DO YOU LOVE ME? : CAPITOLO DIECI

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L'amore è possesso perenne del bene.


Appena arrivati a destinazione, Akira si dirige immediatamente verso camera sua. Oggi mi è rimasto alla larga tutta la giornata: non che sia una cosa nuova, però gli altri giorni lo faceva in maniera meno spudorata, almeno.

Cammino verso il tavolo, con le gambe che ormai non reggono più, per riposarmi. C'è un quadernino aperto appoggiato lì: decido di leggere la prima pagina per vedere di chi fosse e osservo la scritta "Rintaro Akira. 2°A."

Mi dirigo verso le scale per consegnare il quaderno al diretto interessato e mi rendo conto che la sua camera è aperta. Entro dentro per vedere se c'era, però mi rendo conto che è vuota. È tutto così pulito ed ordinato, qui.

Sulla scrivania c'è una foto. Catturata dall'attenzione mi avvicino a grandi passi, non prima di controllare che fuori non ci sia nessuno. L'illustrazione mostra un bambino sdentato, che sorride verso la telecamera, con capelli corti e grandi occhi a mandorla: non c'è dubbio, è Akira. Poso il quadernino lì sopra e prendo la foto in mano per osservarla meglio. Era così carino, così felice. Giro il ritratto dall'altra parte e leggo "Rintaro Akira! Il bambino più gentile dell'intero mondo!".

Ammetto che questa frase mi stava per provocare una risata: lui, Akira, gentile? Il mondo è strano.

"Cosa stai facendo?"

La sua voce mi prende alla sprovvista. Ruoto la testa di scatto, portando la foto dietro la schiena per nasconderla: si trovava dietro di me. Da quanto tempo si trovava lì e mi stava osservando? Come ho fatto a non sentirlo?

"Mi sembrava di essere stato chiaro, no? Puoi fare tutto, basta che mi stai lontano; Dimmi, perché sei qui?"

"Io..." ingoio il nodo che avevo in gola e comincio a parlare "avevo trovato sul tavolo quel quadernino e avevo pensato di portartelo. Credevo che ti trovavi nella tua stanza, così sono entrata: quando ho visto che non c'eri, ho posato l'oggetto li. Me ne stavo andando, Giuro, no c'è altro."

Lo guardo con occhi carichi di angoscia. Non mi aspettavo di trovarmelo dietro all'improvviso.

"Quindi questo pensi ti giustifichi dall'aver invaso la mia privacy vedendo mie foto? Dammela, muoviti, prima che perda le staffe."

Comincia ad avanzare verso di me, sempre più velocemente, fin quando non mi ritrovo con le spalle al muro.

Un sibilo mi esce dalle labbra.

"Non so di cosa tu stia parlando, davvero."

Si avvicina al mio orecchio e mi sussurra semplicemente "dammi quella foto, ora."

Faccio come mi ha detto e lo vedo allontanarsi da me.

"Fuori, muoviti."

Comincio ad uscire a passo svelto;  Prima di varcare la soglia mi dice "ah, cerca di non farti trovare un'altra volta in camera mia, se non vuoi problemi. La prossima volta trova delle bugie più convincenti, mi raccomando. Stammi lontano, Elicriso."

Mi chiudo nella mia stanza e ci rimango per ore;

 Sto cercando di studiare quello che oggi il professore di fisica ha spiegato, con scarsi risultati: i miei pensieri mi assillano, non riesco a togliermi dalla testa l'espressione di Akira quando mi ha visto. Perché si è arrabbiato così tanto? Aveva paura che lo deridevo? Non l'avrei mai fatto, per giunta.

Mi alzo per prendere il quaderno che avevo nello zaino e comincio a fare dei riassunti della spiegazione. Dopo tre ore ho finito di studiare;

"Oi Lily! Come va? Hai finito di studiare?? Prima stavamo parlando con Akira, io e Nash, e ci ha detto che tu e lui state andando molto d'accordo: mi fa piacere, sai!"

Ah. Beh, se minacciarmi per lui è "andare molto d'accordo", allora si, possiamo definirci grandi amici.

Mi sta prendendo in giro, ci posso scommettere.

"Si. Abbiamo un sacco di cose in comune! Cos'altro ti ha detto?" Cerco di estrapolargli più informazioni possibili, così da poter capire a che gioco sta giocando.

"Uhmm...Mi ha detto che parlate molto spesso, che gli hai chiesto consigli su qualche materia e lui ti ha aiutato.."

"Ah si si, come dimenticarlo." Certo che è bravo a mentire. Aron se l'è bevuta di brutto, non ha dubitato neanche un'istante delle sue parole.

"Cosa stai studiando? Fisica? Sei riuscita a capirla?"

"Diciamo...Ho studiato, si, però non so applicare la teoria."

"Ohh! Ho trovato!" Esce dalla stanza con un sorriso a 32 denti e comincia a bussare rumorosamente alla porta di Akira.

"Akira! Akira! Apri, devo chiederti una cosa!"

"Aspetta, cosa? Aron, cosa stai.." chiedo preoccupata, prima che l'interpellato non esce dalla stanza chiedendo

"Cosa? Che ti serve?"

"Lily ha delle difficoltà in fisica: tu sei un mostro in queste materie! Perché non le dai una mano, visto che non hai nulla da fare? Tanto l'avevi già aiutata in precedenza, oppure mi sbaglio?"

"Certo." Dice solo, con un sorriso malizioso che si disegna sul suo volto. "Sono lieto di poterla aiutare. Ti dispiace?"

"Ah..Sai che in realtà adesso mi sembra di averla capita? Era così semplice...ero io che non mi impegnavo abbastanza! Figurati, non voglio arrecarti ulteriore disturbo: puoi stare tranquillo."

"Ma dai! Akira, muoviti, dalle una mano! Sta mentendo. Sapevi che Lily quando mente tende ad andare in confusione?? La conosco fin troppo bene! Muoviti, entra!"

"Davvero? Buono a sapersi."

Con un colpo alla schiena Aron lo spinge dentro la mia camera e si chiude la porta alle spalle.

E adesso cosa mi invento? Ammetto di non saper fare nulla, però ho troppa vergogna di chiedergli una mano. Allo stesso tempo, però, non voglio essere la prima a prendere un'insufficienza.

Vedo l'asiatico prendere un'altra sedia, che era depositata vicino la scrivania, e prendere posto a qualche centimetro di distanza da me.

Prende il libro aperto dalle mie mani e comincia a sfogliare le prime pagine per vedere che argomento stessi studiando.

"Fai come se fossi a casa tua, figurati." borbotto silenziosamente.

"Quindi? Cos'è che non sai fare?"

Ero tentata dal rispondere "nulla, non ci capisco un cazzo", però mi sono limitata a dire "non so risolvere i problemi con i vettori."

Annuisce in maniera distratta;

Dopo un paio di ore di spiegazione e di esercizi, mi è tutto chiaro. Sono stanca morta: in testa ormai mi frullano solo vettori, moduli, direzioni, versi, grandezze scalari. Il mio neurone, ancora vivo dopo tutto questo, chiede pietà poiché è divenuto stremato.

"Hai capito adesso?"

"Si. Davvero, grazie: scusa per il disturbo. Fosse stato per me, non ti avrei mai chiesto di darmi una mano."

Si limita ad osservarmi negli occhi senza dire una parola. Dopo qualche secondo si alza e se ne va.

Gli sono grata, davvero: se non fosse stato per lui, a quest'ora starei singhiozzando nella speranza di capirci qualcosa di questo inferno.

Decido di ripassare un'ultima volta, seduta sul letto.

Sono quasi le ventidue: il sonno mi divora e inizio a dormire. 

the beginning and the endDove le storie prendono vita. Scoprilo ora