CAPITOLO DUE

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Due persone non possono incontrarsi neanche un giorno prima di quando saranno mature per il loro incontro.


"La tua destinazione si trova sulla sinistra". Sono ufficialmente arrivata davanti casa Allan. Non faccio nemmeno in tempo a bussare al campanello che mi ritrovo nelle braccia di Aron. Decido di ricambiare anche io l'abbraccio, con le mani che mi tremano per l'emozione e gli occhi pieni di lacrime per la felicità. Da dietro la schiena ne ricevo un'altro, questa volta proveniente da Nash. Ricambio subito. Vorrei dargli un bacetto sulla guancia se non fosse che sono alti trenta centimetri in più rispetto a me. Dopo qualche momento mi invitano ad entrare nella loro "umile dimora" e cominciano a portare ciascuno di loro un mio bagaglio a testa. Per vergogna (dato che era un'ambiente nuovo ed estraneo), ho deciso di  portare con me solo due trolley ed uno zaino grande, che porto dietro la schiena. Un trolley l'ho riempito pieno zeppo di vestiti(per questo è diventato gigante), nell'altro invece ci ho messo delle scarpe, ed altre cose. Nello zaino ci sono oggetti fondamentali: album, libri e manga. Ieri ero ancora indecisa se portare con me l'album, però poi mi sono convinta pensando di non poter resistere un intero anno senza photocard. Qui, da come ho letto su internet, ci sono un sacco di negozi kpop, o quantomeno ci sono delle librerie fornite con album, quindi per me è come vivere in un paradiso. I manga invece li ho portati perché ero sicura che mi sarebbero serviti per colmare i momenti di noia oppure per leggere qualcosa di meno impegnativo prima di andare a dormire. Una scelta saggia;

Solo dopo essere entrata mi rendo conto della casa. Sapevo che Aron e Nash avevano dei genitori che facevano lavori importanti, però non credevo una roba fino a questi livelli (o forse sono io che sono nata con un 'insegnamento' diverso). Partiamo col dire che la casa ha due piani.

Ciò che da nell'occhio è il soffitto con travicelli color castagno. Il pavimento è caratterizzato da piastrelle colorate di un bianco candido. Alla destra dell'entrata mi ritrovo in un salone enorme, con al centro un caminetto dove attorno orbita un divano curvo color grigio gridellino. Dietro la parete dove è posto il caminetto troviamo tre porte che corrispondono, come mi ha Aron, ad un bagno, la stanza dove dormono loro ed uno sgabuzzino. Davanti all'ingresso c'è una piccola ( grande in realtà, tuttavia con dimensioni minori rispetto al salotto) sala pranzo, con un tavolo di legno, 4 sedie, e una piccola televisione posta sopra un mobiletto contenente dei piatti e bicchieri in vetro. Davanti alla tavola c'è un'apertura che conduce ad una cucina abbastanza grande, arredata solo con un frigo, dei fornelli ed una lavastoviglie. Tutte le pareti sono dello stesso colore, bianco. Proprio nella cucina c'è una finestra che dà come vista sul giardino. Nash mi incita ad uscire, dicendo che questa era proprio la sua parte preferita della casa, ed una volta lì fuori, rimango di stucco.

Il "giardinetto", come lo chiamavano loro, non era poi così piccolo, dato che accerchiava tutta la casa. Ci sono diverse piantine, di cui una di limoni e un'altra, più piccola, di ciliegie. Un altro piccolo tavolo è situato lì fuori, con affianco ad esso un'altalena sostenuta dalle travi stesse.

Sembro quasi meravigliata di questa casa però poi mi ricordo dell'espressione dei gemelli quando in videochiamata mi dissero che i loro genitori stavano lavorando (essendo entrambi ingegneri) ad una casa tutta per loro, dove sarebbero potuti andare a vivere per poter andare a scuola; Avevo già pensato di trascorrere le mie intere giornate seduta lì sopra per leggere oppure anche solo per ammirare tutta questa bellezza, fino a quando Aron interrompe i miei pensieri con un assordante battito di mani, dicendo che adesso dovevano dirmi una cosa.

Era tutto troppo bello per essere vero. Dov'era il tranello?

"Senti Lily... Prometti che se ti diciamo questo tu continuerai a rimanere calma?" inizia il fratello stupido.

"Certo. Perché mai dovrei perdere le staffe? Mi volevi dire che la casa non è vostra, vero?" dico io, anche se nella mia testa la battuta era un po' più divertente. Nessuno ride, anzi, entrambi sono severi. Un atteggiamento strano, essendo che di solito fanno costantemente battute.

"In realtà in questa casa adesso non saremo solo tutti e tre." Dice Nash, visto che Aron sembrava essersi ammutolito. "Conviviamo dall'inizio dell'anno con un nostro amico. È una persona okay. È molto simpatico, divertente, molto estroverso" Continua lui.

"Sì, molto estroverso, esatto" dice l'altro, ripetendo come un pappagallo.

Io continuo a fissarli, restando in silenzio.

"Pratica pallavolo con noi e, di conseguenza, lo conosciamo già da un bel pò. Abbiamo valutato la situazione e siamo arrivati alla conclusione che magari sareste andati d'accordo, sareste potuti diventare amici, sai. Mi farebbe, anzi, ci farebbe piacere se iniziassi a diventare amica dei nostri amici, così questo anno non lo trascorrerai solo assieme a noi. Non volevamo dirtelo prima che arrivassi, perché pensavamo che poi avresti cambiato idea, quindi abbiamo aspettato fino ad adesso; Per te va bene, no? Sei arrabbiata?" conclude Nash.

Nella mia testa stanno volando parolacce a manetta contro i due, però decido di tacere e di acconsentire.

"No, anzi, mi fa piacere che avete pensato anche a me, davvero, non dovevate" cerco di sembrare sincera "lui è qui oppure è fuori casa?" dico, cercando di non piangere per tutta la disperazione e la vergogna che ho in corpo.

"Sono qua."

Mi giro subito dopo aver udito quella voce profonda dietro le mie spalle. Sono costretta ad alzare la testa, tanto è alto. È addirittura più alto dei due gemelli. Rimango inbabolata, non sapendo cosa dire né tantomeno cosa fare in questa situazione.

"Sono Akira Rintaro. Piacere. Chiamami per cognome." mi dice lui, rivolgendomi un sorriso che sembra a tutti gli effetti provocatorio.

"Magari sono io che sto facendo diventare la situazione drastica. Magari è gentile, devo solo vederlo con occhi diversi." Dice dentro di me la mia parte fiduciosa.

"Magari ci hai visto bene ed è pure più stronzo di così." Dice la mia altra parte, quella realista che giudica i fatti, non vede le false speranze.

"Akira, smettila. Lily è gentile, cerca di esser.."

"Ah, ciao. Mi chiamo Lily." Interrompo Aron prima che dica qualcosa di filosofico ad Akira che mi metterà sicuramente a disagio.

Questo inclina la testa di lato ed inarca un sopracciglio come se avessi detto una stupidaggine.

Credevo che di solito le persone si dessero la mano dopo essersi conosciuti.

Mi sta provocando, okay, fa nulla.

"Magari in Giappone non fanno così, risulta scortese darsi la mano." Continua il mio cervello.

"Dunque" dice Nash, "Akira, che ne dici se fai vedere la stanza a Lily?"

"Aspetta, quale stanza?" dice Akira, quasi sconvolto.

"La stanza dove Lily dormirà da ora in poi. Su su, muoviti." Cala il silenzio.

I gemelli sorridono, noi invece rimaniamo paralizzati, tramortiti.

Può andare peggio di così? Improbabile. Però guardiamo il lato positivo. 

1. Mancano 365 giorni.

2. Non devo vederlo almeno la mattina, dato che andiamo di sicuro in classi diverse.

the beginning and the endDove le storie prendono vita. Scoprilo ora