Francesca ci guarda, uno sguardo strano, ironico a volte e affettuoso, troppo attento a tratti. Comunque, è esattamente come il giorno prima: ha le guance rosee e gli occhi luminosi, sembra perfettamente presente a se stessa. Si è stufata da un pezzo di tingersi i capelli del suo colore biondo naturale; ora li lascia crescere bianchi, luminosissimi, con un taglio giovanile che la rende proprio bella, come un elfo della Terra di Mezzo.
Nel mio periodo jeans e maglione norvegese la mia mamma diceva sempre: "Guarda Francesca com'è bella"; traduzione: vedi come sa rendersi carina, come si pettina bene, che begli abiti femminili indossa e ogni possibile apprezzamento positivo si potesse dire sull'argomento; corollario: invece tu... e qui si può immaginare.
Se Francesca fosse stata male o malissimo sarebbe forse stato più facile accettare la realtà, anche se poi non è così vero. No, credo che non avrei accettato lo stesso un bel niente. Non puoi separarti facilmente da una persona che è parte di te. Tutti i nostri discorsi sul fatto che chi muore non se ne va mai davvero, che esiste un mondo parallelo mescolato col nostro ma che gli occhi non possono vedere, forse non funzionano per davvero. E Paolo, allora? Dov'è?
Quante persone, durante la mia vita, avevo viste ammalate di tumore? Quasi tutte quelle che erano morte. Mi sembra che non esista al mondo altro modo per andarsene, a parte gli incidenti d'auto. Lo so benissimo che non è esattamente così, ci sono statistiche, studi e numeri... ma gli altri non sono Francesca, non lo sono le cifre e gli articoli di giornale...
"Hai bisogno che ti porti qualcosa da casa?"
"Ma no, non mi viene in mente nulla. Guarda, Antonio si è anche ricordato del libro, oggi dai ragazzi mi faccio portare il mio lettore Mp3 quindi la parte artistico-culturale è salva – ride – e poi figurati, per una settimana..."
"Già, sette giorni non son molti, in effetti" alzo lo sguardo su Antonio che mi sorride storto, facendomi impercettibilmente segno di no con la testa. Stupida allusione, cosa mai sto dicendo?
Altro momento di baci e abbracci, risatine soffocate, scherzi in un codice che solo noi possiamo capire. E poi? Che cosa farò una volta uscita dall'ospedale? Andrò a casa? No, prima farò un giro. Ho bisogno di pensare.
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Prigionieri della Speranza
Ficción GeneralL'io narrante è una donna di mezza età, con i figli grandi. La sua vita è stata complicata ma piena di belle cose, che non dimentica e di cui è grata. La storia si svolge in una settimana, sette giorni che cambieranno di nuovo la sua vita. C'è un in...