Capitolo 29

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Era calato il sole ed Estelle si era lavata e messa i vestiti che qualcuno le aveva lasciato sul letto. Aveva impiegato tutto il giorno per ritornare alla realtà e forse non era stato un bene perché si sentiva malissimo fisicamente.

Le faceva male la testa e aveva la nausea, così si era seduta in un angolo del letto, le ginocchia tirate contro il petto, e aveva respirato fino a ritrovare se stessa, solo che si era ritrovata in condizioni pessime.

Due tocchi alla porta la fecero sobbalzare. Doveva essere la ragazza di prima, Hazel, che si accertava del suo stato, oppure era lì perché avevano  trovato Millicent.

Si alzò senza fare movimenti bruschi e si sistemò i capelli alla meglio. «Avanti!»
Solo che la testa bionda che fece capolino dalla porta non era quella di Hazel, la tonalità di quelle ciocche non era miele, ma oro.
Era il ragazzo con gli occhi dorati.
Entrò cauto e lasciò la porta aperta. «Stavi riposando? Ti ho disturbata?» infilò le mani nelle tasche posteriori e non si mosse da lì.
«No, non preoccuparti. Non riuscivo a dormire comunque.»

Lui annuì. Era alto e snello e il suo viso era molto bello; non il tipo di bellezza ordinaria che aveva il principe, era più una bellezza rara dovuta al colore peculiare delle sue iridi. In quella Casa avevano tutti degli occhi strani.

Il ragazzo abbassò lo sguardo e dondolò sui talloni; Estelle riconobbe quell'atteggiamento e le vennero le vertigini. Il mago era turbato, forse addirittura tormentato, e stava per andarsene.

Certo. Perché lei aveva avuto un crollo e si era mostrata debole.
Ora lui avrebbe cercato di proteggerla, come Caleb gli aveva chiesto di fare, le avrebbe raccontato una menzogna e se ne sarebbe andato chiudendola fuori dai problemi, lontana dalla verità. Come facevano tutti quanti ripetendo le battute del solito copione.

«Ascolta, Estelle, sarò sincero con te, perché se fossi nei tuoi panni vorrei sapere la verità» sbottò lui d'un tratto.
Estelle piegò la testa.
Ecco, questo proprio non se lo aspettava.
Ma se il ragazzo era tormentato e voleva essere sincero, allora voleva dire che Mills...

«Tutti quelli che abbiamo portato in salvo sono tornati alle loro case e tua sorella non era tra loro.»
No.
No. No. No. Non poteva essere.

La nausea le strizzò lo stomaco in una morsa impietosa e la bile le risalì in gola.
Il mago fremette. «I deceduti sono stati riconosciuti e tua sorella non era nemmeno tra quelli.»

Oh. Dei!
Non si sentì sollevata, ma il cambiamento d'umore improvviso dalla disperazione alla speranza le peggiorò la nausea.

«Forse è scappata quando ha sentito gli scoppi, ti avrà cercata quando io ti avevo già portata via» il tono rammaricato del ragazzo le fece tremare le gambe.
Ma non era colpa sua se le due non si erano trovate, Millicent era scomparsa già prima. Doveva dirglielo, a qualunque costo, perché il prezzo della sua bocca chiusa l'avevano pagato tutte le persone innocenti nelle cucine e quelle indifese negli altri settori del castello.

«Non abbiamo trovato nemmeno la principessa, forse sono insieme, sono amiche, no?»
Strano modo di descrivere il rapporto tra una nobile e la sua attendente. Però il ragazzo poteva avere ragione, oppure...
Oh. No.

E se avessero costretto Mills a rapire Laretha? O se avessero ingannato entrambe? E se...
Se. Se. Se. Tutti quei se non andavano bene e non era bello dubitare di sua sorella. Giusto?
Estelle era una persona pessima. Chi avrebbe mai dubitato del proprio sangue?

Sangue. Il sangue di tutti quei bambini...

Lo stomaco decise che non ne poteva più di tutta quell'ansia e delle immagini raccapriccianti.

Nethereal, Vol.1 - La Casa della MagiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora