Di vecchi cantanti e nuove canzoni

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«Manuel! Se non la smetti di mangiare i pop-corn direttamente dalla padella, io-»
«Tu, cosa? Che me fai?»
«Ti tappo la bocca a suon di baci»
«Così me istighi a continua’, ‘o sai, sì?»
«Sei proprio un cretino» rispose, scoccandogli un bacio sulle labbra.

Chiunque li avesse visti in quel momento, avrebbe stentato a credere che solo un anno prima, la situazione era totalmente l'opposto.

Eppure…

Eppure, con loro, in un certo senso, il destino era stato clemente.

Aveva regalato, a Simone, la presenza di Manuel nel momento più drammatico della sua vita.
Aveva regalato, a Manuel, la forza necessaria per stare accanto a Simone e aiutarlo ad uscire da quelle sabbie mobili.

Aveva restituito, a Simone, quel sorriso del quale Manuel si nutriva, ché mentre il mondo correva alla velocità della luce, gli occhi di Manuel erano fermi a fissare il suo, di mondo.

Il sorriso di Simone.

Quello che, a fatica, era riuscito a ritrovare e a tenere stampato sul suo viso per la maggior parte delle volte.

I momenti felici erano tornati a superare quelli tristi.

I sorrisi sinceri e spontanei avevano, prepotentemente, preso il posto delle lacrime, delle inarrestabili crisi di pianto.

Erano felici.

Erano tanto felici.

Anche se avevano paura di dirlo a voce alta più per scaramanzia che perché non lo fossero davvero.

Erano tanto felici anche quella sera che, seduti sul divano, abbracciati l'uno all'altro, intenti a vedere il Festival di Sanremo, il passato sembrava nient'altro che un brutto ma, soprattutto lontano, ricordo.

Ricordo che, inevitabilmente, tornò alla mente di Simone durante la presentazione di uno dei concorrenti: Mr. Rain.

Mr. Rain.

L’autore di quella canzone.

L'autore di quella che era la loro canzone.

La canzone con la quale Manuel si era fatto avanti per offrirgli il suo aiuto.
La canzone che, casualmente, risuonava in macchina il giorno in cui Manuel aveva aperto a Simone le porte della sua casa oltre che quelle del suo cuore.
La canzone con la quale Manuel aveva chiesto a Simone di sposarlo.

«Ti ricordi?» esordì Simone, senza distogliere lo sguardo dalla TV.
«Me potrei mai dimentica’ trecentocinquanta chilometri co’ ‘na benda sull’occhi, secondo te?» scherzò, ben sapendo a cosa si riferisse, invece, Simone.
«Era una sorpresa»
«Io continuo a considerallo ‘n tentativo de rapimento. So’ punti de vista»

Sbuffò scherzosamente, Simone, prima di riprendere parola e, verosimilmente, riaprire ferite.

«Non mi riferivo alla serata a Rimini, comunque. Pensavo alla prima volta in cui mi hai mandato il link di quella canzone, a dove stavo e…e a quello che è successo dopo»

Istintivamente, Manuel si trovò a stringere più forte Simone, che intanto giaceva accanto a lui con la testa poggiata sulla sua spalla.

«Dopo quella volta ce ne so’ state tante altre più belle e degne de nota» ribatté Manuel, desideroso di chiudere in fretta quel discorso ed evitare che Simone cadesse nello sconforto.
«Io non ti ho mai ringraziato per questo. Né per la prima volta, né per quelle successive»
«’N me devi ringrazia’ de niente, Simò»
«Invece sì – disse, spostando lo sguardo negli occhi di Manuel – Tu non sai quanta forza mi hai dato, quanto sia stato importante, per me, sapere che nonostante tutto, tu ci fossi. Quella prima volta è stata importante perché se tu non mi avessi mandato quel messaggio, probabilmente, io non ti avrei mai sentito vicino, non avrei mai avuto il coraggio di venire qui, di raccontarti tutto. Di lasciare che mi prendessi per mano e mi portassi fuori da tutto quello schifo. Se non mi avessi fatto capire che avrei potuto contare su di te, mi sarei spento molto prima, non avrei cercato, a volte anche fallendo, di lottare, non avrei trovato la forza di reagire e ora non saremmo qui, felici e insieme»
«È proprio perché semo felici e insieme che ‘n me devi ringrazia' de niente e ‘n serve torna’ su ‘r passato»
«Siamo felici, Manuel. Lo siamo davvero e non dobbiamo avere paura di parlare o di ricordare quello che è successo perché, nonostante faccia ancora tanto male, è anche grazie a quel passato se oggi siamo le persone che siamo, la coppia che siamo»

Attese qualche secondo prima di rispondere, Manuel, ancora frastornato da quella lezione di vita che Simone gli aveva dato.

Ché erano mesi che Manuel evitava in ogni modo di accennare a ciò che aveva vissuto Simone.

Lo vedeva felice e non voleva in nessun modo turbarlo con i ricordi.

E poi, forse egoisticamente, lo faceva anche un po' per sé stesso, ché il carico di quello che avevano affrontato era stato così pesante che, a volte, gli strascichi si facevano sentire anche per lui.

Invece Simone, sebbene, naturalmente, ancora ne soffrisse, gli stava offrendo un altro punto di vista.

«’N c'ho paura de parlanne. C'ho paura de fatte male, de fatte ricorda’ momenti che ‘n meritano de esse ricordati»
«Non pensi che sia peggio far finta che non sia successo nulla e che quel passato non esista? Alessandro e tutto quello che mi ha fatto, nella nostra vita, ci sono stati e questo, purtroppo, non si può cancellare. È normale che io voglia dimenticare quel periodo, ma ci sono state anche cose che mi hanno reso la persona che sono oggi e che mi hanno fatto capire chi è la persona che ho accanto. E di queste cose voglio continuare a farne tesoro. Io voglio dimenticare i lividi e il sapore del sangue in bocca, ma non voglio dimenticare che tu, su questo divano, di quei lividi, di quelle ferite, di me te ne sei preso cura. Non voglio dimenticare nulla di noi. E tu devi stare tranquillo – disse, poi, accarezzandogli una guancia – perché tu non potresti mai farmi del male»

Manuel non ebbe il coraggio di rispondere.

Non a parole, almeno.

Si limitò a ricambiare la carezza e a nascondere i suoi occhi lucidi a quelli di Simone.

Soltanto più tardi, quando, una volta finito di vedere la TV, entrambi abbandonarono il divano per andare a letto, Manuel ruppe il silenzio.

«So’ fiero de te. De come hai reagito e de come sei riuscito a riprendete. ‘N c'ho mai avuto dubbi su ‘r fatto che ce l’avresti fatta. A prescinde da quanto sarebbe stata dura, ho sempre saputo che ce l'avresti messa tutta»

Sorrise con lo sguardo basso, Simone, ché, al fatto che le belle parole avessero preso il posto degli insulti, ancora doveva abituarsi.

«Ce l’abbiamo fatta insieme, Manu»
«No. Io ce so’ stato, ‘n me so’ mai tirato indietro, ‘n voglio sminui’ niente, ma sei stato te a riprende in mano la vita tua, a sceglie de parla’ co’ Carmine e denuncia’ que ‘r pezzo de merda e de testimonia’ in tribunale»

Non ribatté, Simone, consapevole dell'importanza che, per Manuel, aveva sapere che lui avrebbe accettato di prendersi i meriti della felicità che stavano vivendo in quel momento.

Piuttosto lo strinse in un abbraccio prima di prendere la sua mano e stringergliela forte come, da un anno a quella parte, continuavano a fare.

E una volta a letto, quando Simone fu sicuro che Manuel si fosse addormentato, si alzò, staccò un foglio dal blocco degli appunti che giaceva su un mobile in corridoio e scrisse:

Non c’era nessuno intorno
però c’eri tu lo ricordo
mi hai curato quelle cicatrici che non può guarire nemmeno l’inchiostro

Piegò, poi, il bigliettino e lo posò sul comodino di Manuel, precisamente sopra il suo telefono.

Ché se non poteva fargli capire con parole sue la gratitudine che provava nei suoi confronti, l'unico modo per farlo, era prendere in prestito le parole di quel cantante che sembrava aver cucito la sua discografia addosso ai due ragazzi e dedicargli i versi di quella canzone che, seppur distratti dai loro discorsi, avevano ascoltato la sera prima.

E Manuel?

E Manuel, quando, l'indomani, lesse le parole su quel foglietto, non poté far altro che acquistare due biglietti per il concerto di Mr. Rain che si sarebbe tenuto a novembre a Roma, e poi inviare il file, contenente i biglietti, a Simone, aggiungendo come didascalia: così te le posso dedica’ tutte.














Un po' di fluff post prima serata di Sanremo.

Bacini.

Vostra,
Bibi 🤍

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