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La casa era silenziosa. Silenziosa come quando tutti dormono di notte, con l'unica differenza che era un silenzio tetro, cupo. Il sole si era a malapena fatto vedere ma nonostante questo l'aria era estremamente pesante per essere inverno.

Fu la voce di Haylee a rompere il silenzio. Una voce stanca, rassegnata.

"Non credi che abbia già sopportato troppo, per oggi?" Sussurrò, con la voce piccola piccola, ricordando a Noah quella di una bambina indifesa.

Lui le poggiò una mano sul ginocchio nudo, facendosi guardare. Era assurdo come volesse sempre i suoi occhi addosso. La voleva sempre vicina, voleva tutte le sue attenzioni.

"La prima volta che ti ho vista non è stata nella cucina di Daphne... ti avevo già vista, tempo fa... non te l'ho mai detto."

Cercò di leggere la sua reazione nei lineamenti delicati del suo viso, sul quale passarono una serie di emozioni anche se la confusione era quella a fare da padrona.

"Avevi addosso una camicia a righe sottili..." continuò, ripercorrendo quel ricordo come se lo stesse vivendo in quel momento.

"Bianca e blu..." concluse lei al suo posto. Se lo ricordava perché il primo giorno di lezioni avrebbe voluto fare una bella impressione. Aveva cambiato le combinazioni di vestiti circa un milione di volte. Alla fine, aveva optato per una camicia oversize a righe bianche e blu che non aveva più indossato da quel momento.

Noah annuì, sfiorandole delicatamente il viso con il dorso delle dita: non riusciva a crederci che fosse davvero sua.

"Non ho avuto il coraggio di venire a parlarti, così... ho... chiesto a Daphne."

Haylee inarcò le sopracciglia, sconvolta: lei e Daphne erano diventate amiche a causa di Noah?

"Ti ha invitata ad una festa..." Proseguì. Adesso stava guardando la foto di Daphne ed Haylee appesa sulla parete color crema: era di qualche anno prima.

"Lo ha fatto."

"Quella sera però non sono venuto," disse ancora, fissando un punto indefinito davanti a sé, "avevo il colloqui per Harvard... però Daphne ci è venuta e..."

"Ed è diventata la mia migliore amica."

Noah annuì ancora, prendendosi poi qualche istante per riflettere su cosa avrebbe detto "sai qual è la cosa strana?"

Haylee scosse la testa.

"Che tutte le volte in cui sono tornato a New York, tu non c'eri: eri in Florida da tua madre, poi sei andata..."

"A lavorare nei campi estivi, per due anni di seguito." Lo interruppe lei.

Noah poggiò la fronte contro la sua "non ho smesso di pensarti, sai? Eri sempre in un angolino della mia testa... mi sono sempre chiesto come sarebbe stato, se fossi venuto lì quel giorno."

Haylee si strinse ancora di più a lui e lui avvolse le braccia attorno al suo corpo: era così stanca da non avere nemmeno la forza di formulare un pensiero concreto. Voleva solo che lui la stringesse a lei, e così fece, senza dire niente.

*

Ad Haylee era salita la febbre. Sicuramente stava già male ma quella giornata non era stata particolarmente clemente con lei. Adesso stava tremando come una foglia sotto le coperte. Accanto a lei, Noah era poggiato contro la testiera del letto e la guardava dormire, sfiorandole di tanto le gote arrossate. Prese un'altra coperta dal comò e gliela poggiò sulle spalle, nel tentativo di darle un po' di calore. Sospirò frustrato, passandosi una mano tra i capelli: detestava vederla stare male.

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