panic

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La porta sbatté con un tonfo sordo.

Jisung aveva gli occhi fissi su di essa, come se continuando a guardarla la sagoma di Minho potesse riapparire da un momento all'altro davanti all'ingresso.

"Non ci credo. Non ci posso proprio credere. Un casino del genere e quello stronzo prende e se ne va così, senza dire nemmeno una parola." sputò fuori il ragazzo. Era rimasto pietrificato dal gesto del maggiore. Non riusciva a metabolizzare il fatto che lo avesse lasciato lì così, nel bel mezzo di una crisi isterica per una situazione che oltretutto riguardava entrambi.

Riprese a camminare in maniera furiosa nel salotto, gli occhi che cominciavano ad ospitare un paio di lacrime e gli altri che non sapevano bene cosa fare o dire. Di solito, strano ma vero, tra tutti loro era Minho quello che aveva sempre un occhio di riguardo per Han e che riusciva sempre a calmarlo, in ogni situazione. Era questo infatti a rendere il gesto del ballerino ancora più difficile da capire agli occhi di Han, ma anche per i suoi compagni. 

La corsa di Jisung venne fermata di scatto da due mani che lo afferrarono alle braccia. All'inizio si sentì disorientato, poi queste lo girarono e subito vide il volto di Felix poco distante dal suo. 

"Han stammi a sentire, ora devi cercare di calmarti okay? Non è facile e lo so, ma vedi che troviamo una soluzione. Non preoccuparti per Minho, magari anche lui ha solo bisogno di prendere una boccata d'aria. Cerca di respirare." 

Non se ne era effettivamente reso conto, ma da quando il più grande aveva abbandonato l'appartamento aveva cominciato a respirare in maniera irregolare, affannosa. Continuò a guardare negli occhi il suo amico, che ancora lo teneva, e piano piano insieme a lui cominciò a rallentare i respiri, cercando di immettere più aria possibile nei polmoni per poi rilasciarla lentamente. 

Il biondo, appena vide che Jisung riprese a respirare regolarmente, allentò la presa sul suo corpo fino a lasciarlo libero di nuovo di muoversi, facendo ricadere il suo braccio destro lungo il fianco ma tenendo la mano sinistra sulla spalla del più grande.

"Va un pochino meglio? Ti va di andare in camera da letto, così magari ti stendi un po' e ti rilassi?"

"Si, credo che sia meglio." 

Non lo ammise ad alta voce, ma cominciava a fare molta fatica a restare in piedi. Probabilmente sdraiarsi un po' nel letto gli avrebbe fatto bene. La botta improvvisa di panico che aveva provato gli aveva fatto venire un incredibile giramento di testa.

Il leader si fece avanti, rivolgendosi all'altro australiano. 

"Felix accompagnalo in camera e stagli vicino, io vado a cercare Minho. Credo di sapere dove trovarlo. Al mio ritorno poi ci mettiamo con calma e cerchiamo una soluzione a tutta la faccenda, magari vediamo anche i manager che dicono. E' strano che ancora non abbiano chiamato." l'ultima frase parve quasi diretta a sé stesso, ma poi riprese di nuovo a rivolgersi a Felix, raccomandandogli di aiutare Jisung e di non creare altri casini in sua assenza.

"Certo hyung, non ti preoccupare ci pensiamo noi." rispose prontamente il biondo, coinvolgendo nelle sue parole anche gli altri ragazzi nel salotto, che annuirono in risposta a Chan e in accordo con quello che aveva detto Felix. Avvolgendo le spalle di Jisung cominciò a guidarlo verso la sua camera. 

Chan attese ancora qualche attimo, senza staccare gli occhi dai due che si allontanavano. Appena furono spariti dietro il corridoio guardò il resto dei ragazzi, fece loro un cenno e poi uscì di casa.

Nel frattempo Felix e Jisung erano arrivati in camera del più grande e il biondo lo aveva accompagnato fino al suo letto, aiutandolo a stendersi. Poi prese la sedia accanto alla scrivania e la spostò al fianco del letto, per non dare fastidio a Jisung sedendosi sul materasso con lui.

The minsung dramaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora