La fontana

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I giorni passarono da quel giorno, in quella discoteca e... da quel bacio.
Erano passate circa 14 settimane, quasi 4 mesi.
Io e Tom ci parlavamo tantissimo, e quando eravamo con gli altri, ci guardavamo tutto il tempo, limitandoci a tirarci sorrisi.
Non eravamo ancora fidanzati, ma... avevo capito da molto che VOLEVO stare con lui.

Non riuscivo a credere che finalmente stessi iniziando a vivere una vita da adolescente, e approposito, tra poco è il mio compleanno!!
Ma loro non lo sapevano, e io non volevo dirlo, non so perché.

Ma comunque, dopo tutti questi pensieri mi alzai dal letto, pronta per una giornata pesante.
I ragazzi stavano al piano di sotto a suonare per prepararsi ad un concerto, e sapete dove? In Italia!
In Italia avevo una villa, potevo ospitarli senza problemi. E finalmente avrei ricevuto anche tutte quelle richieste di foto e autografi.

Con un sorriso mi recai da loro, mentre ero ancora in pigiama.
Appena finirono la canzone feci un'applauso a tutti loro entrando nella stanza che loro avevano organizzato apposta per la musica.
"Ehi Ada! Buongiorno" disse Gustav.
"Ciao ragazzi... allora ancora dovete fare colazione o l'avete fatta senza di me?"
"No, ma ti stavamo aspettando... ti prego cucina qualcosa" disse Bill, con un filo di voce.
"Esatto, prima Bill ha fatto dei pancake, sono tutti stati bruciati" continuó Georg.
Io scoppiai a ridere per poi andare in cucina a prepararne altri, e nel mentre mi godevo la musica che facevano nell'altra stanza.

Dopo qualche minuto tornai da loro a chiamarli, aspettando però che finissero la canzone.

Intanto io ero appoggiata alla porta, loro erano girati di spalle, quindi non riuscirono a vedermi, ma appena finirono la canzone applaudii.
"Oh, è pr-"
"Sí, è pronto" dissi interrompendo Gustav.
Tutti uscirono dalla stanza, e rimanemmo solo io e Tom, che posava la sua chitarra.
"Anche tu scemo, vai a mangiarne qualcuno"
Lui si girò dandomi un occhiata sorridendomi, e una volta posata la chitarra mi prese per mano portandomi in cucina. Ci sedemmo vicini ed iniziammo a parlare tutti quanti.
"Allora è deciso, stiamo a Roma per una settimana?" chiese Tom.
"Settimana? Avevamo detto un mese!" continuò Bill.
"Ah giusto... scusate ancora devo svegliarmi" continuó Tom strofinandosi gli occhi mentre mangiava.

...

Dopo che tutti finissero, io rimasi di sotto per lavare i piatti, quando sentii una telefonata dal mio telefono.
Mi asciugai le mani e presi il telefono rispondendo alla chiamata.
"Pronto? Chi è?" domandai.
"Pronto, sei tu Ada?"
"Sí...? Chi è lei?"
"Ada ma non mi ricordi? Ero... la tua migliore amica Beatrice... mi chiamavi sempre Beta"
"Oh... sí, e non siamo migliori amiche, e penso mai lo siamo state"
"Lo so, mi spiace per quello che ho fatto... ma perfavore perdonami"
"PERDONARTI?!" gridai, ma quando realizzai che non stessi da sola a casa, mi calmai.
"Mi hai tradita più volte, ti ho sempre perdonata ma tu hai continuato a farlo, a parlarmi dietro le spalle, a dire cazzate su di me... hai rovinato quasi la mia carriera bastarda. Come ti aspetti di avere il mio perdono?"
"Ada... ho detto che mi dispiace.. i-io-"
"Non ti dispiace un cazzo Beatrice, MI FAI SCHIFO TROIA DI MERDA!" dissi alzando dinuovo la voce per poi chiudere la chiamata.
Uscii dalla villa e andai alla fontana, scoppiando a piangere.
Mi appoggiai ad essa con il viso coperto dalle mie mani, facendo fatica a restare anche in piedi.
Passò neanche un minuto, che però, ricevetti un'abbraccio.
Sapevo chi fosse, ma non mi mossi dalla posizione in cui ero.
Lui mi abbracciava da dietro mentre io mi asciugavo le lacrime.
"Ehi... ho sentito tutto.. mi dispiace Ada... non te lo meriti." disse lui a bassa voce, per poi staccarsi da me. Io mi girai, in davvero pessime condizioni, ma lo guardai negli occhi.
"Non mi va d-di parlare ora... scusa Tom."
"Allora ti farò compagnia, senza parlare." rispose lui, mentre mi sorrideva.

Poi mi prese le mani, accarezzandole con i pollici. Restammo a guardarci negli occhi per qualche altro secondo, ma quando ci stavamo avvicinando per baciarci, Georg ci interruppe.
"Che cazzo erano quelle urla?!" gridò Georg dalla finestra che si affacciava a tutto il giardino.
Noi due ci staccammo subito guardandolo.
"Niente, lascia stare!" rispose Tom con lo stesso tono di voce.

Lui fece spallucce e rientrò in camera sua chiudendo la finestra.


scusate per il capitolo corto, ma inizierò subito a scrivere l'altro capitolo, volevo solo fare uno skip time fino al viaggio in Italia!

Running through the MoonsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora