Edu venne poco dopo e, appena vide che ero praticamente tra la vita e la morte, corse da me, che stavo piangendo a dirotto, e mi tirò su, per poi stringermi in un abbraccio. Da quel momento ho capito quanto mio fratello tenesse a me, nonostante le nostre costanti litigate."
Dico, ripensando a quell'episodio.
Sento la sua mano, poggiata nel mio interno coscia, irrigidirsi e stringersi.
Lo guardo, interrogativa.
"Ehy, che hai?"
Gli chiedo.
"Potresti non essere più qui."
Afferma, abbassando lo sguardo.
"Ma sono qui, ora. Basta questo, no? Sono qui, al tuo fianco."
Affermo, poggiando la mia mano destra sulla sua.
"Non voglio provare neanche ad immaginare una vita senza te al mio fianco. So che è presto per dirlo."
Afferma, guardandomi negli occhi.
Gli lascio un bacio sulla punta del naso.
"So io cos'hai. Hai paura."
Dico.
"No. Non ho paura, perché sei al mio fianco."
Dice, regalandomi un sorriso.
Ricambio, con un sorriso sincero.
Mi alzo e lui mi imita. Lo prendo per mano e torniamo a casa. Ci svestiamo rapidamente e poi scendiamo in salotto. Visto l'orario, le 13:00, decido di preparare qualcosa da mangiare, quindi, vado in cucina. Mi metto ai fornelli con l'intenzione di preparare, come ieri, un piatto di pasta.
"Cosa fai?"
Mi sento chiedere alle spalle.
Sussulto lievemente e ruoto la testa. Kyl sii è seduto sull'isola della cucina.
"Cosa potrei fare? Cucino. O vuoi rimanere a digiuno?"
Dico, ridacchiando.
"Potrei mangiare qualcos'altro."
Afferma, ghignando.
Capisco a cosa allude. Sento di essere arrossita di colpo.
"Kylian."
Lo ammonisco, fuominandolo con lo sguardo.
Ridacchia ed alza le mani a mo' di resa.
"Scusami, solo che certe battutine mi escono spostanee con una così bella ragazza."
Afferma, scendendo dall'isola e venendomi ad abbracciare da dietro.
"Grazie."
Dico.
"E continuerò a dirtelo all'infinito, che sei bellissima."
Afferma, lasciandomi un bacio a schiocco sul collo.
"Dai, Kyky, così mi distrai."
Affermo.
Lo sento ghignare ed inizia a leccare e mordicchiare il mio collo.
"Forse è il mio intento?"
Dice.
Mi giro di scatto verso di lui, appoggio le mani sul suo petto e, con uno scatto, lo allontano da me.
"Frenchie, se fai il bravo, stasera ti dò il dolce. Ora fammi preparare il pranzo."
Affermo, mentre lo spingo verso uno sgabello dell'isola, facendolo sedere.
Mette il broncio.
"Non fare il bambino, hai vent'anni."
Lo rimprovero.
"Ne devo compiere ventuno, a dicembre."
Dice.
"Siamo ancora a luglio."
Dico di rimando.
"Secondo te...a dicembre saremo ancora così?"
Mi chiede, serio.
Mi fermo di blocco.
"Perché mi fai questa domanda?"
Chiedo.
"Io...ho paura."
Dice.
Lo guardo di spiego e noto che ha abbassato lo sguardo.
Mi avvicino a lui e prendo il suo volto tra le mie mani.
"Ehy, amore mio, non pensare più una cosa del genere, ok? Io ti amo tanto, non potrei mai lasciarti."
Dico.
"Io non sono Zara."
Affermo.
Sorride.
Lo bacio e poi lo abbraccio. Ricambia.
"Lo so, sei cento volte migliore di lei, in tutto e per tutto."
Afferma, lasciandomi un morsetto sul collo.
Sorrido sulla sua pelle.
Mi stacco dall'abbraccio e, dopo averlo guardato dolcemente, torno a preparare il pranzo. Dopo cinque minuti, il piatto di pasta è pronto, lo porto a tavola ed iniziamo a mangiare.
Appena finiamo di mangiare, metto i piatti a lavare e poi ci sediamo sul divano a guardare un film, tra coccole e smancerie. Dopo tre ore circa, il film finisce. Io e Kyl siamo ancora abbracciati. Alzo lo sguardo e noto che si è addormentato, che carino. Mi tiene ancora stretta a lui.
Mi tiro lentamente su con il busto e sposto delicatamente il suo braccio dalle mie spalle. Gli lascio un piccolo bacio sulla guancia e salgo al piano superiore, andando in camera mia.
Decido di chiamare Bebe.
"Oi, Chacha, come stai?"
Mi chiede, con tono felice, la mia amica, dall'altro capo del telefono.
"Ehylà, Bebe, sto bene, tu? Come va? Sei da sola?"
Le chiedo.
"Oh, io sto bene. Sì, sono a casa da sola, Ney è impegnato con il figlio, è stato con me fino a due ore fa."
Mi spiega.
"Oh, ok. Salutamelo, mi raccomando."
Dico.
"Ci puoi contare, fai lo stesso con il tuo uomo. A proposito, come va con Kyl? Dov'è ora?"
Mi chiede, curiosa.
"Come deve andare, bene. È sul divano a dormire, devo vedere quanto è carino."
Affermo, addolcendomi.
"Non ti voglio sentire, quando fai l'innamorata."
Sbotta, la sento sbuffare.
Ridacchio.
"Oh, non sai quanto tu ti addolcisci quando si parla di Ney, diventi molto più dolce e vulnerabile di quanto non lo sia già."
Affermo.
"CHACHA!"
Esclama a voce alta.
Rido.
"Beh, a parte gli scherzi, siete una coppia fantastica, molto affiatata."
Affermo.
La sento ridacchiare.
"Come se tu e Kyl non lo foste."
Dice.
"Ah ah, è lui che è un pervertito di prima categoria."
Dico.
"Come se tutti i maschi non lo fossero."
Afferma.
Scoppiamo entrambe a ridere.
"Tornando alle cose serie. Quando hai intenzione di dirglielo?"
Mi chiede, alludendo al mio piccolo segreto.
"Non lo so, ho tanta paura."
Dico.
"Ma paura di cosa?! Lo renderesti l'uomo più felice al mondo, lo sai?!"
Esclama.
"Lo so, lo so, ma sai, la paura che possa aver cambiato idea, c'è."
Dico.
"Char, fatti coraggio e diglielo, se no lo capirà da solo con il passare dei giorni e delle settimane."
Afferma, seria, la mia amica.
Mi mordo il labbro inferiore.
Sospiro.
"Glielo dirò in questi giorni, lo giuro."
Dico.
"Bene. Poi, fammi sapere quale sarà la sua reazione, eh!"
Afferma.
Ridacchio.
"Come posso non fartelo sapere."
Dico.
"Brava. Senti, ci sentiamo che devo sistemare delle cosette. Ney mi ha invitata da lui questa notte, anche se c'è Davi con lui."
Afferma.
"Oh, ok. Usate le precauzioni, mi raccomando."
Dico.
"Va bene, mammina."
Afferma, imitando la voce di una bambina.
Scoppiamo di nuovo a ridere.
"Ciao, Bebe, ti voglio bene!"
La saluto, sorridendo.
"Anche io. A presto!"
Ricambia il mio saluto.
Attacco e torno giù.
Mentre scendo le scale, sento delle voci provenire dal salotto. Che strano, qui intorno nom abita letteralmente nessuno. Scendo le scale rapidamente e trovo Kylian, che ride, con il telefono in mano, nel ciò schermo mi sembra di riconoscere i suoi nipotini.
Mi avvicino a lui, abbracciandolo da dietro ed appoggiando la testa sulla sua spalla.
Sussulta lievemente.
"Ehy, ben svegliato."
Sussurro al suo orecchio per poi lasciargli un bacio sul collo.
"Ziaaa! Che bello rivederti!"
Sento esclamare dall'altro capo del telefono.
Alzo la testa e vedo Isayah, con Lana al suo fianco. Sorrido spontaneamente.
"Ciao piccolo, fa piacere anche a me. Allora, come state?"
Chiedo, salutando anche Lana con un sorriso.
"Ziaaa, stiamo bene!"
Risponde, gioiosa, la piccola.
Da dietro di loro compaiono anche Jirés e Melissa.
"Ciao cara, come stai?"
Mi chiede, dolcemente, Melissa.
"Melissa, ciao. Io sto benissimo, voi?"
Chiedo, guardando anche il marito.
Mi metto a sedere al fianco di Kyl.
"Bene bene, grazie. Ma dove siete di bello?"
Ci chiede Jirés.
"Siamo in vacanza nella casa in montagna dei genitori di Char."
Afferma Kyl.
"Uh, allora scusate il disturbo."
Dice Melissa, sul suo volto compare un sorrisetto malizioso.
"Ma infatti, adesso noi attacchiamo che dobbiamo uscire."
Afferma Melissa.
Jirés si volta aguardarla con sguardo interrogativo.
"Ma come...non abbiamo niente da fare?!"
Esclama.
Melissa lo fulmina con lo sguardo e gli dà una gomitata, tanto forte da farlo gemere dal dolore.
"Ma dobbiamo portare i bambini al parco, tesoro."
Afferma Melissa, guardandolo male e sottolineando la prima parte della frase.
Jirés, dopo un secondo, scuote la testa.
"È vero, dobbiamo portare Lana ed Isayah al parco, ragazzi. Ci sentiamo un altro giorno, fidanzatini."
Afferma Jirès.
"Va bene, bro."
Dice Kyl.
"Ciao ziii, vi vogliamo bene!"
Dicono, in coro, Lana ed Isayah.
Sorrido dolcemente.
"Vi vogliamo bene anche noi, cuccioli."
Dico.
"Fate i bravi, piccoli campioni."
Afferma Kyl.
I piccoli ridacchiando ed annuiscono.
"Ciao, ragazzi!"
Ci saluta Melissa sorridendo.
Ricambiamo il suo saluto ed attacchiamo.
"Furba tua cognata."
Affermo, ridacchiando.
"Troppo."
Dice.
Sento vibrare il mio telefono, controllo chi è. Mel.

~L'enchevêtrement de la vie~Kylian Mbappé Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora