Capitolo 2

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Il mistero della famiglia Loghenberg è diventato il mio pallino fisso per l'intera giornata, cosa si celava dietro tutta questa vicenda? Il delitto era stato compiuto per invidia? Denaro? E quei bambini? Che fine avevano fatto?

Certo, non sono una detective, non è compito mio fare luce su questo mistero, ma come potevo non essere curiosa?

Sbuffo e nel mentre cerco tra i documenti a mia disposizione qualcosa di utile per sistemare la questione della successione.

Teoricamente, seguendo la legge quando si verificano casi del genere o semplicemente non si hanno eredi, allora il tutto diventa proprietà dello stato ma qui la situazione è molto più complicata perché nel corso degli anni sono emersi diversi testamenti o eredi secondari che reclamavano una parte dell'immensa proprietà dei Loghenberd, solo che molti sono stati smascherati come impostori, altri invece, mostravano testamenti fasulli.

Le perizia calligrafica da effettuare sui molteplici testamenti è effettivamente una pratica che richiede tanto tempo, quindi in un certo senso sono anche bloccata sul da farsi se non ho dei riscontri da consultare.

Mi alzo dalla sedia girevole scura e il rumore dei mie tacchi viene amplificato dall'acustica della stanza.

Leggo il documento chi ho in mano più e più volte facendo avanti e dietro per tutto il diametro della stanza, ma mi distraggo ogni volta a causa del rumore insistente che proviene dall'ufficio accanto al mio, pertanto sono ricostretta a leggere e rileggere più volte le stesse righe senza capire effettivamente cosa ci sia scritto.

Sento i nervi a fiori di pelle, e sbottono leggermente i primi bottoni della camicetta bianca che indosso e mi passo una mano tra i capelli spostandoli qua e là in preda al nervosismo.
I rumori continuano insistenti e la mia pazienza poco esistente è ormai al limite, so che sto per scoppiare, così lascio i fogli sulla scrivania e prendo il cellulare inserendo nella tasca posteriore del pantalone nero.

Uscendo dal mio ufficio mi imbatto subito nello sguardo di Lucas, già fisso su di me dall'esatto momento in cui ho aperto la porta.

Sento i suoi occhi chiari che mi scrutano dalla testa ai piedi aspettando la mia prossima mossa, occhi che mi guardano con troppa sfacciataggine rispetto ai modi di fare che mi aveva rivolto in precedenza.

Gli rivolgo un sorrisino di circostanza che è pronto a ricambiare, le sue gote si arrossano leggermente e le labbra si piegano timide, nonostante ciò, i suoi occhi sono ancora fermi sulla mia figura, curiosi, languidi, quasi intenti a bucarmi la pelle, occhi che non mi perdono di vista neanche per un millesimo di secondo e neanche nel momento in cui mi giro dandogli le spalle per chiudere la porta del mio ufficio; quasi comincio a tremare sotto la pressione del suo sguardo.

"Ho bisogno di consultare l'archivio" sono ancora girata di spalle, ma con la coda dell'occhio vedo Lucas sussultare, quasi come se si stesse risvegliando da uno stato di trans "Certo, dimmi pure cosa ti serve che te lo porto subito" non ho neanche il tempo di rispondergli che la porta dell'ufficio accanto al mio si apre e una donna bellissima ne esce ridacchiando.

Alta, capelli mogano, occhi scuri e molto truccati, una montatura spessa poggiata sul naso e vestita con una classica camicetta bianca e una gonna a tubino nera strettissima;

"Ciao amore alla prossima" lancia un'occhiolino rivolto a chiunque ci fosse all'interno della stanza e sistemandosi le pieghe della camicia va via, non degnando né me né Lucas di uno sguardo.

Le mie labbra si piegano in una smorfia di disgusto quando poco dopo questa donna compare un'altra figura che ormai non mi era poi così estranea.

I suoi capelli erano scompigliati e gli ricadevano sugli occhi scuri, la camicia bianca era quasi completamente aperta e stropicciata e il sorrisino malizioso come sempre stampato sul volto. Ora capisco cos'era tutto quel trambusto.

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