Da quando Simone era tornato a vivere a casa con Manuel, non aveva ancora avuto la forza di tornare in quella casa che era stata teatro degli orrori di Alessandro, e recuperare le sue cose.
Aveva provato svariate volte ad andare, da solo, mentre Manuel era al lavoro, ma si bloccava sempre davanti a quel cancello, come se entrare potesse riportarlo a vivere quella vita che stava cercando di dimenticare.
Non aveva messo più piede lì dentro dal giorno in cui aveva deciso di denunciare Alessandro.
Aveva preso il minimo indispensabile, finendo, nel corso dei mesi, ad indossare sempre i soliti indumenti lavati più e più volte.
Un giorno di luglio, però, il caldo imperava, l’afa era così tanta da togliere il fiato e Simone prese dall’armadio gli abiti da indossare in quella giornata, consapevole che non avrebbe resistito a lungo con quel tessuto pesante addosso.
Manuel, accortosi dello sguardo smarrito di Simone, prese parola, con l’intento di comprendere cosa stesse accadendo a suo marito.
«Simò, me pari n’anima ‘n pena, che c’hai?
«Niente…» rispose Simone, ancora indeciso se dire a Manuel cosa lo stesse preoccupando.
«Seh, vabbè…m’o dici che c’è? Stai a cammina’ su e giù pe’ la stanza, c’hai fatto ‘a buca»
«Oggi fa molto caldo e…insomma…farà sempre più caldo, no?» si arrestò, in attesa di un cenno da parte di Manuel.
«E quindi?» chiese Manuel, confuso.
«Quando siamo andati a casa m-mia, io ho preso poche cose e ora che fa caldo non so cosa mettere e…»
«Voi anna’ a pija’ i vestiti? T’accompagno io, che problema ce sta?»Che problema ce sta?
In realtà non c’era nessun problema, perlomeno non che risaltasse agli occhi.
Il problema era che Simone aveva provato ad andare in quell’appartamento, senza riuscire ad entrare, tante di quelle volte che, ormai, reputava non fosse più possibile farcela.
E poi…e poi se fallisco di nuovo?
Davanti ai suoi occhi.
Davanti agli occhi di chi mi ha dato e, mi sta dando, tutto.
Lo deluderei e basta.
Lo deluderei come ho sempre fatto.
Finirei ad essere un peso più di quanto non lo sia già.«N-no Manu…non ti preoccupare, non fa niente» disse, con lo sguardo basso a fissare le ciabatte.
«Ma che stai a di’, amò, me preoccupo sì! Aspetta qua» rispose Manuel, alzandosi dal divano e spostandosi verso la stanza da letto.Quando Manuel tornò in salotto con, tra le mani, un paio di bermuda e una t-shirt bianca, Simone, dentro sé, si chiese il perché di quel gesto.
«C-cosa…?»
«Mettite questi e andiamo, dai, te staranno ‘n po’ piccoli, ma tanto se sbrigamo»
«Io n-non…non so se ce la faccio e se non r-»
«Se ‘n ce riesci» lo interruppe Manuel, «salgo io e te pijo qualcosa, me dici che te serve e ce penso io»Fu in quel momento che Simone ebbe la forza di dar voce ai suoi pensieri.
«Non è questo…non solo…non…non ti voglio deludere, vorrei farcela ma, al tempo stesso, ho paura di fallire, di rimanere immobile davanti a quel cancello, come succede…sempre»
Di quella sequela di informazioni, Manuel assimilò, in primis, quel sempre.
«Che vor di’ sempre, Simò?»
«Beh, ecco…io ho provato qualche volta ad andare mentre tu non c’eri…volevo…sembra una cosa così idiota da dire, ma volevo farcela da solo, volevo renderti fiero di me, volevo accoglierti a casa facendoti vedere che avevo portato tutte le mie cose qui, che ce l’avevo fatta»SI rabbuiò, Simone.
Non solo si era messo a nudo davanti a Manuel, ma l’aveva fatto anche passando per un completo idiota che non sa reagire.
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Vite in gioco: passato e futuro
FanficRaccolta di missing moment e OS sui momenti futuri di Simone e Manuel di "Vite in gioco".