Plan B en marcha

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In Spagna c'era Jakov che era a disposizione di Raquel, in qualunque momento fosse voluta partire. Lei ne era allo scuro di questo. Sergio le aveva dato solamente un numero di telefono e una frase in codice "Piano B attivato". Jakov si metteva in contatto con il Professore tutti i giorni per aggiornarlo su eventuali chiamate ma l'unica frase che diceva "Professore, ancora niente.", Sergio si era sentito dire quella frase venti volte, una al giorno. Come tutti i giorni lo ringraziava e restava con la speranza che il giorno successivo la frase cambiasse.

Raquel continuava con la sua vita, pensando tutti i giorni a Sergio. Il primo pensiero la mattina e l'ultimo la sera. Dormendo tutte le notti con una sua camicia. Non aveva ancora parlato con la mamma e la figlia, aveva paura di un rifiuto da parte loro, e in quel caso non l'avrebbe neanche biasimate. Cambiare all'improvviso città, stato e continente, per seguire chi? Il compagno della mamma/figlia senza conoscerlo? Passava le giornate, facendo in modo di non far vedere che stava male. Una notte Paula andò in camera della mamma, aveva fatto un brutto sogno, Raquel la vide entrare in camera "Amore, che ci fai qui?" "Posso dormire con te?" "Che è successo?" "Ho fatto un brutto sogno..." "Ci facciamo un po' di coccole?" "Sì..." "Dai, vieni... - sorrise, Paula corse sul lettone e si andò a fiondare tra le braccia della mamma - Cosa hai sognato amore?" "Che mi portavano via da te." "E chi sono questi brutti?" "Non lo so..." Raquel le asciugò le lacrime "Nessuno ti porterà via da me, stai tranquilla." le diede un bacio sulla testa "Anche tu hai fatto un brutto sogno?" "Perché?" "Perché hai gli occhi bagnati. E che pigiama hai?" "Quante domande a mezzanotte passata... - le diede un bacio - Dormi... che domani hai scuola." sorrise e la coccolò. Dopo un po' la piccola si addormentò. Era sveglia per l'età che aveva ma, giustamente, era ancora una bambina.

Una settimana più tardi...
Ore 23.00 in Madrid, 05.00 in Palawan

"Jakov?" "Professore, ancora niente." "D'accordo, grazie." "Professore?" "Sì?" "È sicuro di voler continuare?" "Verrà." "Sì..." "Jakov." "Professore, è quasi un mese ormai." "Lo so." "E vuole continuare?" "Sì. - Jakov non rispose - Senti, ho aspettato un anno per rivederla. Aspetterò. Dovessi aspettare all'infinito." "D'accordo." "Buona notte e grazie." "Buona giornata, Professore."

Un mese dalla partenza di Raquel...
Ore 23.30 in Madrid, 05.30 in Palawan

"Jakov." "Professore, aveva ragione lei." "Per cosa?" "Piano B attivato." il Professore fece un sorrisone, poi tornò quasi serio "Grazie Jakov." "Professore." "Sì?" "Tra una decina di giorni siamo lì." "Perfetto. Quando partite?" "Domani notte." "Perfetto. Ti mando una cosa da darle quando sarete in viaggio. Ti chiederei di non leggerla, limitati a stamparla e a dargliela." "D'accordo." "Grazie di nuovo."

Dieci giorni dopo...

Come promesso da Jakov, che nel frattempo aveva preso il nome di Marsiglia, dopo dieci giorni Raquel tornò a Palawan. Arrivarono dalla spiaggia, Sergio era là che le aspettava. Una volta approdate, il Professore guardò il collaboratore con un cenno di riconoscenza, Raquel lo ringraziò. Entrarono in casa, gli andò incontro Clea, una signora Filippina, una delle poche a parlare spagnolo, che avrebbe sollevato, almeno in parte, Raquel dall'impegno con Marivi e Paula, anche se ben presto Paula sarebbe diventata una responsabilità tanto di Raquel quanto di Sergio.

"Clea, se vogliono, può portare Paula e la signora Marivi a vedere l'isola?" Paula guardò la mamma come se avesse bisogno di una conferma "Se vuoi andare amore, non preoccuparti. Vi aspettiamo qui." le sorrise, avuto la rassicurazione della mamma, insieme alla nonna e a Clea, andò a fare un giro. La porta si chiuse e Raquel e Sergio si abbracciarono e si baciarono. All'inizio lentamente, poi con più passione come se volessero mangiarsi, giocando con le lingue facendo aderire i corpi. Si fermarono per riprendere fiato, appoggiarono la fronte l'uno sopra l'altra e poi si guardarono in silenzio. Fu Sergio ad interrompere il momento "Come stai?" "Adesso bene. Mi dispiace che tu abbia aspettato." scosse la testa "Ho aspettato un anno, cosa vuoi che sia un mese?" "Non è stato semplice." "Lo immaginavo. Tranquilla, ora siete qui." "Ascolta... è probabile che Paula..." "Dormite voi in camera mia - si fermò un attimo - beh, nostra - sorrisero - io per stanotte, o quante notti serviranno, dormirò sul divano." "Sei sicuro?" "Certo. Nessun problema, deve ambientarsi." "Grazie amore." si diedero un bacio "Vuoi sfare la valigia?" "Sì... inizio dalla mia." andò a prendere la valigia e la portò in camera, Sergio andò con lei. Raquel aprì la valigia "Questa è tua. Lavata e stirata." gliela diede "Grazie." Sergio sorrise, prese la camicia e la mise a posto "Scusa, non volevo sembrare pietosa chiedendotela e allo stesso tempo avevo bisogno di qualcosa con il tuo profumo." "Non preoccuparti. - sorrise, Sergio buttò gli occhi sulla valigia - E quei CD?" "Van Morrison. - Sergio la guardò con un'espressione perplessa - Non conosci Van Morrison." "Eh... dovrei?" "È un cantautore, polistrumentista e paroliere nordirlandese, è considerato uno dei più grandi ed è famoso in tutto il mondo." "Mh... no." "Beh... - Raquel gli mise le braccia intorno al collo - direi che... ho qualcosa da insegnarle anch'io, Professore." "A quanto pare... Ispettrice." risero e si baciarono.

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